L’orario di lezione in Europa
Data: Martedì, 01 gennaio 2013 ore 08:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Un confronto con gli altri paesi europei può servire a smontare il pregiudizi secondo cui solo in Italia gli insegnanti lavorerebbero così poco. Un pregiudizio sparso in abbondanza dalla grande stampa in occasione dell’ipotesi, poi caduta, di innalzamento dell’orario di lezione degli insegnanti dalle canoniche 18 ore a 24 ore. Nelle settimane passate un fremito ha attraversato le scuole secondarie italiane: ha messo in allarme i docenti di queste scuole. L’ipotesi poi è fortunatamente caduta, ma non c’è dubbio che l’aver sollevato questa questione in un quadro di sacrifici che a tutti si chiede di fare da un lato non lascia dormire sonni tranquilli dall’altro riapre una annosa discussione. La cosa è tanto più difficile (per gli insegnanti) e complicata se si pensa che nell’immaginario collettivo delle famiglie italiane l’insegnante è ancora “quello che i loro figli vedono a scuola”, per le ore che l’hanno di fronte. Naturalmente tutti sanno, e gli insegnanti meglio di tutti, che le ore di lavoro di un insegnante non si riducono al frontale, alle ore di lezione, e che vanno considerate anche altre attività dalle riunioni collegiali alla correzione dei compiti, dalla preparazione delle lezioni al ricevimento parenti, agli scrutini ecc. ecc., ma per quanto si faccia e si dica non c’è dubbio che è difficile modificare l’immagine dell’insegnante che lavora solo mezza giornata. Se può servire di consolazione c’è da dire che questa immagine è diffusa in tutto il mondo a prescindere dal prestigio più o meno alto di cui la professione docente gode nei diversi paesi. Questo è un po’ l’esito della contraddizione fondamentale del lavoro dell’insegnante: ovunque si tratta di un lavoro che sta a metà tra quello di un professionista e quello di un dipendente, tra libertà ed esecutività, tra tempi propri e orari obbligati. Ma questa condizione universale dovrebbe anche far riflettere sul perché alcune condizioni come gli orari sono, se non identici, abbastanza analoghi in tutti i paesi sia nel rapporto tra i diversi ordini e gradi di scuola sia negli orari non così pieni come vorrebbero farli diventare alcuni ministri o alcuni giornalisti. Dunque se non bastasse l’elencazione di tutti i compiti non frontali a cui un insegnante è chiamato può venirci in aiuto la condizione internazionale di questa categoria: se la media degli orari non va oltre la ventina di ore in gran parte dei paesi una qualche ragione comune ci deve pur essere! Mal che vada, ciò servirà anche a smontare alcuni pregiudizi sparsi in abbondanza in questa occasione dalla grande stampa, secondo cui solo in Italia gli insegnanti lavorerebbero così poco.
Nella “vecchia” Europa a 15
Come al solito qui si prende in considerazione la parte di mondo più vicina e per ragioni politiche (e oggi ancor di più per ragioni economiche) più confrontabile: l’Unione Europea. Naturalmente valgono su ciò, e si vedrà leggendo (anche le note!), tutte le avvertenze del caso: una scuola europea non esiste, i paesi UE sono 27 ma i sistemi scolastici almeno 35, bisogna considerare che esistono sistemi con cicli primari più lunghi e cicli secondari superiori più brevi (il che cambia la consistenza e il peso degli orari, oltre che la distribuzione delle risorse umane ed economiche). E soprattutto bisogna considerare che esistono logiche diverse che ispirano l’organizzazione scolastica e di conseguenza anche la rappresentazione contrattuale (o statutaria, per i paesi dove non c’è la contrattazione) del lavoro docente, proprio per la contraddizione professionista-dipendente, di cui si è già detto, insita nel lavoro stesso: gli effetti di ciò sono i modelli di pressione lobbistica dominanti nel Sud europeo, quelli di tipo aziendale nel Nord e quelli di tipo commerciale nell’area britannico-fiamminga.
Ciò detto gli orari settimanali degli insegnanti dell’Unione Europea sono quelli che si possono leggere nelle tabelle 1 e 2.
Tabella 1 – L’orario settimanale di lezione degli insegnanti nell’Europa a 15. (Fonte Eurydice 2010)
NAZIONE    PRIMARIA    SEC.INF.    SEC.SUP.
