Riforma organi collegiali: se non si ferma ddl Aprea-Ghizzoni i prof diventeranno impiegati
Data: Venerdì, 16 novembre 2012 ore 05:35:49 CET Argomento: Sindacati
Non sono
considerate le loro delicate responsabilità formative e docimologiche,
mentre si dà sempre più spazio agli “attori” e ai finanziamenti
esterni. Anziché aprire alle Fondazioni e continuare a tagliare risorse
all’istruzione, spesso tutt’altro che avulse da interessi, il
Parlamento farebbe bene a creare le basi per far reperire fondi
adeguati alla scuola. Le contestazioni del mondo della scuola di questi
giorni contro la politica del Governo stanno producendo i primi
effetti: nelle ultime ore, anche il Partito Democratico ha sentito la
necessità di “arrivare ad un disegno condiviso” sulla riforma degli
organi collegiali della scuola. Si tratta di una posizione corretta,
condivisa dall’Anief, perché approvare il ddl 953 Aprea-Ghizzoni, al
quale la Commissione Cultura della Camera in sede deliberante ha dato
il via libera un mese fa ed ora all’esame del Senato, sarebbe un grave
errore: non si possono infatti aspettare quasi 40 anni, tanti ne sono
passati dall’introduzione dei Collegi dei Docenti e del Consiglio
d’Istituto attraverso i decreti delegati del 1974, per assistere ad una
immotivata riduzione dell’incidenza degli insegnanti sulla governance
didattica della scuola. “Ci sono delle parti dell’ex ddl Aprea –
commenta Marcello Pacifico, presidente dell’Anief e delegato Confedir
per la scuola – che renderebbero l’assetto organizzativo della scuola
italiana sempre più in balìa di soggetti esterni. Come i rappresentanti
di enti locali e professionali, che potrebbero indirizzare la politica
scolastica a loro vantaggio. Ma anche dei genitori, che oltre a
rimanere in carica per un periodo di tempo esageratamente lungo
(addirittura maggiore a quello della presenza dei figli nei corsi
scolastici!) si ritroverebbero a detenere lo stesso potere decisionale
dei docenti. I quali, anche se della scuola dopo gli studenti sono
indiscutibilmente gli attori principali, con delicate responsabilità
formative e docimologiche, si ritroverebbero invece ad assumere un
ruolo marginale. Quasi impiegatizio. Ed anche le ridotte competenze del
nuovo collegio dei docenti, il Consiglio dei docenti, non darebbero il
giusto peso alle professionalità degli insegnanti”. Preoccupa, inoltre,
la possibilità, prevista dall’art. 10 del disegno di legge 953, che le
scuole possano “ricevere contributi da fondazioni finalizzati al
sostegno economico delle loro attività”. Secondo il presidente
dell’Anief, “anziché programmare il sostegno economico da parte di
Fondazioni, spesso tutt’altro che avulse da interessi, il Parlamento
farebbe bene a creare le basi per far reperire fondi adeguati alla
crescita dei nostri giovani”. Per tutti questi motivi, l’Anief si dice
d’accordo con Francesca Puglisi, responsabile Scuola Pd, secondo cui se
non si riuscirà “ad arrivare ad un disegno condiviso” sarà inevitabile
bloccare la riforma del riordino degli organi collegiali. “Si tratta di
una necessità che contrasta fortemente – sottolinea Pacifico – con
quanto previsto dal Governo, che per cancellare l’assurda ipotesi del
passaggio da 18 a 24 ore d’insegnamento settimanale ha deciso di
sottrarre quasi 50 milioni dal fondo d’Istituto, facendo sparire le
funzioni strumentali. L’Anief lo ripete da tempo: l’unica soluzione per
uscire da questo teatrino, incentrato sempre sullo stesso canovaccio,
la riduzione di risorse alla scuola pubblica, è quella di tornare a
considerare l’istruzione un investimento indispensabile. Aumentando i
finanziamenti per l’istruzione di almeno un punto percentuale rispetto
al Pil. Il nuovo Governo è avvisato”.
www.anief.org
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