Natale, pace e lavoro
Data: Mercoledì, 19 dicembre 2012 ore 07:00:00 CET Argomento: Redazione
L’aver assegnato
alla Comunità Europea il Premio Nobel per la Pace come
riconoscimento di un continente e di una comunità di nazioni, dove non
ci sono stati conflitti bellici dopo la seconda guerra mondiale.
ha riacceso i riflettori della pace come bene sociale e segno di
progresso e di sviluppo. Tutti i cittadini europei sono stati così
destinatari e compartecipi del Nobel per la pace. La vocazione
dell’uomo è indirizzata ad un sentiero di pace e le aspirazioni dei
popoli, delle nazioni e dei singoli cittadini convergono
tutte verso il dono della pace, che è un valore, un auspicio, un
augurio. Nel messaggio per la 46° Giornata della pace, che si celebra
appunto il primo giorno del nuovo anno, il Santo Padre Benedetto
XVI ha ribadito con fermezza che la Pace è la vocazione innata
dell’umanità.
In continuità con il tema del 2012 : "Educare i giovani alla giustizia
e alla pace", il Papa ribadisce “con forza” che gli operatori di
pace sono chiamati “a coltivare l'impegno di una valida educazione
sociale” che investe e coinvolge l’intero tessuto sociale
Beati gli operatori di pace, tema del Messaggio del
2013 sancisce la rinnovata constatazione che “l’uomo è
fatto per la pace” e ne dà anche la motivazione profonda
:perché saranno chiamati figli di Dio”
Vivere concretamente la prospettiva delle Beatitudini evangeliche è,
secondo Benedetto XVI, è l’unico modo per superare il male che
sconvolge il mondo e costruire una società fondata su “verità,
giustizia e amore”.
L'operatore di pace è “colui che ricerca il bene dell'altro, il
bene pieno dell'anima e del corpo e che collabora alla realizzazione
del bene comune delle varie società”. Proprio la ricerca del bene
comune, che anima la “buona politica”, suggerisce al Santo Padre
di evidenziare i due temi “caldi” del momento storico che stiamo
attraversando; la famiglia e il lavoro.
Il riconoscimento della famiglia, “cellula base della società dal punto
di vista demografico, etico, pedagogico, economico e politico”, che si
struttura e si alimenta di relazioni interpersonali e
istituzionali dove si riconoscono i reciproci diritti e doveri,
costituisce il presupposto ed il fondamento di tutti quei valori che
rendono agevole il percorso esistenziale a cominciare dal
concepimento, fino alla morte naturale. La famiglia ha, infatti,
una naturale vocazione a promuovere la vita per cui “va tutelato il
diritto dei genitori ad educare i propri figli e il loro ruolo primario
nell'educazione, in particolare, nell'ambito morale e religioso”.
“Veri operatori di pace sono, infatti, coloro che amano,
difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni:
personale, comunitaria e trascendente” , si legge nel Messaggio,
che ribadisce “il riconoscimento della struttura naturale del
matrimonio, quale unione fra uomo e donna, caratterizzata anche dal suo
insostituibile ruolo sociale”.
Queste parole ferme e chiare hanno suscitato critiche e malintesi
tra coloro che sostengono i legami omosessuali e li considerano segno
di progresso e di modernità. Per cooperare a realizzare la pace, è
importante , afferma il Papa, che “gli ordinamenti
giuridici e l'amministrazione della giustizia riconoscano il diritto
all'uso del principio dell'obiezione di coscienza nei confronti di
leggi e misure governative che attentano contro la dignità umana, come
l'aborto e l'eutanasia”.
La dimensione trascendente che vivifica gli operatori di pace si
indirizza verso l’esercizio responsabile della libertà religiosa intesa
dal Papa “non solo come libertà di scelta della religione, ma anche
come libertà di testimoniare e annunciare, compiere attività educative
e di assistenza, esistere e agire come organismi sociali”.
L’esercizio dei diritti e dei doveri sociali che sono essenziali
per la piena realizzazione dell’uomo impone anche la corretta armonia
della dimensione comunitaria , capace di “guardare tutti e servire
ciascuno”
L’attuale contingenza storico-politica ed economica pone al
centro della comune tensione sociale il tema del lavoro, che viene
considerato come “una variabile dipendente dei meccanismi
economici e finanziari”.
Il lavoro per tutti, reclamato e richiesto come diritto di umanità,
“bene fondamentale per la persona, per la famiglia e per la società”
non può restare un semplice slogan nei cortei delle contestazioni e
degli scioperi, ma penetra come flusso trainante di energia vitale per
la società intera. E’ necessario, intatti che vengano studiate e
messe in atto coraggiose politiche per assicurare la garanzia del
lavoro per tutti, afferma il Papa con saggia autorevolezza.
La rilettura dell’economia nell’ottica di un nuovo modello
di sviluppo che possa definirsi “ integrale, solidale e
sostenibile” non può non avere come riferimento ultimo se non
Dio e proprio per questo Benedetto XVI indica due
punti cruciali: da un lato, “la strutturazione etica dei mercati
monetari, finanziari e commerciali”; dall'altro, “una considerazione
adeguata e risoluta della crisi alimentare” che risulta essere “ben più
grave di quella finanziaria”.
Ancora una volta la stella del Natale illumina la nera crisi della
disoccupazione ed evidenzia come primario il riconoscimento e
l’assicurazione del lavoro per tutti. Soltanto con questi presupposti
si potrà festeggiare il giorno di Natale nella serena armonia della
famiglia, riunita attorno al focolare e ad una tavola imbandita a
festa, pur nella semplicità della povera gente.
E’ vero che il Natale non può esaurirsi tra la
stagnola dei regali ed il consumismo dei cibi o dei
divertimenti, ma porta con sé un messaggio di amore, di
fratellanza e di vera umanità. Il Natale apre i cuori alla
speranza, esalta e indirizza i buoni sentimenti del cuore e
facendo rivivere i sogni e le speranze dei bambini illumina quel lato
buono che spesso viene nascosto dall’ombra delle effimere
preoccupazioni del quotidiano, intrise di materialità e di terra.
Il canto degli angeli che annunciano dalla grotta di Betlemme: gloria a
Dio e pare in terra risuona nel cuore nella notte stellata,
dove la luminosa cometa torna a risplendere per guidare e illuminare i
passi del nuovo anno che inizia e traccia un nuovo solco nel
sentiero della storia.
Ancora una volta come i curiosi pastori ci si accosta al mistero del
Natale per ricevere una lezione di pedagogia della pace ed
una forte carica di bontà e di energia d’amore, capace di
diffondere i piccoli semi sul sentiero del nuovo
anno, fiduciosi e convinti che germoglieranno nuovi frutti di
benessere sociale e di prosperità.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it
|
|