Scuola, il caos delle iscrizioni accorpamenti da rifare
Data: Sabato, 05 gennaio 2013 ore 09:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Famiglie
in difficoltà nella scelta dell’istituto a cui iscriversi - ROMA -
Oltre duemilaseicento scuole in meno in tutta Italia. Un tratto di
penna le ha cancellate, ora potrebbero tornare ad esistere. Sono le
scuole sacrificate per il cosiddetto dimensionamento, l’obbligo di
creare istituti con non meno di mille alunniper razionalizzare e
ridurre la spesa pubblica. Un provvedimento taglia-spese che non è
frutto del governo dei tecnici, ma che rientrava nella manovra
Tremonti-Gelmini (la Finanziaria del 2011). Un accorpamento tra
istituti che avrebbe comportato un risparmio nelle casse dello Stato di
172 milioni di euro.
LA SENTENZA
Ma una sentenza della Corte Costituzionale del giugno scorso (la 147)
ha dichiarato l’illegittimità di questo provvedimento: il Governo aveva
messo da parte le Regioni che pure hanno competenza in materia. E ora,
alla vigilia delle pre-iscrizioni alle scuole (che devono essere fatte
dal 21 gennaio al 28 febbraio e per la prima volta si potranno fare
solo on line per gli alunni delle prime classi), il caso degli
istituti-fantasma minaccia di provocare un caos amministrativo.
Mettendo in difficoltà le famiglie che si trovano adesso a scegliere
tra istituti e dirigenti che potrebbero cambiare completamente prima di
settembre. La riforma del dimensionamento voluta dal governo Berlusconi
è diventata effettiva da settembre con le regioni che hanno dovuto
applicare le nuove norme. Non senza polemiche in quanto i tagli sono
stati fatti su base numerica (il limite minimo dei mille alunni). E
proteste ci sono anche per i tagli al personale, in particolare per i
dirigenti scolastici e ai loro segretari.
LA CHIUSURA
La legge del 2011 ha portato alla chiusura di oltre 2.600 istituti
scolastici, circa il 25% del totale (ne sono rimasti 8.092). Un taglio
che ha pesato soprattutto per le scuole materne, elementari e medie che
spesso sono state accorpate quasi sempre in istituti comprensivi e con
numeri complessivi di alunni decisamente alti. Quasi la metà dei tagli
è al sud: in Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Ma anche il Lazio da
un anno all’altro ha 300 istituti in meno. Cinque regioni, però, si
sono rivolte alla Corte Costituzionale, che ha dato loro ragione. Il
governo Monti, che nel frattempo era subentrato, di fronte alla
sentenza è intervenuto prevedendo nel disegno di legge di stabilità,
presentato ad ottobre, una norma in cui preannunciava una nuova intesa
Stato-Regioni. Precisando che l’attuazione del dimensionamento valeva
soltanto per l’anno 2012/2013. Il disegno di legge poneva parametri
meno rigidi e che avrebbero permesso di «salvare» una scuola su due,
altrimenti destinata a scomparire o a fondersi con una più grande. Un
comma che accontentava tutti, Regioni e sindacati. Ma che è stato
stralciato al momento dell’approvazione della legge. «Non sappiamo i
motivi per cui il comma è stato stralciato – denuncia Marcello
Pacifico, presidente dell’Anief, associazione sindacale della scuola –.
Rischiamo che atti firmati da un dirigente non sono validi». L’Anief ha
presentato una diffida alle regioni. Altrimenti «sarà necessario
ripercorrere le vie giudiziarie».
Alessia Camplone
www.ilmessaggero.it
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