Arte e coscienza d'oggi, Pirandello
Data: Mercoledì, 16 gennaio 2013 ore 07:30:00 CET
Argomento: Redazione


Nel settembre del 1893 Pirandello pubblica  su La nazione letteraria di Firenze  un articolo intitolato Arte e coscienza d’oggi. Sono passati la bellezza di 120 anni da quella data, ma l’esame di coscienza  e le riflessioni fatte allora su alcuni punti relativi ai comportamenti della vita sociale dall’appena ventisettenne scrittore, in quell’articolo, risultano ancora essere di una struggente e impressionante attualità! O imperitura vitalità, e straordinaria preveggenza,  dei classici!  Ha ragione il poeta Luzi nel  dire che” i classici sono concrezioni di pensiero e di forma inattaccabili dal tempo, a cui è sempre possibile ricorrere come a depositi di sapienza”. In quel lontano 1893, Pirandello scrive: “In tutti noi, ove più ove meno, possono rinvenirsi  i segni …fisici e intellettuali della degenerazione!  [...] Ostentiamo intanto quasi tutti disprezzo per ogni  opinione tradizionale, come per mascherare il sordo scoraggiamento che è in fondo a noi tutti, e il presentimento di oscuri timori […..] Crollate le vecchie norme, non ancora sorte o almeno stabilite le nuove ; è naturale che il concetto della relatività di ogni cosa si sia talmente allargato in noi, da farci quasi del tutto perdere l’estimativa. Il campo è libero da ogni supposizione. L’intelletto ha acquistato una straordinaria mobilità. Nessuno più riesce a stabilirsi un punto di vista fermo e incrollabile…Non mai, credo, la vita nostra eticamente ed esteticamente fu più disgregata. Slegata, senz’alcun principio di dottrina e di fede…”.
Che  di più? Pirandello,  già a quel tempo, lamentava, tra le altre cose, un malessere storico ed esistenziale  che è, per buona parte, alla radice identico a quello che, mutatis mutandis,  lamentiamo noi a tutt’oggi : l’ipocrisia, che sta alla base dei rapporti del vivere sociale;  l’apparire che fa aggio sull’essere; le menzogne consapevolmente spudorate  della politica populistica, che, ammaliando, mirano strumentalmente a conciliare l’inconciliabile e a far credere l’incredibile; l’ateismo strisciante  che, paradossalmente,  si auto-definisce devoto, il relativismo etico e le degenerazioni morali e intellettuali in tutti i campi.
Che di più? Amen.

Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com





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