Ecco perché ho rifiutato quel “quizzone”
Data: Giovedì, 20 dicembre 2012 ore 08:00:00 CET
Argomento: Opinioni


A seguito della prova selettiva del concorso per insegnanti, il Ministro dell'Istruzione dovrebbe comunicare alle famiglie che alcune centinaia di migliaia di insegnanti a cui da anni e da decenni vengono affidati i figli sono degli incapaci. Poco dopo, in coerenza con i risultati dei quiz, che hanno visto soccombere due docenti su tre, dovrebbe firmare un decreto legge per sancire il licenziamento in tronco dei suoi dipendenti e risarcire i danni. Non ho notizie di prima mano sui quiz, poiché personalmente mi sono rifiutato di iscrivermi a questa lotteria di fine anno, dacché ritengo sufficiente, per accedere all'insegnamento, aver superato due seri concorsi indetti dallo stesso Ministero, decenni di aggiornamento, varie pubblicazioni, nonché 24 anni di insegnamento senza soluzione di continuità, peraltro consacrati in una sentenza con cui il Tribunale di Modena nei mesi scorsi ha condannato il Ministero al risarcirmi dei danni patiti a seguito dell'illecita reiterazione di contratti a termine. Un destino che mi accomuna ad almeno altri 150mila professori e maestri che insegnano da anni e che di precario hanno solo la natura del contratto. Avrei senz'altro partecipato a un concorso che mi avesse sondato, ad esempio, sul secondo comma dell'art. 3 della Costituzione, colpevolmente dimenticato dall'ottimo Benigni l'altra sera in televisione, o sui mille altri argomenti delle discipline che ho insegnato ad alcune migliaia di studenti in questi anni. Il concorso a quiz m'è sembrato troppo. Dunque, ho potuto leggere alcuni dei memorabili quesiti solo perché sono stati resi noti dal Ministero nei giorni scorsi per far esercitare i malcapitati (spinti a impararli a memoria) con l'ausilio dei sindacati inerti. Ho pure letto in rete i commenti sdegnati di molti studenti, che se la ridono e non solo per il supplemento di vacanza. E oggi il prof Alex Corlazzoli, un mio collega che vi ha partecipato, fa sapere con una lettera agli allievi che è stato bocciato al test perché non ha saputo rispondere a quesiti come questo: “Pamela, Fiona e Gina sono tre ragazze newyorkesi. Stanno prendendo il sole in una piscina della loro città. Pamela indossa un costume intero. Fiona legge un libro, Pamela e Gina sono cugine”. Barrare la risposta esatta: “Fiona è una studentessa universitaria; Pamela è grassa; a Roma non sono le 9 del mattino; Pamela e Fiona sono cugine”. Cinquanta domande così, in cinquanta minuti. Promossi o bocciati.

Vincenzo Brancatisano - insegnante precario presso l'Itc “Barozzi” di Modena
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