Lettera di un’insegnante precaria siciliana al segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani
Data: Sabato, 19 gennaio 2013 ore 07:00:00 CET
Argomento: Opinioni


Egregio on. Bersani,
la seguo con molta attenzione e al momento è l’unico fra i politici che mi ispira fiducia. Il nostro paese, inesorabilmente, va verso il declino e ora come non mai mi ritornano in mente le parole di mia nonna che definiva l’Italia “cucita cu ‘n filu d’ancimari”, che significa il filo che le donne usavano per preparare il tessuto alla cucitura, ma che non teneva unito il tessuto. E mia nonna, poveretta, non ha visto come siamo ridotti al giorno d’oggi! La politica dovrebbe essere ispirare da grandi “ideali” che, come ha detto Roberto Benigni, devono “dare” vita, cioè progresso, sviluppo, lavoro, cultura; adesso, invece, “crea” solo degrado e disgusto. Mi creda, non sopportiamo più tutto questo! Ma lei queste cose le sa bene! E spero che “un giorno”, le terrà in considerazione! I sacrifici devono partire dall’alto, e non dal basso, un padre non può chiedere delle rinunce ai figli, se poi lui stesso non rinuncia a qualcosa. Il 24 febbraio prossimo saremo tutti chiamati a scegliere, con il nostro voto, il nuovo governo del Paese. Il voto è una possibilità vera e reale di cambiare le cose, uno strumento di lotta che però, purtroppo, non tutti possiamo utilizzare. Le vorrei sottoporre un problema diffuso e sottovalutato: quello degli insegnanti precari che lavorano in regioni diverse dalle proprie. Mi creda siamo proprio tanti, basta guardare la cifra degli insegnanti precari che ogni anno si spostano per avere la possibilità di lavorare. Io, pur essendo siciliana, insegno come supplente in Veneto e sono molto grata a questa regione che pur non avendo ricevuto niente da me, mi dà lavoro. E il lavoro è vita, è dignità, è possibilità di sentirsi validi e attivi. Per le imminenti e importanti elezioni politiche, le comunico, però, che non posso votare, non posso esprimere il mio parere, non mi posso permettere il lusso di scendere in Sicilia perché il biglietto costa troppo, così perdo il mio sacrosanto diritto di voto. Le propongo, se possibile, di risolvere la questione, o facendo votare in loco, nella regione che ci ospita, essendo elezioni nazionali, o agevolandoci con biglietti scontati e a basso costo. Mi faccia sapere cosa intende fare. Noi, per intanto, continuiamo a scrivere e a gridare la nostra indignazione e sofferenza, forse scuoteremo “qualche” coscienza!
Grazie e distinti saluti.
Ins. Natalia Rizza





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