Università di Catania - Scoppia il caso “ Lucio Maggio “nominato direttore generale – La casta baronale e i privilegi del mondo accademico : contestata la spesa per i dirigenti
Data: Sabato, 03 novembre 2012 ore 13:03:10 CET
Argomento: Rassegna stampa


Dalla rassegna stampa riportiamo:

Ateneo, scoppia il "caso Maggio" Esposto a Procura e Corte dei conti.
La Uil Rua: «Sul direttore generale iter discutibile e nomina inopportuna»

  • Catania (Cronaca),
  • pagina 30  Mario Barresi

Si alza il livello di scontro tra Ateneo e sindacati. Anche perché, stavolta, sotto i riflettori c'è l'utilizzo dei soldi dell'Università: quelli previsti per la retribuzione del direttore generale, Lucio Maggio: 163.914,54 euro lordi l'anno, più un eventuale bonus di risultato pari al 20% dell'indennità. E soprattutto perché i sindacati contestano la legittimità di questo incarico, con un esposto alla Procura di Catania e alla Corte dei Conti regionale.
La vicenda trae spunto dalla denuncia di Nino Gatto, segretario generale della Uil Rua di Catania. Nell'invocare «una più generale verifica sugli incarichi, consulenze e appalti recentemente messi in essere», il sindacalista ricostruisce con una serie di documenti tutto il «discutibile iter» che si è concluso, lo scorso 20 agosto, con il conferimento dell'incarico di direttore generale dell'Università di Catania, così come previsto dallo Statuto d'Ateneo. Ma la nomina di Maggio, secondo l'esposto della Uil Rua, sarebbe avvenuta «senza alcuna forma di selezione nonostante l'esistenza in servizio presso l'Ateneo di altri dirigenti di ruolo». Gatto segnala come «meritevole di attenzione» anche «la previsione di inscindibilità dell'incarico per tutti e quattro gli anni di vigenza contrattuale nonostante manchi meno di un anno alla fine del mandato del Rettore».
Nell'esposto si parte dal maggio del 2009, «allorquando al dott. Maggio, ricercatore universitario e delegato del rettore per i rapporti tra lo Staff, la direzione amministrativa e la dirigenza dell'Ateneo, viene conferito l'incarico di dirigente dell'ufficio staff del Rettore». Il successivo passaggio: «Dopo meno di un mese, il Senato accademico, nella seduta del 22 giugno 2009, esprime parere favorevole al conferimento dell'incarico di direttore amministrativo al dott. Lucio Maggio; dopo quattro giorni, il Consiglio di amministrazione, nella seduta del 26 giugno 2009, dopo aver conferito l'incarico di dirigente di prima fascia a sei dirigenti di ruolo che, per statuto, potevano ambire alla carica di direttore amministrativo, affida l'incarico di Direttore Amministrativo al dott. Lucio Maggio, fino al mese prima ricercatore universitario in diritto romano e diritti dell'antichità». Il segretario della Uil Rua aggiunge due note. La prima: dal 1º luglio 2009, «appena cinque giorni dopo le delibere di cui sopra», è entrato in vigore «il dlgs 78/2009 che sancisce il controllo preventivo della Corte dei Conti sugli incarichi fiduciari». La seconda: «Tutto ciò è avvenuto nonostante i rilievi fatti dal Ministero dell'Economia e delle Finanze il 6 aprile 2012». La terza: ««Nel periodo anzidetto la verifica degli atti amministrativi era di competenza del dirigente del personale nominato irritualmente in carenza di laurea». Ma si arriva alla nomina «inopportuna, che si fonda su presupposti altrettanto inopportuni, il cui controllo di legittimità - si legge nell'esposto a Procura e Corte dei Conti - si demanda, laddove fosse ritenuto, alle Autorità in indirizzo».
La replica: «L'Ateneo conferma che le procedure per tali nomine sono state eseguite nel più rigoroso rispetto delle leggi, dei regolamenti e dello statuto vigenti. Nelle ultime sedute del Consiglio di amministrazione (venerdì 26 ottobre) e del Senato accademico (lunedì 29 ottobre), inoltre, il rettore Antonino Recca ha comunicato di aver conferito pieno mandato ad uno studio legale "al fine di predisporre una relazione con la quale si chiarisca alle autorità interessate l'iter procedurale seguito dagli organi di questo Ateneo per il conferimento dei superiori incarichi, nonché di vagliare ogni altra opportuna azione a tutela degli interessi dell'Ateneo».
03/11/2012

