
I docenti italiani sono tra i meno pagati dell’area Ocse: -5mila dollari l’anno
Data: Mercoledì, 31 ottobre 2012 ore 05:00:00 CET Argomento: Sindacati
il numero di ore è
quasi lo stesso e a fine carriera il gap diventa altissimo Tutti gli
studi, nazionali ed internazionali, convogliano su un dato
inequivocabile: tra i paesi economicamente e socialmente più avanzati,
gli insegnanti italiani sono tra i meno pagati. L’ultima indicazione
giunge da un’elaborazione delle tabelle, aggiornate al 2010,
dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico:
rispetto alle retribuzioni dei 35 paesi dell’area Ocse che hanno
fornito i dati, l’Italia si colloca al 24° posto su 35. Se si analizza
il dato per settori scolastici, pur lavorando sostanzialmente lo stesso
numero di ore, i docenti della scuola superiore guadagnano in media
36.582 dollari, l'11,2% in meno rispetto alla media dell'Ocse (con un
differenziale negativo di oltre 4.500 dollari). Non va meglio per i
docenti delle medie, per i quali se lo stipendio negli ultimi 10 anni è
aumentato del 4,6% (contro però un +18,2% dei paesi Ocse), il reddito
rimane fermo a 35.583 dollari, cioè il 9,7% in meno rispetto alla media
dei colleghi (quasi 4.000 dollari di differenza). Ma i più penalizzati
in Italia rimangono i maestri dalla scuola primaria, che hanno un
reddito medio di appena 32.658 dollari, pari al 13,1% in meno rispetto
alla media Ocse che corrisponde a quasi 5.000 dollari. Per non parlare
del fatto che lo stipendio dei maestri italiani nell’ultimo decennio è
aumentato del 5,2%, a fronte di una media del +22,5%. E questo sebbene
alla primaria il numero di ore raggiunga la considerevole quota di 770,
in linea con quella degli altri paesi dell’area. “Questi dati –
commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alla
scuola – confermano che, a dispetto di quanto vogliono farci credere il
Governo e il Ministro Profumo, negli ultimi anni le ore di lavoro dei
nostri insegnanti sono già aumentate. Ma lo stesso non vale per le
retribuzioni, visto che anche dalla recente indagine Ocse ‘Education at
a Glance’ è risultato che fatto 100 lo stipendio medio degli insegnanti
dei 37 paesi economicamente più progrediti, la busta paga dei docenti
italiani è cresciuta ogni anno a partire dal 2005 solo del 4-5%; mentre
nella media Ocde l’incremento è stato del 15-22%. Col risultato che nel
2010 il reddito medio dei docenti italiani era di 32mila euro lordi,
mentre in Inghilterra superava i 49mila”. Per non parlare del fatto che
in Italia non esiste una carriera dei docenti: “dal momento
dell’accesso alla professione, i nostri insegnanti – ricorda Pacifico -
si ritrovano in busta paga 28.000 euro, una cifra abbastanza in linea
con i colleghi europei. Ma nel corso dell’ultimo anno di servizio,
quello precedente alla pensione, si forma un gap incredibile: tra i
7mila e gli 8mila euro”. Il sindacalista di Anief e Confedir ritiene
che non c’è altro tempo a perdere: “questa perdita secca dei salari
influisce molto sulla motivazione del corpo insegnante, che accede al
ruolo dopo anni di sfruttamento da precario e che di fatto non ha una
prospettiva di carriera. Per cambiare rotta - conclude Pacifico -
bisogna assolutamente tornare ad alzare l’asticella degli investimenti
delle spesa pubblica nel settore dell’istruzione, sbloccare gli
stipendi fermi al 2009, ridefinire gli organici e attuare un piano di
assunzioni su tutti i posti vacanti”.
www.anief.org
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