Unità non fa rima con precarietà
Data: Giovedì, 15 novembre 2012 ore 08:15:00 CET Argomento: Opinioni
Dopo svariati anni
che non mi avvicinavo a questo tipo di manifestazioni, ho deciso di
partecipare ad una assemblea dei sindacati unitari svoltasi in
provincia di Viterbo la settimana scorsa, dove ho assistito alla
pantomima della rinnovata "unità" sindacale messa assieme non tanto dal
rischio di lavorare di più, ma in maniera"gratuita".
Nessun accenno al problema dei precari (qualche frase qua e là subito
stoppata), niente sui corsi di sostegno ai docenti "esuberati" che
taglieranno migliaia di docenti precari, niente sul concorsone (anzi
alcune sigle sindacali sono impegnate nella preparazione alla mega
festa del magna magna), niente sulle ferie non godute che molti
dirigenti scolastici (Viterbo compresa) hanno già minacciato di dare
obbligatoriamente durante le vacanze natalizie e pasquali.
L'unità riguarda soltanto il problema delle 24 ore (non pagate), con
docenti che hanno chiesto di scendere in piazza (nel pomeriggio,sic)
per correggere i compiti o preparare le lezioni, per dimostrare che non
è possibile lavorare 6 ore in più perché impedirebbe il normale
svolgimento del lavoro giornaliero del docente. Peccato che quando c’è
da lavorare oltre le 18 ore (a pagamento però) sfruttando gli spezzoni
tolti ai colleghi precari, sono pochi che rifiutano e nessuno si pone
il problema del tempo. Conosco colleghi che hanno 22/24 ore di
insegnamento settimanale e nessun problema con la correzione dei
compiti ne tantomeno del poco tempo da dedicare alla famiglia.
Ma i precari (ai quali il problema poteva interessare marginalmente
perché le 24 ore di servizio non intaccava l’organico dei docenti e
quindi, tra il lavorare 24 ore e il non lavorare per niente al precario
cambiava poco), hanno protestato e sono scesi in piazza contro questo
decreto, solidali con tutti i colleghi.
Solo che l’unità e la protesta finisce qui: tolto il problema “lavoro
in più ma gratuito” rientra il pericolo “costituzionale” per i
sindacati ed il grido dei precari per la forte probabilità di non avere
più nessun lavoro (altro che ore in più), rimane confinato in un
contenitore insonorizzato da dove non viene sentito da nessuno.
Io che ho vissuto le vere lotte dell’unità sindacale, le battaglie per
il riconoscimento dei diritti di TUTTI i lavoratori, gli scioperi, i
blocchi, gli scontri con le forze dell’ordine, mi vergogno di quello
che vedo e ribadisco in toto la mia opinione su queste rappresentanze
di categorie “di alcuni” lavoratori, che richiamano tutti all’unità nel
momento in cui la “CASTA” viene minacciata, ma che poi abbandonano i
lavoratori inutili, precari “a perdere”, come i vuoti del latte che
servono per contenere il nutrimento ma che , dopo svuotati, vengono
gettati via.
Giuseppe
Crisà, docente precario di Viterbo
giuseppe.crisa@istruzione.it
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