Il contratto
Le funzioni
Gli è attribuita «la complessiva gestione e organizzazione dei servizi, delle risorse strumentali e del personale tecnico-amministrativo dell'Ateneo».
La durata
L'incarico è quadriennale, con decorrenza dal 1º settembre 2012, ed è rinnovabile.
IL compenso
Il trattamento economico complessivo, «annuo fisso lordo», è di 163.914,54 euro. «Alla luce dei risultati conseguiti», al direttore «potrà essere corrisposta annualmente una retribuzione aggiuntiva di risultato, pari al 20% del trattamento economico complessivo».

Università, contestata la spesa per i dirigenti  «Da tagliare anche consulenze e auto blu»

http://ctzen.it/2012/06/27/universita-contestata-la-spesa-per-i-dirigenti-da-tagliare-anche-consulenze-e-auto-blu/ Di Desirée Miranda | 27 giugno 2012 | 2 commenti
Cifre troppo alte per alcune voci di bilancio dell’ateneo catanese. A sottolinearle è il Coordinamento unico d’ateneo che, in un’ottica di risparmio, suggerisce alcuni tagli al rettorato. A partire dagli stipendi dei dirigenti etnei, i più ricchi d’Italia. Dall’ateneo arriva solo un no comment. Ma, in un documento inviato a tutti i docenti, il direttore amministrativo Lucio Maggio presenta i suoi numeri: «La spesa è complessivamente diminuita», sostiene
È guerra di numeri tra i membri del Coordinamento unico d’ateneo e la dirigenza dell’università degli studi di Catania. Al centro del problema la spesa per i dirigenti, ma anche per le auto blu, per collaudi e consulenze e per l’esternalizzazione di servizi. Cifre, quelle che si riferiscono a queste voci di bilancio, considerate troppo alte in un periodo di tagli. È così che «nel clima nazionale di ristrettezze e di revisione della spesa corrente per le istituzioni di ogni ordine e grado, riteniamo doveroso suggerire, in un dibattito franco e aperto – scrivono dal Cuda – alcune linee di possibile e necessario contenimento della spesa del nostro ateneo». Il sito di Unict è la fonte per i dati presi in considerazione, comparati anche con quelli di altre università italiane.
Tra il 2008 e il 2011 «mentre l’ateneo conosceva la peggiore contrazione di finanziamenti alla ricerca e mentre il corpo docente e tecnico amministrativo subiva il blocco stipendiale, del turn-over e degli avanzamenti di carriera – spiegano dal Coordinamento – i compensi dei dirigenti aumentavano fieramente, saldamente nonché progressivamente». Tutti oltre i 100mila euro annui, i più ricchi d’Italia. E pure i più numerosi, secondi per quantità di presenze solo a Bologna. L’università di Catania per gli stipendi dirigenziali spende « l’1,13 per cento del Ffo (Fondo di finanziamento ordinario, ndr), mentre gli atenei che sono avanti nella classifica del Sole 24ore spendono molto meno», si legge ancora sul documento del Cuda. Il Politecnico di Milano – che spende lo 0,69 per cento del Ffo – e l’Università di Trento – con lo 0,78 per cento – rappresentano due esempi. L’accento, in particolare, è messo sul compenso per il direttore amministrativo Lucio Maggio, «duplicato negli anni». E di poco inferiore a quello del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo.
Sotto accusa anche il capitolo collaudi e consulenze. Il rettore Antonino Recca ha deciso di «conferire l’incarico di collaudatore a docenti dell’ateneo e non al personale tecnico dell’ufficio che ha curato la redazione degli elaborati di progetto e ne ha verificato l’effettiva realizzazione», lamenta il Cuda. A scriverlo, in un documento citato dal Coordinamento e indirizzato al dirigente dell’ufficio tecnico, è lo stesso Magnifico il 2 dicembre del 2008: «Al fine di garantire, in misura ancora maggiore, l’efficacia e la trasparenza dell’azione amministrativa in materia di lavori pubblici, per il prosieguo, invito la S.V. ad inviare richieste generiche di nomina di collaudatore, che mi riserverò di scegliere di volta in volta». La normativa in merito, però, vuole che si utilizzino professionisti esterni all’ufficio tecnico solo nel caso in cui questo manchi di professionisti con i giusti requisiti. «Non una prassi, dunque, ma una legge quella che privilegia le figure interne», sottolineano i membri del coordinamento. Anche in questo caso una spesa inutile, perché i professionisti interni verrebbero pagati meno.
