Scuola, il primo problema non è l'orario ma la mortificazione della qualità e del merito
Data: Mercoledì, 12 dicembre 2012 ore 06:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Per quante ore
lavorano i professori? L’interrogativo è rimbalzato dalle proteste di
piazza alla rete, dai giornali all’opinione pubblica, Il puntiglioso
conteggio di due insegnanti di scuola media milanesi è arrivato
addirittura alla cifra record di 1756 ore annue, pari a circa 40 ore
settimanali. In un liceo di Arona è stata inscenata una nuova forma di
protesta, una specie di sciopero alla rovescia, che ha condotto in
classe professori e alunni anche di pomeriggio per discutere e
approfondire gli argomenti trattati di mattina senza fare compiti a
casa. La slow school di Arona è un atto dimostrativo, limitato a un
giorno alla settimana fino a Natale, ma ripropone modelli virtuosi come
quello suggerito dall'amministrazione Obama nel progetto pilota di
riforma dell'anno scolastico che sarà adottato da alcune scuole di
cinque Stati americani e che prevede 300 ore di lezioni in più
all'anno. E perché non ricordare che già nel 2006 un'indagine della
Provincia di Bolzano metteva in evidenza che il lavoro effettivo di un
docente oscilla tra le 36 e le 38 ore settimanali?
Il problema vero però è un altro: non quello dell'orario ma quello
della professionalità dell’insegnante e dell’efficacia del sistema
scolastico. Entrambe le questioni sono ritornate prepotentemente di
attualità dopo la presentazione della ricerca The Learning Curve,
condotta dalla Pearson, la più grande casa editrice britannica, e dalla
“Intelligence Unit” dell’Economist. Una ricerca ampia sullo stato
dell’istruzione e dei suoi addetti nel mondo, che ha messo in
correlazione numerose variabili, offrendo uno strumento di analisi
prezioso per gli specialisti del settore, difficilmente riducibile alla
vulgata che ne è stata data dai media.
Il nodo centrale resta comunque la collocazione dei valori relativi ai
risultati degli studenti italiani e al prestigio della professione
docente, poste rispettivamente al 27° e al 24 posto. Certo, la lettura
iniziale di alcuni dati della ricerca ha portato anche alla
improvvisata stesura di libri dei sogni sulla scuola italiana,
equamente distribuiti tra chi dichiara – come il Sole24ore - che ci
vorrebbero più investimenti e chi si auspica futuribili - e forse
superflue - riforme.
La realtà è più semplice e più sconfortante e si può riassumere così:
un contratto fermo nella sua sostanza a 40 anni fa insieme alle norme
sull’autogoverno delle scuole, una visione tayloristica della
professione, irrigidita nella difesa oltranzistica delle 18 ore di
lezione della scuola superiore, una viscerale opposizione a qualsiasi
forma di valutazione e di meritocrazia tra i docenti ma, a ben vedere,
anche nei confronti degli studenti, data l’autoreferenzialità delle
scuole e l’assenza di una valutazione “terza”, un vischioso intreccio
di burocrazia e vuoto tecnicismo. Questi sono i veri ostacoli allo
sviluppo di un sistema di istruzione e formazione che possa rendere la
nostra scuola moderna e competitiva.
Donatella
Purger - Firstonline.info
donatellaaura@gmail.com
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