San Teodoro - le mie radici
Data: Lunedì, 12 novembre 2012 ore 04:00:00 CET
Argomento: Redazione


Sutta lu munti di la timpa Abati,
ci stà ‘mpustatu
u ‘me paisi.
U ‘me paisi,
San Tiudoru iè chiamatu.
E poi, chi autru mi rici?
‘ Nto me paisi
Ci su li mè radici.
L’altro giorno, quasi per caso, ho incontrato… le mie radici! Si, ho visitato il mio “paese natio”, dove risiedono le mie origini! E’ il paesino di San Teodoro, in provincia di Messina, incuneato fra Cesarò, il bosco e il Parco dei Nebrodi.
San Teodoro, posta ai piedi della Timpa Abate, dove si installa in un panorama bellissimo, è una piccola perla di pace e di serenità.
Basta pensare che, all’entrata del paese, in località, “a Santuzza”, volgendo lo sguardo attorno, si possono ammirare, contemporaneamente, dei meravigliosi e variegati panorami: l’Etna maestosa, la città di Bronte, la grande vallata, attraversata dal fiume Troina, che si diparte dalla diga di Ancipa  e confluisce nel Simeto, in territorio brontese, la cittadina di Troina, situata nel territorio della provincia di Enna.
Spostandosi per 600 metri, circa, e percorrendo la strada principale del paese, si arriva ai piedi della timpa, verso il rione di “Santa Nicola”, da lì si può ammirare il bosco che è attraversato dalla strada che porta a San Fratello e poi fino a Sant’Agata di Militello, posta sulle rive del Mar Tirreno. All’interno del bosco, inoltre, si trova “Monte Soro”, una riserva naturalistica incontaminata, oltre ad essere sede di un impianto della rete televisiva.
La piccola “perla” di San Teodoro l’ho rivista con tanta emozione, mi sono recato nei luoghi, tanto cari, della mia giovinezza: la casa dove sono nato, posta tra Via Regina Elena e Via Gebbia, l’abbeveratoio ed il lavatoio della “gebbia”, l’abitazione in cui sono cresciuto, in Via Vittorio Emanuele, angolo Via Sant’Agata, la casa della nonna paterna, con cui avevo un rapporto molto profondo, ubicata in Via Umberto, la piazza Giovanni XXIII, chiamata “‘a Chiesa Nova”, dove vi è il Monumento ai Caduti.
Naturalmente ho visitato il cimitero dove ho vissuto attimi di riflessione e di intensa commozione. San Teodoro, una perla in mezzo alle campagne, un bellissimo panorama, un bel dipinto del Creatore, un quadro dipinto da un grande pittore. Peccato che per raggiungere “questa perla” bisogna percorrere una strada perigliosa e scoscesa, in quanto l’unica via di accesso, che collega il paese con la vicina Bronte, da anni, è abbandonata e lasciata in pessime condizioni.
Una perla che dovrebbe essere custodita e salvaguardata, ma ahimè, a volte le Istituzioni sono “latitanti” e abbandonano i “gioielli” migliori della loro terra.
Ma il pensiero ritorna al mio paese, sotto la “Santuzza” si trova la zona, cosiddetta, della “Finata”, dove vi è un’antica fontana con un’acqua fresca e pura. Mi ricordo la mia fanciullezza, l’edificio della scuola elementare, l’oratorio delle suore, la piccola Chiesa, la piazzetta, detta “u chianu ‘i monacu”, piazza Roma. Poi in estate, il 6 e 7 agosto, c’era la festa del patrono, con la processione per le strade del paese, il palco costruito per ospitare la banda musicale, la fiera del bestiame, la gara “per la rottura dei contenitori d’acqua di terracotta”, i famosi “bummula”, che venivano appesi ad una corda distesa fra i due lati della strada, “ai quattru cantuneri”, con i gareggianti bendati che, a turno, dovevano tentare di romperli. La fine della festa coincideva con un grande spettacolo di piazza, dove si assisteva al revival di musiche suonate dalla banda musicale del paese, e dove, immancabilmente, c’erano le bancarelle dei giocattoli, per i più piccoli, e dei venditori di calia, favi caliati, noccioline americane, torroni, ed altri prodotti dolciari. Ma il clou della festa era il sorteggio di un vitello e, infine, i fuochi d’artificio.
Mi ricordo, con tanta emozione, che durante le feste natalizie, in tutto il paese, si raccoglieva la legna che doveva servire per la sera del 24 dicembre, dove nella piazza principale, vicino alla Chiesa, oppure nella “Chiesa Nova”, si innalzava il cosiddetto “pagghiaru” che poi veniva acceso a tarda sera, ed era uno spettacolo bellissimo vedere quel grande falò, mentre nella vicina Chiesa si approntavano i preparativi per la Santa Notte di Natale. Noi ragazzi volgevamo lo sguardo verso quelle fiamme che si stagliavano, luminose, verso il cielo, e poi, alla fine della S. Messa, ammiravamo i fuochi pirotecnici e l’esplosione delle bombe.
Una vita semplice, tranquilla, una vita tra persone, quasi tutti imparentate. E poi d’estate, questa vita semplice veniva allietata dalle bellissime giornate di sole, dall’aria dolce e pulita, dalla quiete che vi regnava, dalle lunghe passeggiate tra “la Santuzza” e “Santa Nicola”, per andare a bere l’acqua fresca della “gebbia” dove sgorgavano rivoli d’acqua rinfrescante.
Per un giorno, mi sono “rituffato”… nella mia vita! Una giornata indimenticabile trascorsa in questa “piccola grande perla”, dove ho rivissuto, con i miei familiari, le stesse sensazioni della mia fanciullezza. Emozioni che non “gustavo” da moltissimi anni!
Vorrei che questa perla, fosse visitata da tante persone, che fosse apprezzata per la sua quiete, la sua aria pulita, e le sue bellezze artistiche e paesaggiste.
Vorrei che il mio paese, che questo luogo incontaminato, venisse custodito, salvaguardato e valorizzato dagli Enti Pubblici preposti.
San Teodoro, detto ‘u Casali, posto ai piedi della “timpa Abate”, appendice dei Nebrodi, è il mio paese natio, dove sono “custodite” le mie radici. Non so quando ci ritornerò, ma non ho mai dimenticato, né mai dimenticherò le mie origini. Perché, come dice un mio caro amico, “Noi siamo felici solo con le pietre che ci hanno visto bambini”.

Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-2479651.html