Altro capitolo in cui è possibile tagliare secondo i componenti del Coordinamento unico d’ateneo è quello relativo alle auto blu e all’esternalizzazione di servizi. Se per le prime si invita ad un uso ponderato delle stesse, per quanto riguarda i servizi esternalizzati ad essere sotto la lente d’ingrandimento sono quelli di bidellaggio e assistenza e il controllo edifici. «Che impiegherebbero già importi di alcune centinaia di migliaia di euro», scrivono. Se da un lato si riconosce un ruolo di promozione all’esternalizzazione, «elemento di non poco conto, in ogni stagione e per più ragioni», dall’altro però queste decisioni non «paiono rispondere a quella contrazione generalizzata della spesa dovuta alla scelta di anticipare l’accentramento amministrativo-contabile».
Dal rettorato non hanno nessuna intenzione di risponde al Cuda, finché «non firmeranno i loro documenti, anche solo con un portavoce», fa sapere l’ufficio stampa d’ateneo. Che mette però a disposizione un documento a firma del direttore amministrativo Lucio Maggio in risposta a un docente: un chiarimento, diramato prima della pubblicazione del documento del Cuda, in merito alla spesa per la dirigenza d’ateneo. Il numero dei dirigenti, spiega Maggio, ha avuto una parabola prima crescente e poi decrescente tra il 2008 e il 2012. Partendo da 16 è cresciuto di due unità nel 2009 per arrivare ai 13 attuali. «Se da una parte sono stati attribuiti nuovi incarichi dirigenziali – scrive il direttore amministrativo – dall’altra tale incremento è stato progressivamente compensato dalle cessazioni frattanto intervenute». Maggio specifica inoltre che il rapporto tra i dirigenti dell’ateneo ed il personale tecnico-amministrativo è pari allo 1,08 per cento- 13 dirigenti per 1.200 unità di personale tecnico-amministrativo -, «un rapporto decisamente basso e comunque di gran lunga inferiore a quello presente in altri enti pubblici».
Le nuove nomine, comunque, sono state fatte all’interno dell’organico d’ateneo e, insieme al minor numero degli incarichi stessi, ne deriva che la spesa dal 2009 al 2012 segue la stessa parabola prima crescente e poi decrescente del numero dei dirigenti. E, secondo Lucio Maggio, «risulta essere complessivamente diminuita». Catania, inoltre, precisa il direttore amministrativo «è tra le poche amministrazioni che ha reso pubblica tale
spesa sul proprio sito web istituzionale». I chiarimenti di Maggio non convincono però i membri del Cuda. «Lungi dal chiarire la questione contribuiscono purtroppo a sollevare una lunga lista di ulteriori dubbi» sostengono.
La trasparenza sbandierata non sarebbe poi tale, perché mancano le informazioni sulle assenze dei dirigenti e sulle consulenze. Non solo. Il rapporto tra dirigenti e personale tecnico amministrativo considerato basso da Maggio è invece decisamente alto secondo i membri del Cuda. Non va paragonato, infatti, a quello di altri enti pubblici come regione e provincia, ma ad altri atenei. E dall’ultimo rapporto del Cnvsu – Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario – del Miur, la media nazionale di tale indice è di 0,53 per cento. Quello di Catania è all’1,08 per cento.
Maggio sorvola, poi, sull’aumento degli stipendi individuali. «Non si capisce – continuano dal Cuda – quali dati il direttore amministrativo abbia utilizzato per fornire le cifre della spesa effettiva, in quanto i dati riportati sul nostro sito web di ateneo, di cui il direttore stesso ha vantato i record di trasparenza forniscono cifre diverse».

