Il bisogno di concordia
Data: Domenica, 20 gennaio 2013 ore 05:00:00 CET
Argomento: Redazione


È appena passato un anno dalla tragedia della nave da crociera “Concordia” dove, a causa dell’incoscienza di un uomo, ben 32 persone in vacanza, hanno trovato una morte ingiusta e assurda. E ancora oggi, il relitto di quell’immensa nave, dopo aver provocato morte e disperazione, si trova ancora lì, incagliato di fronte all’isola del Giglio, nelle limpide acque del mar Tirreno, dove è avvenuto il disastro. Guardando la Tv, leggendo i giornali, e vedendo le immagini di quella nave inclinata, mi viene da pensare e fare delle similitudini tra quella nave condotta alla deriva e la “conduzione” dell’uomo, e di una collettività, dove non c’è “concordia”, e si va alla deriva, cioè all’abbandono totale senza speranza, né possibilità di salvezza alcuna.
Questo “andare alla deriva” può anche portare ad una situazione simile alla nave “Concordia”, incagliata, che ha toccato il fondo e non ha possibilità di liberarsi, ed inclinata, piegata, in una posizione di “sconfitta” di fronte al mare della “serenità”.
Volendo fare una similitudine con questi elementi della “Concordia”, mi accingo a fare una “introspezione” di come può trovarsi la vita di una persona e di una collettività.
Penso ai tanti giovani dei giorni d’oggi che, dopo aver fatto “esperienza” di “sballi”, si trovano nella stessa posizione di quella nave, incagliati, piegati e sconfitti dalla vita.
Lasciarsi andare verso una vita senza regole e senza valori, ci porta, inevitabilmente, alla deriva e al disastro.
Lo “sballo” di alcol, droghe, gioco d’azzardo, e altro, ci fa diventare “discordi”, cioè senza concordia, senza armonia, e ci trasporta, inesorabilmente, verso la tragedia e la catastrofe, in quanto avendo perso l’unità di sentimenti, di amor proprio, di volersi bene e voler bene chi ci circonda, siamo trasportati verso il fondo, verso la fine.
Questo vale sia per il singolo, ma anche per la collettività, che può trovarsi nelle stesse condizioni di sconfitta e di “default”…
In quella nave, in quei giorni, ognuno pensava a se stesso, a godersi quei momenti, ognuno era convinto di aver appagato il proprio desiderio, e di trovarsi, magari, in buone mani. Ma, ahimè, le cose precipitarono, all’improvviso, senza possibilità di “ritornare a galla”! Così nel nostro contesto sociale, ognuno si gode i propri desideri, appaga le proprie ambizioni, si cerca il “comandante Schettino” di turno, che possa guidare la propria “crociera” e risolvere i problemi di tutti, ma alla fine assistiamo al disastro economico e sociale e ci “inabissiamo”, fino a toccare il fondo.
Nella “conduzione di una vita”, e di una collettività, è necessario avere la concordia, avere gli stessi “unità d’intenti” per raggiungere senza “false manovre”, un porto sicuro…
Avere “l’unità di intenti”, non ci farà incagliare, non ci farà toccare il fondo, non ci farà piegare, né andare alla deriva, ma avere sempre una posizione “ottimale e vincente”.
Che possiamo fare tesoro dei tristi fatti che continuamente ci accadono intorno, e non ripetere gli errori e gli abbagli, ma camminare nel mare della vita con la “barra” sempre dritta ed equilibrata. Come ci esorta l’apostolo Pietro… ad  “essere sempre concordi” (Pietro, 1, 3: 8).

Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it





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