La scuola tra umanesimo e nuove tecnologie: tramonto del Petrarca o del vecchio modo di insegnare?
Data: Lunedì, 05 novembre 2012 ore 06:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
L’onnipresente
Marco Lodoli lancia su "La Repubblica" un nuovo allarme: è morto l’umanesimo, i ragazzi delle
scuole superiori non capiscono più gli insegnanti che parlano di
Petrarca. E’ la fine di un mondo, di un’epoca. Chissà dove andremo a
finire. Quello che non si capisce veramente è quali problemi di
comunicazione affronti Lodoli. Forse il nostro fantasioso
scrittore – peraltro di riconosciuto talento - non sa che già dai tempi
di Quintiliano ci si poneva il problema di come evitare che la noia a
scuola ammazzasse l’interesse degli studenti e non sa che, nella
cultura mediatica e tecnologica che caratterizza il nostro tempo, il
problema si è fatto a maggior ragione ancora più stringente. Tant’è che
il Ministero della Pubblica Istruzione sta varando un piano per
sviluppare una didattica multimediale con l’uso di tablet e risorse
tecnologiche su vasta scala. A cominciare dalle lavagne interattive e
dai libri on line per finire con i registri elettronici: un tentativo titanico di aggiornare la
comunicazione rivolta a un pianeta giovanile e adolescenziale
che solo queste modalità comunicative conosce, perché questi sono i
mezzi che hanno sostituito l’inchiostro e il calamaio da tempo. Ma
forse Lodoli non se ne è accorto ancora. O forse pensa che non si possa
spiegare Petrarca usando la lavagna interattiva multimediale e ottenere
molto più interesse dai ragazzi di quanto non se ne ottenga con una
lezione frontale. Con una lezione frontale, perfino spiegare Topolino
riuscirebbe ad annoiare chiunque.
La realtà è che il problema sollevato da Lodoli pone ancora una volta
in maniera drammatica la questione
della formazione degli insegnanti, dell’aggiornamento delle
metodologie didattiche, dell’innovazione della scuola, dei saperi e
delle modalità comunicative.
In parte il Ministero della Pubblica Istruzione sta rispondendo a
queste esigenze e il vasto piano di innovazione tecnologica rappresenta
un passo importante, come pure un passo importante è costituito dalle procedure concorsuali che stanno per
immettere nuove risorse, dotate di maggiori competenze anche
tecnologiche rispetto a generazioni di professori – non importa se
giovani o vecchi - ancorati a vecchie e improponibili concezioni
sacrali del sapere e che talvolta confessano candidamente di essere
ancora analfabeti informatici.
Ma forse non basta ancora. Ai provvedimenti legislativi dovrebbe
seguire una diffusione della cultura dell’innovazione associata ad una
cultura della valutazione e del merito. Sistemi e provvedimenti che
permettano di riconoscere e incentivare i migliori insegnanti, di
rendere visibili e premiare i migliori risultati, soprattutto quelli
ottenuti nelle condizioni più difficili. Non è comunque accettabile che
ci si lamenti sulle pagine di uno dei maggiori quotidiani di una
presunta morte dell’umanesimo citando, come fa Lodoli, la querelle di
una professoressa che sicuramente non sa comunicare ma che
probabilmente non sa neanche insegnare.
Donatella
Purger - Firstonline.info
donatellaaura@gmail.com
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