Basta un tema in classe per rendere consapevoli sul suicidio i giovani ?
Data: Giovedì, 13 dicembre 2012 ore 06:30:00 CET Argomento: Redazione
Tema sul
suicidio dei suoi alunni: sospeso insegnante scuola media. Polemiche
per la decisione di un insegnante di dare come traccia per il compito
in classe di francese la "lettera del vostro suicidio". Furiosi i
genitori. Ha chiesto ai suoi alunni di scrivere come 'tema' una lettera
di addio. "Immaginate di volervi suicidare". Per questo motivo un
insegnante di francese di una scuola secondaria - la nostra media -
della regione di Charente, nell'ovest del paese, è stato sospeso. Il
tutto in attesa dell'esito dell'indagine interna avviata dall'istituto
scolastico.
Questa la traccia del tema assegnata dall'insegnante a ragazzi di 13-14
anni: "Hai 18 anni. Hai deciso di mettere fine alla tua vita. La tua
decisione sembra irrevocabile. All'ultimo minuto decidi di spiegare le
ragioni del tuo gesto. Tratteggiando un autoritratto, descrivi il
disgusto che provi per te stesso. Il tuo testo ripercorrerà alcuni
fatti della tua vita che hanno causato questo sentimento". L'insegnante
è stato sospeso dopo la protesta dei genitori, che in una lettera al
preside hanno chiesto: "Quale sarà il prossimo tema: come ti senti dopo
esserti sparato?".
today.it
Come prevenire in maniera discutibile
un suicidio nelle scuole rompendo tabu´sull´argomento
1. Quali motivazioni sottese ad una
scelta del genere da parte di un insegnante secondo lei?
Ci possono essere due motivazioni uno in buona fede ma molto,
molto coraggiosa di rompere lo stigma del suicidio in maniera
sorprendente, ponendo il giovane studente in età adolescenziale di
fronte alla problematica del suicidio. Bene fa´il direttore della
scuola Charente, in questo caso a cercare di capire le reali intenzioni
pedagogiche dell´ insegnante. Un ´altra ipotesi più perversa potrebbe
trovarsi nelle ignare fantasie del docente che pone i propri alunni una
problematica di cui egli e´ vittima. In altre parole
e´l´insegnante a chiedere in maniera indiretta un aiuto relazionale
agli allievi. Come dire un meccanismo interpersonale, certamente
anomalo e originale per parlare di suicidio in classe.
2. A suo parere, quale impatto, quale
reazione può esserci in un giovane studente nel trovarsi a leggere
una traccia di un tema di questo tipo e soprattutto cosa può provare
nell'elaborarlo?
E´ certamente un modo drastico di affrontare l´argomento con una
esile traccia di tema scolastico a 13 anni. A questa età
l´ideazione di morte e di autolesionismo si comincia a strutturare in
bambini già predisposti a sviluppare disturbi psicologici tendenti alla
tematica autolesionista. Potrebbe essere cosa buona se l´argomento
avesse un significato diagnostico e di screening; non certamente se il
ragazzo dopo un tema cosi artificioso (per l´ età) venisse
lasciato a se stesso nell´ elaborazione del complesso argomento
suicidio. Se non appropriatamente preparato il bambino potrebbe essere
sorpreso dell´ argomento; anche se sono convinto che oggi i
giovanissimi hanno accesso a strumenti di comunicazione tali da poter
sufficientemente argomentare.
Potremmo pensare a una induzione
indiretta e perversa all'idea del suicidio?
No se l´ autoinduzione non se l´ha imposta il docente stesso. Qualche
ragazzo in classe con disagio psichico e una pervasiva ideazione di
morte potrebbe avere agevolazione in una fase di progettazione. Ma mi
auguro che cosi non sia per la classe della Charente. Oggi diversi siti
internet e diversi social network purtroppo parlano in maniera
sfacciata di suicidio e pochi sono coloro che, con competenza, si
adoperano per la consapevolezza della opinione pubblica e
la prevenzione. Parlare di suicidio e´di per sé un modo di rompere lo
stigma e fare prevenzione.
Una specie di involontaria istigazione al suicidio?
Occorre ben altro per istigare al suicidio. Ci sono condizioni di
solitudine cosi gravi all´interno delle nostre famiglie nel cuore del
benessere del mondo occidentale che facilmente inducono al suicidio
coloro che sono, ovviamente, predisposti. Una vita senza speranza
vissuta tra l´indifferenza degli altri e un buon motivo di istigazione.
3. Il suicidio per motivi di studio.
Spesso, troppo spesso, tanti giovani scelgono la via del suicidio come
azione definitiva per metter fine alla delusione per un esame non
superato o perchè non in grado di reggere la reazione dei genitori
rispetto a un piccolo fallimento scolastico o universitario da
comunicare loro.
I media continuano a propinarci modelli di successo facile. Da tanto
tempo vengono criticati i programmi di gioco in tv dove l´arricchimento
sembra a portata di tutti, di reality ove il successo televisivo sembra
uno dei pochi obiettivi di vita. Una educazione familiare che
induce molto facilmente la soddisfazione di bisogni non primari. Sono
tutti modi che rendono le fisiologiche frustrazioni scolastici o
relazionali, situazioni insormontabili. Molto di più se associati in
questa epoca a modelli di sbocco lavorativo che oggettivamente oggi
sono poco realistici.
Perchè secondo lei tanti giovani non riescono ad affrontare con "forza"
i grandi piccoli fallimenti in cui si imbattono durante i lori percorsi
di studio e soprattutto di vita?
La “forza” o per lo meno i modelli dati dalla famiglia, dalla
società, dalla scuola, devono essere maggiormente indirizzati ad un
fine verso i più piccoli e gli adolescenti. Spesso le scelte
egoistiche degli adulti, come quello dell´insegnante di cui stiamo
parlando, potrebbero minare irrimediabilmente la personalità di
un soggetto. Occorre allora fare della vita una palestra dove la
partecipazione e´già´motivo di soddisfacimento rispetto all´effimera
corsa vero la vincita e il successo. Allora i piccoli fallimenti in cui
i giovani si imbattiamo saranno considerati bagaglio delle esperienze
che arricchiscono la propria e individuale personalità. In termini
tecnici favoriscono la crescita e il completamento del “ sé
“, secondo la teoria di Heinz Kohut.
4. Esiste secondo lei un modo
per "prevenire" e ridurre il numero di suicidio indotti da
questi piccoli grandi problemi riscontrati per motivi di studio?
Certamente si. Sono degli strumenti che dovrebbero essere applicati
dalla scuola secondaria ai master post laurea. Degli screening
leggeri da applicare a complessi scolastici, a facoltà universitari e
indirizzare i soggetti a rischio verso centri di ascolto. Utilizzare
delle campagne pubblicitarie che la depressione si può curare
facilmente e che e´possibile trovare qualcuno con cui poter
parlare di suicidio e delle idee ad esso collegati. Aprire
helpline come a Palermo il Telefono Giallo dell´Afipres Marco
Saura che il prossimo marzo compie 20 anni e che ha ascoltato centinaia
di giovani con disagio e problematiche collegate al suicidio. Il
problema centrale della prevenzione del suicidio e´l´
utilizzo di piccole somme da utilizzare al fenomeno.
Sperando nella Vostra collaborazione,
Piero
Accetta - Psicoterapeuta Centro studi e Documentazione
Associazione famiglie Italiane prevenzione del suicidio
“AFIPRES Marco Saura ONLUS” Palermo
pieroaccetta@libero.it
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