Lettera a un amico che voleva scendere in campo
Data: Domenica, 18 novembre 2012 ore 08:00:00 CET Argomento: Redazione
Caro
amico,
ti scrivo questa lettera non per scoraggiarti a fare politica ma
per ricordarti che, purtroppo, qui in Sicilia, terra di nobile
gente di antica e lunga storia ma di corta memoria, non c'è da farsi
illusioni; è difficile realizzare un serio progetto
politico, desideri di riscossa. Non è possibile realizzare quella che
tu pasolinianamente chiami
"rivoluzione antropologica"! Toglietelo questo tragico sogno dalla
testa. Oggi, caro amico, nel nostro belpaese, e
qui, nella nostra solatìa Trinacria, uomini come te,
onesto, riscuotono solo spallucce e pernacchie.
Saresti considerato un rompipalle dochisciottesco, solo a parlare
di giustizia ed equità sociale, lo scemo del paese, senza nemmeno
il beneficio di alcun'aura possibile di poetico riscatto!
Qui, in Sicilia, gli idoli sono i Sancio Panza con i loro
crocchè e i loro cannoli alla ricotta, e i loro accoliti.
Il Palazzo riserva solo a loro gli applausi,
le considerazioni e le giustificazioni. Qui, in Sicilia,
tu avresti sempre, povero e semplice illuso, per
te, solo acidi cantori critici fatalisti - sia di destra, che di
centro e di sinistra, - falsi-progressisti, butta-veleno e fango!
Ma che pazzia è quella che ti sei messa in testa di voler
redimere questa terra? Ristabilire la legalità, il rispetto della
legge, rafforzare lo stato sociale, ridare fiato alla cultura, alla
scuola, al lavoro ecc.ecc. Come possono, caro amico, bastarti
quindici giorni - tanti te ne chiederebbe, oggi come oggi il ministro
Barca, (se tu fossi per disgrazia il
governatore della Sicilia), per sanare "le inadempienze"
sui fondi Ue? E quanti ce ne vorrebbero di giorni, se tu volessi,
poi, rimettere a posto i bilanci in deficit, sconfessare e
dichiarare illegali certe nomine e deleghe fatte in
zona cesarini, per interessi ad personam. E quanti anni ti ci
vorrebbero, se tu volessi ridare speranze di lavoro a chi non ce
ne ha: ai forestali, agli esodati, ai disoccupati, ai precari di ogni
genere e specie; se volessi, per riattivare la
fiducia delle imprese a operare in Sicilia, eliminare il pizzo,
ristrutturare gli edifici scolastici, mandare a casa i
fannulloni, tagliare gli sprechi della burocrazia
parassitaria, incentivare il turismo, dare respiro ai
teatri e agli artisti che vi operano, eleminare, infine, tutta la
spazzatura materiale morale accumulatasi in tanti
secoli di malgoverno?
Ti rendi conto, caro amico, di quanti, ancora, ce ne
vorranno di anni per non sprofondare nell' "orrido
abisso", per salvarci e salvare il futuro dei
giovani, considerato che i nostri politici
isolani, a distanza di più di sessant'anni dalla autonomia
regionale, non sono ancora riusciti a liberarsi dai ricatti della
politica mafiosa e corrotta del clientelismo e dalla familistica
"mangiugghia", che hanno ipotecato qualsiasi tentativo di rinascita?
Candido amico, ma chi te lo fa fare! pensaci prima di "scendere in
campo", di fare politica in questo Paese! Rinunciare, non è fellonia.
Potrai sempre dire :
"volevo, pensavo che fosse un dovere normale pretendere legalità e
democrazia, lavoro per tutti e
diritti certi, e certi doveri; per questo, ci volevo
mettere il mio impegno e la mia faccia". Se così parli, caro amico,
credimi che nessuno avrà da ridire,
perché tutti sanno quanto questa terra nostra sia dura e sorda ai
richiami etici, e ai cambiamenti!
Lascia fare ai giovani. Loro, il futuro se lo vogliono prendere "a
Spinta"?
Falli accomodare pure! Forse, chissà, avranno pure ragione
! Vediamo cosa sapranno fare.
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com
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