Sant’Agostino e la ricerca della verità. Un’intervista… possibile!
Data: Domenica, 16 dicembre 2012 ore 06:30:00 CET
Argomento: Redazione


Arrivo in Africa, per la prima volta, nelle torride steppe della Numidia, la futura Algeria, per incontrare un personaggio molto importante, un grande maestro di fede e di parola, un sant’uomo: Agostino di Ippona. Colui che diventerà “Dottore della Chiesa”, e che sarà un punto di riferimento per il pensiero e la morale cristiana di tutti i tempi. Agostino, filosofo e vescovo della Chiesa di Roma, è stato “il massimo pensatore cristiano del primo millennio e certamente anche uno dei più grandi geni dell’umanità in assoluto”. L’emozione che provo è grande, ma il Vescovo mi mette subito a mio agio,… “chiamami, semplicemente, Padre Agostino…”. 
Qualche tempo fa, un’amica, m’ha regalato una copia del Suo libro più famoso, “Le Confessioni”…
«Amo scrivere! Intanto il termine “confessioni” non viene usato come ammissione di colpa, ma come preghiera di un’anima che ammira. Il libro racconta della mia vita e della maturazione religiosa. È il nocciolo del mio pensiero: l’uomo è incapace di orientarsi da solo, ed esclusivamente con l’illuminazione di Dio, a cui deve obbedire, che riuscirà a trovare l’orientamento nella sua vita».

Padre, sappiamo che Lei, in gioventù, non è stato certo… “uno stinco di santo!”

«Ah, la mia giovinezza! Sono stato un continuo “tormento” per la mia povera madre! Pensa che, a causa d’una grave malattia, sono arrivato persino in fin di vita, e la mia santa madre era così preoccupata che voleva battezzarmi, anche senza il consenso di mio padre, ma poi, svanito il pericolo, decise di rinviare la ricezione del sacramento. Mio padre, per la verità, era molto scettico sul cristianesimo, ma alla lunga, dopo le continue “insistenze” e l’influenza di sua moglie, anche lui abbracciò la fede! Monica, mia mamma, aveva un “grande” carattere, ed ha avuto un ruolo determinante per la mia educazione! Posso “confessare” che, sin dalla mia più tenera età, ho succhiato col latte di mia madre anche il nome del mio Salvatore, conservandolo, per sempre, nel mio cuore!».

Padre, ci racconti la Sua… “esuberante” giovinezza!
«La mia giovinezza è stata terribile e meravigliosa! Dopo aver superato brillantemente gli studi scolastici a Tagaste, mio padre, orgoglioso di me, decise di mandarmi a studiare Diritto, a Cartagine, per prepararmi alla carriera forense. Ancora avevo sedici anni, e nell’attesa della partenza, durata oltre un anno, per consentire a mio padre di raccogliere il denaro necessario,  rimasi ad… oziare nella mia città. E fu un ozio che scatenò, in me, una grande crisi intellettuale e morale, e una vita “spumeggiante”, dominata da un vortice di passioni e da profonde inquietudini. Ricordo che provavo quasi attrazione per il… peccato! Rimane celebre, ad esempio, il “furto delle pere”, che organizzai insieme ai miei compagni d’avventura! Oh, delitto notturno dei miei sedici anni! Gustosi furono i tanti frutti che… “rubammo”!».

E la Sua vita nella città di Cartagine?
«Verso la fine del 370 giunsi a Cartagine, e in quell’immensa e bella città… mi persi! Ogni cosa che mi capitava mi portava a deviare sempre di più dall’antico corso della sua vita, e dai saggi consigli della mia amata mamma. Come la rimpiango! Cartagine, che allora, per metà, era pagana, era piena di fascino e di seduzione: la licenziosità degli altri studenti, i teatri, i divertimenti, le donne, l’ebbrezza del successo, ed uno smisurato desiderio di essere sempre il primo, anche nel peccato, mi rapirono il cuore e l’anima! Soprattutto mi legai ad una donna! E non passò molto tempo che fui costretto a confessare a mia madre questa intensa e impetuosa relazione con una donna, che, nel 372, addirittura, mi diede un figlio, Adeodato, e con la quale vissi,… in concubinato, per ben quindici anni! Ci separammo soltanto nel 386, dopo che eravamo giunti a Milano, lei partì per andare in Numidia con la promessa che sarebbe tornata. Non ci siamo mai più incontrati! Ma in quella grande città mi appassionai anche di filosofia; mi buttai, a capofitto, a studiare molti dei principali testi della cultura ellenistico-latina. Ero come animato da un “bramoso” desiderio di verità e da un’insaziabile ricerca del vero senso della vita… che mi ha condotto lontano, molto lontano!».

E come avvenne la Sua conversione… alla filosofia?

«La ricerca della verità e il mio continuo desiderio di “infrangere le catene”, mi hanno fatto incontrare, nel 373,… l’Hortensius di Marco Tullio Cicerone, che ha profondamente cambiamento il “corso” della mia vita. Mi sono innamorato della “saggezza eloquente” di Cicerone, e così da quel momento decisi che la retorica sarebbe stata la mia sola e unica professione! Il mio cuore si era completamente votato all’insegnamento della filosofia».

E la Sua conversione al Cristianesimo?
«Il dubbio è stato sempre il fedele “compagno” della mia vita! Il dubbio non è stato un semplice “incidente di percorso”, ma è stato determinante per farmi trovare la “via” della fede. Solo chi dubita è animato da un desiderio sincero di trovare la verità! Colui che invece non si pone nessuna domanda… non cerca nessuna risposta! È la consapevolezza della propria ignoranza che spinge a indagare il mistero; eppure non si cercherebbe la verità se non si fosse certi, almeno inconsciamente, della sua esistenza. È Dio stesso che fa nascere nell’uomo il desiderio della verità. Un Dio inconscio e nascosto che vuole farsi conoscere dall’uomo…!».

Padre, cosa ne pensa dei tanti sacerdoti che, al giorno d’oggi,… non sono proprio degli “stinchi di santi”!?

«Caro ragazzo, non mi fare parlare… ! Il mio cuore… piange e prega… Ma il problema non sono i preti e le gerarchie ecclesiastiche… loro fanno il loro lavoro, purtroppo! Il vero dramma è che tra i cattolici, non esiste una vera opinione pubblica, non esiste un’autentica coscienza critica, non esiste un serio dibattito critico, non esiste la “coscienza del dubbio”! È quest’oblio a determinare… l’abisso della pedofilia!
Ci vuole, invece, un maggior “controllo sociale” nella vita delle parrocchie; bisogna spalancare le porte delle sagrestie, illuminare il buio delle loro stanze, controllare l’operato dei parroci! Far risplendere, solamente, la luce del Vangelo di Cristo!».

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-2480013.html