In allegato la lettera della Prof.ssa Brillante inviata al Ministro Profumo
Data: Lunedì, 03 dicembre 2012 ore 06:00:00 CET Argomento: Redazione
Stamani,
a scuola, Liceo Forteguerri di Pistoia, la redazione di Uno mattina in
famiglia,
programma di Rai 1, ha contattato la nostra collega Antonella Brillante
invitandola a
partecipare in diretta alla puntata di sabato. Avendo letto la sua
lettera al ministro
Profumo, pubblicata dal blog di Panorama, i redattori Rai hanno
proposto ad Antonella
di confrontarsi con un funzionario del MIUR e di far conoscere il punto
di vista degli
insegnanti. Alle 14.25 la nostra collega è stata nuovamente contattata
da Uno mattina e informata
che il programma è saltato, semplicemente perché nessuno del Ministero
ha accettato
di confrontarsi in diretta con lei. Che vergogna!
Questo dimostra che il Ministro e i suoi sanno di essere in torto,
temono un confronto
con gli insegnanti e soprattutto hanno paura di far brutta figura.
Questo il testo della lettera della
prof. Antonella Brillante:
“ Signor ministro, mi piacerebbe che questa mail arrivasse fino a Lei e
non ad uno dei
suoi segretari o membri del suo staff, per poterLe trasmettere, con le
mie parole, tutta
l'indignazione che provo per le Sue ultime dichiarazioni e per i
provvedimenti che il Suo
governo intende prendere riguardo alla scuola.
Mi presento: mi chiamo Antonietta Brillante;
sono dottore di ricerca in filosofia politica;
ho ottenuto tre abilitazioni all'ultimo concorso indetto alla fine
degli anni 90; sono entrata
di ruolo nella scuola pubblica nel 2004 e attualmente insegno filosofia
e scienze della
formazione presso il Liceo Forteguerri di Pistoia.
In base a quanto ho appena letto su alcuni quotidiani, Lei ha
argomentato la proposta di
portare a 24 ore settimanali l'attività di insegnamento dei docenti
della scuola
secondaria, sostenendo che "bisogna
portare il livello di impegno dei docenti sugli
standard dell'Europa occidentale".
Mi chiedo e Le chiedo se Lei è mai stato in
una scuola di un Paese dell'Europa
occidentale, possibilmente del nord-Europa. E' un interrogativo
che non mi pongo da
oggi, ma che oggi, a fronte delle Sue ultime dichiarazioni, si fa più
impellente ed esige
una risposta precisa.
Ebbene, io Le posso dire che ci sono stata. Quattro anni fa, sono stata
in Danimarca, in
un paesino dello Jutland, Skive, per due settimane. Ho accompagnato una
classe ad
uno scambio e, dal momento che insegno in un Liceo pedagogico, abbiamo
visitato,
full-time, per 14 giorni, scuole di ogni ordine e grado: dai
Kindergarten ai Licei.
Le posso anche dire che le nostre scuole, per quanto riguarda le
strutture, i materiali
didattici, gli spazi e i tempi della didattica, sono proprie di un
Paese arretrato e
sottosviluppato: e di questo, la responsabilità è di chi ha deciso, da
vent'anni a questa
parte che, prima, per entrare in Europa, poi, per far fronte alla
crisi, bisogna tagliare la
spesa pubblica, cioè la scuola, la sanità, le pensioni (sia mai le
spese militari - vedi
acquisto degli F 135 - o le missioni militari all'estero). Per inciso,
"ricette" per le quali
non &e grave; necessario un governo di "tecnici", né lo stipendio
di ministro o di
parlamentare: le saprei proporre pure io, che mi occupo di altro e ho
ben altre
competenze.
A Skive mi sono resa conto che, per quanto riguarda il curriculum di
studi e la didattica,
con eccezione di quella che prevede l'uso di laboratori, noi non
abbiamo niente da
invidiare ai Paesi europei. Non solo il livello di preparazione dei
colleghi danesi non era certo superiore al mio o a
quello di molti colleghi italiani, ma ho anche rilevato che, per quanto
riguarda lo studio
analitico dei testi e delle fonti (siano essi letterari, storici o
filosofici), mediante il quale
gli alunni conseguono diverse competenze, molti docenti italiani
potrebbero avere
qualcosa da insegnare a quei colleghi.
A Skive ho anche scoperto che i colleghi danesi, che lavorano 18 ore
alla settimana,
per un anno scolastico di 200 giorni, percepiscono uno stipendio medio
di 3.000 euro
(parlo di 4 anni fa), a fronte di uno stipendio, quale è il mio, di
1.380 euro , che tale
resterà fino al 2017.
Non solo: i
colleghi di Skive, quando hanno compiti da correggere, inviano una
copia in
un ufficio a Copenaghen, che calcola il tempo medio di correzione per
il numero di
alunni e computa, su quelle basi, un compenso aggiuntivo.
I docenti di Skive non devono controllare gli alunni durante i lunghi
intervalli e neppure
hanno l'obbligo di incontrarsi con i genitori, perché il rapporto
privilegiato è quello
diretto: docente-discente (unica eccezione: 5 minuti di colloquio a
quadrimestre,
concessi ai genitori degli alunni che frequentano il primo anno).
Ministro, sono questi gli standard europei!
Io sono un'ottima insegnante:
non solo perché ho un livello di preparazione nelle mie
discipline persino superiore a quello che è richiesto ad un docente di
scuola superiore,
ma perché ho la capacità - lo attestano i riconoscimenti degli ex
alunni e delle loro
famiglie - di coinvolgere gli studenti, di sollecitare la loro
attenzione, il loro interesse e la
loro curiosità. Sono una professionista e come tale voglio essere
considerata e trattata.
