Viva l'Italia
Data: Lunedì, 12 novembre 2012 ore 05:00:00 CET
Argomento: Redazione


Ora, l’inno di Mameli nelle scuole si canterà per disegno di legge; un tempo, noi lo cantammo solo per  amore. Nei primi anni Cinquanta frequentavo le scuole elementari, con il grembiulino nero e il fiocchetto azzurro. Il mio maestro, patriottico, (non massone),  portava il gilè, sopra la camicia, vestiva di nero, e sempre con la cravatta. Prima di iniziare la lezione  - alzati in piedi, sull’attenti - ci faceva fare il segno della croce  e, a seguire, la preghiera del Padre nostro. Alla fine della giornata, prima che suonasse la campanella ci faceva cantare, guidandoci con la bacchetta come un vero direttore d’orchestra, Fratelli d’Italia! Serviva - ci diceva il maestro - come allenamento per arrivare preparati  e bene  intonati  al saggio ginnico di fine anno scolastico:  tutti in fila allo stadio: maglietta bianca e pantaloncini bleu per una coreografica e geometrica festa, sobria, fatta di ordine e disciplina, e di canti! Che tempi, gli anni cinquanta! Si cantava a scuola, pure - ricordo - “Il Piave mormorava calmo e placido  al passaggio… “ Altri tempi! Era festa, allora, il 4  Novembre; e nel giorno dei morti, ogni paese d’Italia portava una corona d’alloro al monumento del  suo milite ignoto! Che anni, quegli anni! Si era contenti di poco!  Non so se per virtù,  o per necessità!  E’ dei vecchi, ahimè, rinvangare e mitizzare il passato;  ma - lo giuro - anche se così fosse, il mito sentimentale - credetemi - non è menzogna. E’ la versione, semmai, verginale e  poetica - direi quasi  metafisica - di una esperienza storica che si modella nel racconto di una cosa che, accaduta una sola volta per tutte, non potrà più mai ripetersi una seconda volta come prima, se non come  ricordo - almeno per me - di struggente nostalgia!

Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com





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