Unict, per Maggio proroga e superstipendio Esposto Uil: «Anomalie nella scelta»
Di Carmen Valisano | 3 novembre 2012
http://ctzen.it/2012/11/03/unict-per-maggio-proroga-e-superstipendio-esposto-uil-anomalie-nella-scelta/
Uno stipendio da quasi 164mila euro all’anno e un iter di assegnazione dell’incarico (che sarà prorogato per 4 anni) giudicato “anomalo”. La Uil Rua ha presentato un esposto alla Corte dei conti e alla Procura sulla nomina di Lucio Maggio a direttore generale dell’Università di Catania. «Da tre anni non ci sono contrattazioni né relazioni sindacali, non ci restano altre strade». L’Ateneo replica: «Tutto regolare»
Un incarico pesante, di grande responsabilità e a tratti poco invidiabile visti gli ultimi mesi di intense polemiche. Quello di Lucio Maggio – ex direttore amministrativo dal 2009 e adesso direttore generale dell’Università di Catania, secondo la nuova denominazione assunta con il nuovo statuto – è anche un lavoro ben remunerato. Uno stipendio lordo da quasi 164mila euro - 163.914,54 per la precisione – più un possibile bonus del 20 per cento complessivo. «Con 14 lavoratori a rischio e in tempi del genere, non è una cosa moralmente normale», afferma Nino Gatto, segretario generale della Uil Rua di Catania. Lo stipendio del dirigente era già stato al centro delle polemiche in passato, quando noi di Ctzen lo avevamo confrontato a quello del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. Adesso la polemica si estende alle modalità di scelta del prof. Maggio.
Un esposto presentato alla Corte dei conti e alla Procura della Repubblica ripercorre l’iter che ha portato alla nomina di Maggio – che fino a poco prima del suo incarico era ricercatore di Diritto romano dell’ex facoltà di Giurisprudenza – prima a direttore amministrativo (nel giugno 2009) e poi, dopo l’entrata in vigore dello statuto, a direttore generale. Un ruolo affidato in maniera anomala – sostiene il sindacalista - senza una selezione che tenesse conto delle altre figure che potevano potenzialmente ambire al posto. Viene ritenuta strana – visti i tempi di revisione di spesa e ristrettezze nella pubblica amministrazione – anche la clausola che lega per altri quattro anni Maggio al suo posto, nonostante a febbraio si debba votare per il nuovo rettore. «Un po’ di allegria in questa gestione c’è», afferma Nino Gatto. La replica di palazzo Centrale non si è fatta attendere molto. «L’Ateneo conferma che le procedure per tali nomine sono state eseguite nel più rigoroso rispetto delle leggi, dei regolamenti e dello statuto vigenti – si legge in una nota inviata alla stampa - Nelle ultime sedute del Consiglio di amministrazione (venerdì 26 ottobre) e del Senato accademico (lunedì 29 ottobre), inoltre, il rettore Antonino Recca ha comunicato di aver conferito pieno mandato ad uno studio legale “al fine di predisporre una relazione con la quale si chiarisca alle autorità interessate l’iter procedurale seguito dagli organi di questo Ateneo per il conferimento dei superiori incarichi, nonché di vagliare ogni altra opportuna azione a tutela degli interessi dell’Ateneo”».
Una nuova guerra di carte bollate, come quella che ha contraddistinto l’approvazione del tribolato statuto, giunto perfino davanti al Tar? «Da tre anni non ci sono contrattazioni né relazioni sindacali – afferma con decisione Gatto – non ci restano altre strade». I rapporti tra il rettore Antonino Recca e i rappresentanti sindacali sono sempre più tesi, come risulta dall’ultimo scontro in merito alle nuove linee comportamentali da tenere in caso di provvedimento disciplinare. Nel corso dell’assemblea pubblica di venerdì 26 ottobre c’era stata l’apertura del Magnifico al dialogo. Poi la marcia indietro di lunedì, quando il Senato accademico ha approvato la mozione che obbliga il Rettore ad occuparsi solo dell’attività ordinaria fino alla scadenza del mandato. Una tensione che si riflette su tutta la comunità accademica, ma che sembra tramutarsi in uno strano status quo. «Mi intristisce questo silenzio – spiega il sindacalista – Dove sono i docenti e il personale? E i candidati rettore?», si chiede. Insomma, a parte qualche eccezione, sembra che il dialogo all’interno del Siculorum Gymnasium sia temporaneamente sospeso. Anche su temi che avrebbero dovuto infiammare un dibattito. «Manca la coscienza civica della comunità», conclude pensieroso Nino Gatto.

