Costo
di un F-35, «modello base» circa 80 milioni di Euro, esclusa
manutenzione; costo totale dei finanziamenti per la
cooperazione internazionale allo sviluppo
nel 2011, 23 milioni di Euro circa. Legge di stabilità e inclusione del
pareggio di bilancio in Costituzione: approvati con voto di fiducia;
riforma delle legge di cooperazione risalente al secolo scorso, anno
1987: in discussione da una ventina d'anni nei due rami del Parlamento
senza esiti. Bastano poche cifre e qualche dato politico conseguente a
fotografare una divaricazione crescente tra quanto abbiamo sottoscritto
a livello di impegni verso
le
politiche di riduzione della povertà, diritti dei minori e tutto
quello che includono gli
Obiettivi di
Sviluppo del Millennio, e i diktat dei mercati finanziari.
Questo significa che esistono esigenze di credibilità internazionali a
geometria variabile, impegni di serie A e di serie B, evidentemente gli
uni legati al rating ed ai conseguenti spread, gli altri alla necessità
di salvare miliardi di vite umane dal gorgo della miseria. In Italia,
attualmente, abbiamo ben due Ministri che si occupano di cooperazione
ma, come evidenziato dal Capo del Governo durante l'ultimo Forum sulla
cooperazione di qualche settimana fa, la materia è condizionata dalla
crisi finanziaria e dunque non è possibile essere coerenti con quanto
abbiamo promesso al mondo, tutto qui, semplicemente.
Da molto tempo, in sede politica come governativa, si parte dalla
precondizione che non sarà possibile mettere a disposizione di questi
impegni internazionali se non una manciata di milioni, diciamo un mezzo
F-35, ma nulla di più. Ora però, di fronte allo scandalo dei prezzi
gonfiati, di questa Salerno-Reggio Calabria militare, ci aspettiamo che
dall'interno del Governo e del Parlamento si levino le stesse voci che
reclamano al più presto una legge di riforma del settore cooperazione,
e si trovino le risorse per dare credibilità internazionale al Paese
anche facendo scelte coerenti con queste altre compatibilità che non
sono semplicemente economiche ma etiche e dunque fondative
dell'orizzonte verso il quale si vuole condurre la nazione.
Se si invoca l'Europa, infine, allora forse bisogna richiamare
l'evidenza che l'intero continente non riesce a dare il suo contributo
alla pace, pur avendo vinto un Nobel per questo, anche perché l'Italia
ha cancellato la sua politica estera di cooperazione allo sviluppo
verso molti Paesi dell'Africa sub sahariana, nei quali spesso gli
interventi di lotta alla povertà a favore delle popolazioni rurali
disinnescano vere e proprie bombe sociali a frammentazione.
I sistemi d'arma, dunque, non possono essere legibus soluti, in
particolare quando la retroattività fiscale viene introdotta con la
giustificazione dello stato di eccezione permanente. Se è possibile far
pagare al contribuente tasse retroattive, allora è possibile
rinegoziare i contratti militari, semplicemente seguendo la stessa
logica. Coerenti sino in fondo.
Raffaele k.
Salinari, Il Manifesto