Questo significa anche, signor ministro, che io non lavoro 18 ore,
perché, quando torno
a casa, leggo, studio, mi auto-aggiorno; preparo nuovi percorsi
didattici e di
approfondimento adeguati alle classi nelle quali mi trovo ad insegnare,
che sono
diverse ogni anno, e per le quali è prevista, proprio dal Suo
Ministero, una
programmazione ad hoc .
Correggo i compiti, tanti compiti e non faccio test a crocette, "a
risposta chiusa", per i
quali la correzione richiederebbe meno tempo e fatica, perché ritengo
che con quei test
i ragazzi imparerebbero poco e la stessa valutazione non sarebbe
adeguata, ma
propongo quesiti a risposte aperte e saggi brevi. E quando correggo,
non mi limito a
fare segni rossi, ma suggerisco alternative corrette. Ha idea di quanto
tempo ci voglia?
Io non sono un'eccezione tra i docenti
della scuola italiana, perché, fortunatamente, le
nostre scuole possono contare su una grande maggioranza di
professionisti, che
credono nel loro lavoro e lo svolgono con passione ed impegno: che lo
praticano come
Beruf.
Quanto all'aumento delle ore di
insegnamento: Lei sa cosa significa insegnare, cioè
svolgere attività didattica per lo più frontale o lezione guidata,
perché non abbiamo altri
strumenti a disposizione, per 24 ore alla settimana? Lo ha mai fatto?
Le posso dire una
cosa: ho svolto diversi lavori prima di incominciare ad insegnare e
nulla è più faticoso
che guidare un gruppo di alunni sulla strada della conoscenza, del
sapere. E' una fatica
fisica e mentale. E quello che affermo non ha niente a che vedere con
il problema della
disciplina, con il fatto di dover alzare la voce per farsi ascoltare:
un problema che non
ho mai avuto, neppure quando svolgevo supplenze temporanee o insegnavo
nella
scuola secondaria di primo grado a ragazzini più piccoli.
E a proposito di standard europei, signor Ministro, mi fa piacere
informarLa che a Skive,
e nelle altre scuole danesi che ho visitato, i miei colleghi non solo
non hanno cattedre di
formica verde, ma hanno un piccolo studio dove possono fermarsi, nelle
ore libere tra
un impegno e l'altro, e correggere compiti, studiare, riposarsi. Hanno
in dotazione
computer; hanno sale-professori attrezzate con cucine, salottini con
tavolini e divani,
distributori gratuiti di bevande calde e fredde.
Vuole venire a Pistoia, signor ministro, a vedere che cosa ho a
disposizione io, nella
mia scuola, quando devo restare intere giornate, perché ho riunioni
pomeridiane, e non
posso rientrare a casa, non tanto perché la mia abitazione dista 40 km
dalla scuola, ma
perché il servizio di trasporti regionale è talmente disastroso sulla
linea Firenze- Pistoia,
che sono costretta a trascorrere intere giornate fuori casa?
Venga, e le mostrerò
volentieri la sala-professori, i bagni per gli insegnanti e, se vorrà
vederli, anche quelli
per gli studenti; se viene quando il freddo sarà arrivato, si copra
bene, perché lo scorso
anno, a gennaio, per diversi giorni, la temperatura, nelle aule, non
superava i 10°.
Le mostrerò volentieri le lavagne di ardesia, dove tento di presentare
mappe concettuali
con gessi talmente scadenti che le cimose polverose non riescono a
cancellare i segni.
Le mostrerò le poche aule che hanno carte geografiche degne di un
mercato del
modernariato e quelle invece ancora più spoglie, dove, però, può darsi
che penzoli un
crocifisso privo di una gamba o di un braccio.
Lei afferma che i soldi risparmiati aumentando le nostre ore di
lezione, cioè impiegando
meno personale docente e aggravando le difficoltà di una scuola già
stremata, verranno
investiti in futuro per creare scuole di standard europeo. Non le
credo. Sono false
promesse e pure offensive per chi nella scuola pubblica lavora e per
chi crede nella sua
funzione e importanza.
Se quella fosse stata la Sua intenzione e l'intenzione del Suo governo,
avreste dovuto
cominciare perlomeno a darci dei segnali nel corso di questi mesi: non
solo questi
segnali non ci sono stati, ma quelli che abbiamo visto e vediamo vanno
in direzione
opposta: l'affossamento e la distruzione della scuola pubblica (per non
parlare
dell'università).
Il demagogismo non mi attira, né mi
attraggono le pulsioni anti- casta. Eppure, signor
Ministro mi sento di dirLe che Lei, come molti uomini e donne che hanno
responsabilità
politiche, siete, parafrasando il titolo di un bel libro di Marco
Belpoliti, "senza vergogna":
ed è ora, invece, che la vergogna venga riscoperta come virtù civile, e
diventi il
fondamento di un'etica pubblica, per un Paese, la cui stragrande
maggioranza di
cittadini e di non-cittadini non merita di essere rappresentata e
guidata da una classe
politica e "tecnica", ammesso che questa parola abbia un senso,
weberianamente
miope, non lungimirante, sostanzialmente incapace di pensare
all'interesse pubblico e
di agire per esso.
Domani sarò in piazza, signor Ministro, a gridare con la poca voce che
ho la richiesta
delle Sue dimissioni! “
Antonietta Brillante
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