Austria    17-18    17-18    18
Belgio (1)    18-23    18-20    17-20
Danimarca    18    20    19
Regno Unito (2)    (23)-32    (23)-32    (23)-32
Finlandia    24    18-24    16-23
Francia (3)    24+2+1    17-18    14-18
Grecia    21-24    16-21    16-21
Germania    18    20    19
Irlanda    23    22    22
Lussemburgo    23    21    21
Paesi Bassi (4)    (27)-40    (24)-40    (24)-40
Portogallo    25    22    20
Spagna (5)    25    18-21    18-21
Svezia (6)    (20)-31    (16)-31    (14)-31
MEDIA (Europa a 15)    22    19,5    19
La doppia numerazione deriva dal fatto che in Belgio esistono 3 amministrazioni scolastiche, una per ogni comunità linguistica, con proprie regole autonome, qui sono indicati il minimo e il massimo. Ufficialmente nel Regno Unito si calcola solo l’orario di presenza a scuola (32 ore), di questo tuttavia solo una parte è dedicato alle lezioni (circa 23 ore)
L’orario della primaria è costituito da 24 ore frontali su 4 giorni(lunedì, martedì, giovedì, venerdì) + 2 ore di recupero (sabato) + 1 ora conglobata, quello della secondaria superiore differisce tra docenti agregès (14) e certifiès (18). Nei Paesi Bassi si calcola ufficialmente solo l’orario complessivo contrattuale (40 ore), tra parentesi l’orario effettivamente dedicato alle lezioni. Nella secondaria spagnola esistono docenti laureati (a 18 ore settimanali) e diplomati (a 21 ore).
In Svezia si calcola ufficialmente solo l’orario di presenza a scuola (31 ore), tra parentesi l’orario effettivamente dedicato alle lezioni. Da questa tabella emerge una differenza non particolarmente pesante con gli orari europei che non solo smentisce l’accusa di “fannullismo” rivolta da certi ambienti ai docenti italiani, ma evidenzia l’esagerazione di chi pensava di “aggiustare la cosa” con ben sei (6!) ore aggiuntive. Nella primaria si è perfettamente in linea, nella secondaria inferiore la media della “vecchia” Europa a 15 è superiore di un’ora e mezza, nella secondaria superiore di un’ora. Facendo il confronto con una analoga ricerca svolta una decina di anni fa sugli stessi paesi, si può riscontrare un leggero appesantimento degli orari della secondaria superiore di meno di un’ora (ai tempi la media era 18 ore e un quarto) ma un deciso alleggerimento di quelli della primaria (la media era 23 ore e mezza) e della secondaria inferiore (20 ore). La qual cosa corrisponde, per esempio, alle notizie che negli ultimi 10 anni abbiamo avuto circa un appesantimento degli orari nella secondaria superiore tedesca (+1 ora) e alleggerimenti nella scuola media e professionale francese (da 20 a 18 ore).
Nell’Europa dell’Est
Né si può dire che l’allargamento dell’Unione soprattutto verso l’Est abbia cambiato questa situazione. La scuola dell’Europa Orientale o si muoveva sulle stesse lunghezze d’onda o si è prontamente adeguata. Come si può vedere dalla tabella 2 gli orari di lezione non differiscono molto da quelli dell’Europa occidentale, anzi sommati ne determinerebbero in media una leggera diminuzione.
Tabella 2 – Orario di lezione insegnanti del resto dell’Unione Europea. (Fonte Eurydice 2010)
NAZIONE    PRIMARIA    SEC. INF.    SEC. SUP
Bulgaria    12-17    23    24
Repubblica Ceca    17    17    16
Estonia    18-24    22    18-22
Cipro    19    18    18
Lettonia    21    21    21
Lituania    18    18    18
Ungheria    22    22    22
Malta    26    20    20
Polonia    14    14    14
Romania    16-18    16-18    16-18
Slovenia    16-17    16-17    14-15
Slovacchia    22-23    23    22
Ma, come si diceva, il lavoro del docente non si limita alle sole lezioni con gli alunni. La maggioranza dei contratti o degli stati giuridici dei docenti europei prende in considerazione questo fatto indicando uno spazio orario per altri compiti, per lo più definendolo sulla base dei tempi di lavoro “ universali” previsti in quel paese: 35 – 40 ore (tabella 4). Tolta la parte che definisce l’orario di lezione si tratta di un orario largamente figurativo e in buona parte lasciato alla gestione individuale del docente, a casa, per intenderci. Ma nella metà dei casi sono previste anche ore di permanenza a scuola o comunque di attività certificabili oltre l’orario di lezione, come dimostra la tabella 3.
