Dopo lo scontro sulle 24 ore un nuovo modello di gestione?
Data: Lunedì, 10 dicembre 2012 ore 07:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


La proposta del ministro Profumo di innalzare le ore di servizio degli insegnanti delle medie e delle superiori a 24 ore settimanali, dopo le veementi proteste del mondo della scuola, è stata archiviata a vantaggio purtroppo di altre misure di contenimento della spesa nell’istruzione, che non potranno non incidere sulla qualità del servizio; ammesso che ridurre i costi sia sempre un fatto negativo.
Si trattava, a parere del sottoscritto, di una proposta “provocatoria” e di scarsa attuabilità, in quanto andava a modificare il contratto in maniera unilaterale e in Italia sappiamo come i Tar e le altre istanze giudiziarie o politiche non consentano operazioni del genere, per cui ha fatto bene il Parlamento a rivedere il tutto. Ma mi chiedo: è stata davvero una provocazione inutile? Credo di no e spiego il perché: il merito della “provocazione” ministeriale è che si torna a parlare della “funzione docente” e della possibilità di definire contrattualmente l’impegno dei docenti nella scuola; connessa è la vexata questio riguardante la figura del docente-professionista (per definizione “atipica”) e quella di “dipendente statale” con obblighi e diritti sanciti nella legislazione del pubblico impiego. Mi chiedo en passant se la “contrattualizzazione statale” sia un istituto adeguato per una professione che sfugge a una rigida definizione dei “carichi di lavoro”, così come concepita nel pubblico impiego.
Sempre provocatoriamente, ma non tanto, direi che si possa pensare a una vera contrattazione di istituto e, perché no?, anche a una individuale, una volta stabilito il “compenso minimo” per la prestazione docente. Tralascio la questione della “qualità” e del merito, che richiederebbero altre considerazioni
L’opposizione dei docenti, che hanno cercato e ottenuto l’appoggio, non universale, di genitori e studenti, ha insistito sulla “insostenibilità” didattica delle 24 ore di docenza, il che francamente mi pare poco sostenibile (mi si perdoni il gioco di parole): a parte che già oggi molti docenti accettano volontariamente di assumere orari aggiuntivi (pagati, naturalmente) fino a 24 ore, mi si dovrebbe spiegare come sia possibile per i maestri e le docenti dell’infanzia svolgere le 24/25 ore previste dal contratto. Forse che l’insegnamento nelle superiori (per lo più frontale) è più impegnativo che avere una sezione di bambini di 3 anni per 6 ore giornaliere, di cui la gran parte senza la compresenza? Francamente non lo credo. Un tempo tale differenziazione la si giustificava con il fatto che le docenti della scuola dell’infanzia e primaria erano delle semplici diplomate, ma ora che il percorso di studi è stato equiparato e si parla della “funzione docente unica”, quale motivazione può reggere tale distinzione?
Aggiungo che nelle scuole paritarie il “recupero” delle ore non lavorate durante l’anno scolastico per i periodi di sospensione delle lezioni è un dato acquisito, senza che ciò abbia provocato reazioni indignate da parte delle organizzazioni sindacali.

Pasquale D’Avolio
Ilsussidiario.net





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