Un milione di euro per 9 dipendenti Lo "spreco" dell'ateneo di Catania. La denuncia e la replica: "applicata la legge"

http://livesicilia.it/tag/lucio-maggio/  di Andrea Sessa
Un'associazione di universitari catanesi "fa le pulci" alla gestione finanziaria dell'ateneo, ed è subito polemica.La vicenda parte da un dossier presentato dall'associazione Logos sugli stipendi "maxi" dei dirigenti dell'Università. Il documento evidenzia "gli eccessivi costi di retribuzione corrisposta al personale dirigente nell'organico dell'Università, prospettando preoccupanti ricadute finanziarie ai danni degli studenti". L'inchiesta degli universitari prende le mosse dai dati pubblicati sul sito web dell'ateneo: "Abbiamo preso visione delle tabelle retributive dei dirigenti pubblicate sul sito web - spiega il portavoce di Logos Angelo Alù -, e attraverso un’analisi comparativa riguardante il trattamento retributivo dei dirigenti di altre università italiane evidenziamo l’esistenza discutibile di maxi stipendi in favore del personale dirigente".

I numeri. Per nove dipendenti a tempo indeterminato l'ateneo spende più di un milione di euro, mentre per altri otto dipendenti a tempo determinato la spesa si aggira sugli 800mila euro.
Inoltre, fa notare l'associazione, "quasi due milioni di euro sono destinati esclusivamente al pagamento degli stipendi di soli 17 dirigenti nell’anno 2010, registrandosi un lieve aumento rispetto al precedente anno 2009, ed un ancor più evidente aumento rispetto all’anno 2008, la cui spesa per il personale dirigente era pari a un milione e mezzo di euro".
La risposta dell'ateneo è arrivata attraverso il direttore amministrativo Lucio Maggio, il quale ha spiegato che "con riferimento al trattamento retributivo della dirigenza, l'Università di Catania applica quanto prescritto dalla normativa vigente e dalle previsioni contenute nella contrattazione collettiva (nazionale e integrativa), sia per ciò che concerne i trattamenti individuali, sia per quanto riguarda la quantificazione dei fondi specificamente destinati - per legge e per contratto - al trattamento accessorio dei dirigenti, fondi non stornabili ad altri fini".
Per quanto riguarda il suo stesso stipendio Maggio spiega che "esso è sottratto alla contrattazione, essendo stabilito per legge, nella misura prevista da un apposito decreto interministeriale, emanato nell'anno 2001 e mai aggiornato".
Ma per Logos "in un momento storico in cui gli effetti della crisi economico-finanziaria hanno condizionato negativamente l’utilizzazione delle risorse disponibili per il potenziamento dei servizi per gli studenti, aggravato da un costante e reiterato aumento delle tasse universitarie, troviamo inopportuno e eticamente riprovevole segnalare un sensibile aumento percentuale della retribuzione di per se già elevata dei dirigenti nel corso degli ultimi due anni".
Angelo Alù, concludendo il lungo dossier, esprime "rabbia perchè a fronte di un aumento sempre maggiore dei compensi non corrisponde un equo e proporzionale miglioramento dei servizi didattici di base". Nell'ultimo anno a Catania le tasse sono aumentate (dai 250 euro per la prima rata nel 2004, ai 300 euro nel 2011) e le borse di studio sono diminuite.