Tabella 3 – Orario di permanenza a scuola (comprensivo delle ore di lezione). (Fonte Eurydice 2010)
NAZIONE    PRIMARIA    SEC. INF.    SEC. SUP.
Belgio    26*          
Germania    30    30    30
Grecia    30    30    30
Irlanda    28          
Lussemburgo    28    22    22
Portogallo    35    35    35
Finlandia    27    21-27    17-26
Spagna    30    30    30
Svezia    31    31    31
Regno Unito (tranne Scozia)    32    32    32
Malta    28    28    28
Lettonia    23    23    23
Cipro    30    30    30
(*) Solo nella scuola della Comunità fiamminga, nelle altre due comunità non sono ufficialmente previste ore di permanenza oltre la lezione.
Non hanno l’obbligo di permanenza a scuola oltre l’orario di lezione l’Austria, il Belgio (tranne la primaria fiamminga), la Francia, i Paesi Bassi, la Scozia, l’Irlanda (tranne la primaria) e tutta l’Europa Orientale (tranne la Lettonia). L’Italia ce l’ha (e lo sappiamo bene) con le 40 ore annue collegiali e le 40 di gestione dei consigli di classe ed inoltre per una parte non quantificata per le cosiddette attività connesse con l’insegnamento (ricevimento parenti, scrutini, sorveglianza ecc.) ma queste, se si escludono le 2 ore della scuola primaria, di solito non compaiono sulle schede internazionali, il che ha indotto in errore anche alcuni giornalisti in recenti articoli sull’argomento.
Tabella 4 – L’orario contrattuale o statutario ufficiale (comprensivo delle ore di lezione e di permanenza a scuola). (Fonte Eurydice 2010)
NAZIONI    ORE
Austria, Germania, Paesi Bassi, Svezia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovenia    40
Spagna    38
Danimarca    37
Lituania    36
Francia, Portogallo, Scozia, Estonia    35
Grecia, Cipro    30
Alcuni contratti o stati giuridici non contemplano questo tipo di descrizione: Malta, Finlandia, Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Italia stessa. In alcuni casi questa è prevista ma corrisponde esattamente alla parte da svolgere a scuola: Grecia, Cipro, Portogallo.
Vi è tuttavia un’altra parte di orario che va considerata ed è quella che rende più pesante l’orario annuo: l’articolazione dell’orario lungo tutto l’arco dell’anno scolastico perchè tutti i paesi hanno un calendario delle lezioni ed un più lungo spazio di attività scolastica, quello che per noi va dall’inizio alla fine delle cosiddette attività didattiche (1 settembre – 30 giugno), come si vede dalla tabella 5.
Tabella 5- Settimane di lezione e settimane di attività scolastica
NAZIONE    SETTIMANE
DI LEZIONE
SETTIMANE
DI ATTIVITA’
Belgio    37    37
Danimarca    40    47
Germania    40    46
Grecia    35    39
Spagna    37    41
Francia    36    36
Irlanda    37    37
Lussemburgo    36    36
Paesi Bassi    40    40
Austria    36    36
Portogallo    35    45
Finlandia    39    39
Svezia    38    39
Regno Unito    38    39
ITALIA    33    39
Quest’ultimo aspetto ha una sua importanza. Come si può vedere l’Italia con le sue 39 settimane di funzionamento non si discosta molto dagli altri paesi. È invece molto più bassa in quanto a settimane di lezione (33 contro un range da 35 a 40). Questa è stata una delle motivazioni che i sostenitori  delle 6 ore in più avevano addotto. Ma non è la stessa cosa, non solo per i docenti, soprattutto per i ragazzi. Avere qualche settimana in più vuol dire avere un tempo più disteso, una cosa che l’orario non può surrogare, in altri ambienti lavorativi si chiamerebbe aumento dei carichi di lavoro o intensificazione dei ritmi.
Pino Patroncini
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