
(S)carica(mento) dei 101(mila), lotte studentesche e futuro incerto
Data: Mercoledì, 17 ottobre 2012 ore 06:00:00 CEST Argomento: Sindacati
Per rivedere
l’orario di servizio dei docenti italiani ci vorrebbe un nuovo
contratto, ma nel tempo della dittatura del non eletto Monti, che in un
permanente delirio monetarista taglierebbe qualsiasi cosa pur di
soddisfare le banche e i poteri forti, basta un decreto. Dal 2013-2014
le ore di insegnamento per tutti saranno 24, un ruolo unico docente
inventato a fini risparmisti, invece che risultato di un percorso
virtuoso di ripensamento e riforma della scuola italiana. I conti sono
presto fatti, il totale attuale dei docenti italiani è 600mila, l’anno
prossimo sarà di 101 mila in meno, 100mila se si riusciranno a salvare
almeno mille posti di sostegno. 20mila docenti elementari in meno,
33mila alle medie, 48mila alle superiori. È una mannaia epocale, il più
grande sforbiciamento di sempre, è l’espulsione di un docente ogni sei,
fuori tutti i precari, messi per strada, più qualche docente di ruolo
destinato a fare il tappabuchi e il supplente sopranumerario. Il
concorso di Profumo diventa evidentemente una buffonata colossale.
Queste disgrazie tuttavia non sono le sole, nel 2013 il Fiscal Compact
deve tagliare/trovare 45 miliardi di euro nel bilancio statale e
ripetere tale operazione ogni anno per svariati anni, questo governo fa
finta di non saperlo, perché vuole non se ne parli e il servilismo di
tanta stampa si guarda bene dal porre domande in merito. Come SISA
siamo in grado di anticipare alcune ricadute del Fiscal Compact sulla
scuola: abolizione definitiva e permanente delle tredicesime, prelievi
“una semper”, non “una tantum”, sui TFR, piena applicazione del “Piano
Rajoy” con riduzione, per modifica di alcune aliquote, dei salari. Non
sarà un caso che Monti abbia definito le riforme Gelmini di scuola e
università le migliori del governo Berlusconi.
Il futuro per il sistema formativo italiano è senza speranza, la sola
possibilità diventa la moltiplicazione di percorsi di autentica
costruzione dei saperi dentro proposte di autogestione tra docenti e
studenti. Tagli e idiozia burocratica stanno definitivamente uccidendo
la scuola pubblica e trasformandola in un ricettacolo statalista di
mera trasmissione di culture di sottomissione. L’esatto contrario di
quello che dovrebbe essere la scuola fondata sulle libertà di
insegnamento e di apprendimento.
La giornata nazionale di mobilitazione studentesca del 12 ottobre, a
cui come SISA abbiamo dato il nostro sostegno e il nostro contributo,
scendendo nelle piazze con le nostre bandiere e le tante ragazze e i
tanti ragazzi che si riconoscono nel nostro percorso unitario e
mlianiano di docenti e studenti, è la dimostrazione che forse,
lottando, riportando al centro del dibattito pubblico i saperi,
possiamo provare a salvarci. Non è facile, il declino irreversibile
dell’Occidente gestito dai sacerdoti del rigorismo finanziario prova a
ucciderci prima del tempo, ma noi siamo resistenti, sappiamo che una
alternativa solidale e partecipata è praticabile e che costruirla è la
sola possibilità che abbiamo per evitare il baratro che ci hanno
preparato e verso cui, con pervicace determinazione, ogni giorno ci
spingono. Le nostre idee, le nostre intelligenze, i nostri sentimenti
sono più grandi e più forti della loro arrogante violenza.
Davide Rossi
Segretario generale
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