Università, lo stipendio del ministro? Uguale al direttore amministrativo d’Ateneo

http://ctzen.it/2012/02/23/universita-lo-stipendio-del-ministro-uguale-al-direttore-amministrativo-dateneo/  Di Claudia Campese | 23 febbraio 2012

Appena tremila euro lordi l’anno. Tanto si differenzia la retribuzione del manager etneo – e dei suoi colleghi della stessa fascia – da quella del titolare dell’Istruzione. E quasi 10mila euro in più dei viceministri. Giacomo Pignataro, docente di Economia e finanza pubblica a Catania: «C’è un problema di equità nella contribuzione a questa politica di rigore»
«Per una configurazione organizzativa efficiente gli stipendi devono seguire le responsabilità». Lo dice il buon senso e pure l’economia. Eppure, nel mondo dell’Istruzione, si è deciso per un livellamento. Rigorosamente verso l’alto. Capita così che il ministro della Pubblica istruzione Francesco Profumo abbia all’anno lo stesso stipendio dei super manager degli atenei italiani di fascia più alta. Tra cui figura anche Catania. La differenza tra la tasca del titolare dell’Istruzione e quella dei direttori amministrativi delle università è infatti di circa tremila euro l’anno lordi. Appena pochi spiccioli su una retribuzione ministeriale pari a 199.778 euro, pubblicata sul sito del Miur secondo le nuove regole di trasparenza imposte dall’esecutivo di Mario Monti. Lucio Maggio, direttore amministrativo di Unict, ha percepito nel 2011 196.697 euro. Più 46 centesimi. In linea con i colleghi dei grandi atenei. A perdere nel confronto sono invece i viceministri, con i loro 188.868 euro annui.
Nessuno scandalo. I livelli di retribuzione dei direttori amministrativi delle università italiane è infatti fissato da un decreto ministeriale che risale al maggio 2001 e da allora mai aggiornato. Il documento – con indicazioni ancora in lire – divide gli atenei in quattro fasce secondo l’ammontare del fondo di finanziamento ordinario, il numero di studenti, di dipendenti, di facoltà e la presenza di centri d’eccellenza. Per ogni fascia viene stabilita una retribuzione base più alcuni scatti. Il più consistente, il 25 per cento dello stipendio, viene assegnato solo al conseguimento dei risultati stabiliti per l’anno dal consiglio d’amministrazione. Obiettivi quindi che variano nei diversi atenei e con un certo margine di discrezionalità. Nonché di genericità. Per l’anno 2010, ad esempio, l’università di Catania aveva posto tre paletti al suo massimo dirigente Maggio: il contenimento della spesa, la razionalizzazione nella locazione delle risorse d’ateneo e il completamento della riorganizzazione dei dipartimenti. A questi parametri va poi aggiunta la valutazione delle competenze. Voto conseguito dal manager etneo: 9,3 su 10. Stipendio pieno. Così come i colleghi di Palermo, Bologna, Napoli e Torino. Ma non Padova e Milano, due poli da sempre riconosciuti come eccellenti. Secondo le statistiche, almeno più di Catania.
Gestire un ateneo è quindi come gestirli tutti. «C’è da dire però che in tempi normali i ministri sono anche parlamentari e percepiscono entrambe le indennità», spiega Giacomo Pignataro, docente di Economia e finanza pubblica all’università di Catania. Per il professore, infatti, la questione è più generale: «C’è un problema di equità nella contribuzione all’attuale politica di rigore». Mentre i fondi all’Istruzione vengono tagliati di anno in anno e a diverse categorie vengono chiesti sacrifici, gli stipendi dei super manager restano invariati. Se ne discute in questi giorni in Parlamento, dove si è già accesa la polemica sulla norma del decreto Salva Italia che impone un tetto di 300mila euro alle retribuzioni dei manager statali. Soggetti non meglio definiti secondo la sinistra, che chiede vengano considerati anche il settore dell’università e degli enti locali. Ma altrove, intanto, si è già cominciato a tagliare. Per i docenti sono stati bloccati fino al 2013 gli adeguamenti al costo della vita e gli scatti di anzianità. Bonus che comunque in futuro saranno rivisti sulla base del merito. «Il blocco degli scatti colpisce tutti e per tutta la vita – spiega Pignataro – E’ come salire dei gradini: alla fine della carriera non si arriverà mai in cima. E la cosa si ripercuoterà anche sulle pensioni». Una situazione che si aggrava soprattutto nel caso dei giovani ricercatori, «già con poche prospettive per il loro futuro accademico».
Ancora più in generale resta la questione delle valutazioni qualitative in un settore come l’Istruzione. «Qui parliamo di formazione. E’ di certo difficile quantificare dei risultati. Fossimo in una fabbrica di bulloni assegneremmo i bonus in base ai bulloni prodotti», continua il docente. Ma la preparazione degli studenti non è così facilmente quantificabile. Tanto più che le scelte dei direttori amministrativi non riguardano direttamente la didattica ma parametri che influenzano la qualità generale dell’ateneo. E le procedure di valutazione non facilitano certo la trasparenza. A proporre la valutazione sul conseguimento degli obiettivi del manager universitario è infatti il rettore. La stessa figura che lo ha in precedenza proposto per quel ruolo. Meccanismo che, nel caso dell’università di Catania, resterà invariata anche con il nuovo contestato statuto. «Il vero problema è che in Italia – conclude Pignataro – non abbiamo ancora un sistema rigoroso e soprattutto esterno per valutare le organizzazioni».

