Diritto allo studio: luci e ombre
Data: Mercoledì, 14 novembre 2012 ore 10:30:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Per il presente e il futuro dell’istruzione e la ricerca in Italia, la Legge di Stabilità non sembra essere un segno di progresso. Per la prima volta dopo tre anni nei quali si era comunque trovato il modo di limitare la riduzione delle risorse per l’università, l’ultimo provvedimento non sembra dare alcuna certezza. Per questo al governo, e in particolare al ministro Profumo, è stato chiesto un impegno più forte ed esplicito. La nostra non è una richiesta sterile, ma si basa su due ragioni fondamentali. La prima è dall’inizio al centro del mio dialogo con i lettori sull’Unità. Scommettere sull’università e la ricerca significa anche scommettere sull’Italia in Europa, e quindi fare propri i suggerimenti di un’Europa che non mostra solo un volto “ragionieristico” e legato ai vincoli finanziari, ma stabilisce alcuni “vincoli culturali” essenziali, come quelli impostati nella Strategia2020. Pensare di contrastare la fuga dall’università a cui assistiamo oggi in Italia senza risorse adeguate non è plausibile ed è necessario invertire la tendenza. Non c’è vera tecnica senza la comprensione di questo punto essenziale. Il secondo punto, in vista dell’appuntamento elettorale italiano, riguarda il rapporto tra governo, Parlamento e pubblica amministrazione: spesso la situazione italiana si avvita in una “sovranità auto-limitata” che non va imputata a Bruxelles (in cui il ruolo dell’Italia è quello della condivisione della sovranità), ma a una gestione calcolatrice e priva di prospettiva della fiscalità generale italiana, che non sembra essere mutata quasi per nulla nel passaggio tra il governo Berlusconi e quello guidato da Mario Monti. Il compito di una politica di centrosinistra, quindi, davanti all’individuazione delle priorità per l’interesse generale del Paese, dovrà essere quella di superare tutte le resistenze al cambiamento, così fortemente presenti nelle classi dirigenti italiane, compresi i ranghi più elevati della pubblica amministrazione. In questo scenario sconfortante, c’è stato un segnale positivo, che fa intravedere la stella polare del prossimo governo, e su cui perdurerà l’insistenza del Partito Democratico. Riguarda l’approvazione, oggi in Commissione, dell’emendamento presentato da  Manuela Ghizzoni, deputata PD e presidente della Commissione cultura della Camera, grazie al quale viene rifinanziato con 50 milioni il Fondo statale per il diritto allo studio. Così nel 2013 l’intervento dello Stato a favore degli studenti sarà molto vicino a quello di quest’anno. Il Parlamento ha migliorato l’impatto della legge sugli studenti in modo decisivo, ma il risultato non deve farci affatto gridare vittoria. Stiamo parlando, infatti, di risorse di entità assai inferiori ai principali paesi europei, e del tutto insufficienti rispetto alle necessità degli studenti italiani. Tanto più che le Regioni hanno ridotto il loro contributo, caricandolo sull’aumento della tassazione studentesca. È per questo che da mesi chiediamo al governo, purtroppo invano, di cambiare del tutto l’impostazione delle politiche per il diritto allo studio. Le politiche per la crescita e per la qualificazione del capitale umano rischiano infatti di essere vuote chiacchiere (come è stata, finora, la “meritocrazia” all’italiana) se non si affronta l’emergenza del diritto allo studio, come asse centrale di una politica che miri alla mobilità sociale e alla eguaglianza di opportunità per i giovani italiani.

Marco Meloni
L’Unità







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-2479682.html