Catania, studenti denunciano maxi stipendi per i dirigenti

http://www.universita.it/catania-inchiesta-logos-stipendi-dirigenti-universita/
Hanno letteralmente “fatto le pulci” al sito internet del loro ateneo, e hanno stilato un rapporto molto dettagliato sulla retribuzione dei dirigenti dell’Università di Catania. Protagonisti di questa inchiesta nata “dal basso” sono alcuni studenti di Logos, associazione culturale giovanile ricreativa e universitaria, che a seguito dell’indagine hanno denunciato sui mezzi di informazione un aumento ingiustificato degli stipendi.
Stando alla loro analisi infatti a Catania, si è passati in tre anni da 1 a 2 milioni di spesa destinati alla retribuzione della dirigenza a tempo determinato e indeterminato, un aumento superiore al resto d’Italia soprattutto in clima di tagli e disservizi. Supporto indispensabile per l’indagine è stata l’operazione trasparenza messa in campo dal ministro Brunetta, che richiede la pubblicazione del trattamento stipendiale dei dirigenti nelle pubbliche amministrazioni.
I maxi stipendi, secondo gli studenti, sono infatti incompatibili sia con i vincoli di contenimento della sfera pubblica sia con i “parametri di virtuosità della costo del personale”, in poche parole stridono con i tagli attuati sull’istruzione e l’aumento delle tasse a carico degli studenti. Oltre all’aumento della spesa, del 100% tra il 2008 e il 2009, i manager dell’università di Catania sarebbero inoltre retribuiti in modo molto più “benevolo” rispetto agli omologhi nel resto d’Italia.
Si parla infatti di una media di stipendio che si aggira intorno ai 111 mila euro lordi annui, a cui seguono i dirigenti di Firenze con 94 mila euro, Napoli 78 e Roma Tor Vergata con 78 mila, e via diminuendo. “Troviamo eticamente riprovevole il sensibile aumento percentuale della retribuzione dei dirigenti, di per sé già elevata, effettuato nel corso degli ultimi due anni – ha dichiarato Angelo Alù, portavoce di Logos – soprattutto se questo si mette in relazione con l’aumento delle rette universitarie e in generale del costo degli studi”.
La replica alle accuse non si è fatta attendere, per il tramite del direttore amministrativo dell’ateneo, Lucio Maggio. Il trattamento economico della dirigenza applicherebbe, spiega Maggio, “quanto prescritto dalla normativa vigente e dalle previsioni contenute nella contrattazione collettiva, nazionale e integrativa”, precisando però che il “trattamento economico del direttore amministrativo è sottratto alla contrattazione”.







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