Profumo: «Un patto per la scuola: orari e stipendi siano flessibili dobbiamo agganciare standard europei»
Data: Martedì, 16 ottobre 2012 ore 07:30:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Roma
- Ministro Profumo, quando ha visto tutte quelle carote
agitate in piazza dagli studenti che cosa ha pensato?«Ho
apprezzato l’ironia e la loro creatività è certamente una risorsa per
questo Paese. Vorrei augurarmi che abbiano molte altre occasioni per
essere altrettanto creativi».
Per esempio impegnandosi di più nello studio?
«Anche questo. Sono stati molto acuti nello sfruttare un
fraintendimento. Quella mia frase sul bastone e la carota non l’avevo
indirizzata né agli studenti né agli insegnanti, verso i quali ho
profondo rispetto. Quell’espressione l’ho usata nei confronti dei
rettori, categoria alla quale mi onoro di aver partecipato, per
criticare il fatto che hanno chiesto deroghe in termini di tempo
proprio rispetto ad impegni assunti con gli studenti».
Ma non vengono carezzati troppo gli studenti nel nostro Paese,
quasi che abbiano solo diritti e zero doveri?
«Non lo so. So soltanto che, per restare al tema delle proteste di
questi giorni, gli studenti italiani sono 8 milioni. Quelli che parlano
sono soltanto una frazione molto minoritaria».
E gli altri, come è loro dovere, pensano a studiare senza
agitare troppe carote?
«Se l’1 per cento di questi 8 milioni di studenti partecipassero alle
manifestazioni, avremmo visto in piazza 80.000 ragazzi, pari alla
popolazione di una media città italiana».
Sta dicendo che erano invece un paesello, una frazioncina di un
piccolo municipio?
«Non so quanti fossero. I numeri sono sempre variabili e dipendono da
chi li dice. Certamente però, per essere la maggioranza, gli studenti
in protesta dovevano raggiungere quota 4 milioni più 1. E di sicuro
questa cifra non l’abbiamo vista».
Intanto, c’è il concorsone per gli insegnanti. Ma solo per
quelli già abilitati e per i precari. Perché se un ragazzo appena
laureato vuole entrare nella scuola non può farlo?
«Il concorsone è una situazione transitoria. Avremo un secondo
concorso nella primavera del prossimo anno. E poi, un concorso ogni due
anni e tutti avranno le nuove regole della delega Fioroni. Nel
frattempo, i ragazzi dovranno fare un tirocinio attivo. Un laureato il
prossimo anno può già fare il concorso per la scuola, se ha già
cominciato il tirocinio e lo conclude positivamente».
Come si svolgeranno questi concorsi?
«Si comincia con una pre-selezione. In cui vengono valutate le
competenze logiche e deduttive del candidato e quelle linguistiche e
informatiche. Poi, un’altra prova: per valutare l’attitudine dei
candidati a stare nella scuola. Uno può essere scientificamente
bravissimo ma inadatto all’insegnamento. Ci sarà una lezione su un tema
scelto a sorte per ogni aspirante insegnante e in seguito una
discussione sulla gestione di una classe, sul rapporto con i giovani e
altro».
Ricominceranno concorsi veri?
«Abbiamo rimesso in moto la macchina dei concorsi e, se saremo
bravi a farli, in maniera trasparente, veloce e usando poca carta, ciò
contribuirà nel ridare ai cittadini fiducia nelle istituzioni. E in
tempi di anti-politica, ciò non è poco».
Ora il governo sta chiedendo agli insegnanti di lavorare un
maggior numero di ore a stipendio invariato. Quando li pagherete di più?
«Questo tema ha bisogno della contrattazione sindacale. Abbiamo da fare
il contratto del 2014, che sarà una grande opportunità anche dal punto
di vista salariale. Quella sarà l’occasione per stipulare un patto per
la scuola, nel quale dovrà esserci il riconoscimento del grande ruolo
dei docenti. Questo ruolo va rivalutato in termini assoluti, anche per
quanto riguarda gli stipendi. Rilancio della reputazione del ruolo
dell’insegnante e insieme gratificazioni finanziarie. Le posso
raccontare una scenetta?».
Ma certo.
«Ho insegnato per un certo periodo in Giappone, dove c’è un
profondo rispetto nei confronti dell’insegnante. E quando un insegnante
si presenta dando il suo biglietto da visita, la prima parola che dice
è: sensee. Significa maestro e la pronuncia con grandissimo orgoglio.
Poi, a seguire, il sensee specifica il suo nome e cognome».
Quanto guadagna un maestro giapponese?
«Non molto di più dei nostri».
E quello francese o tedesco?
«Guadagnano più dei nostri, perché svolgono a scuola anche molte
attività non tradizionali. Lo stipendio d’ingresso degli insegnanti
dovrà essere, e in molti casi già è, come quello degli altri laureati
che lavorano nel settore pubblico e in quello privato: intorno ai
1200-1300 euro al mese. Finora, in generale, all’estero si lavora di
più e si guadagna di più».
Qui, mezzo stipendio per mezzo lavoro?
«Il nostro obiettivo è agganciarci agli standard europei, anche nelle
retribuzioni. Ciò che a noi manca, ed è il punto più importante, è la
carriera».
Cioè?
«La progressione dello stipendio. Nel patto della scuola che andremo a
stipulare dovremo avere maggiore flessibilità, e prevedere ad esempio i
part time. O l’opposto: lavorare di più, per chi lo voglia fare.
Bisogna dare cioè la possibilità agli insegnanti di adattare i tempi di
lavoro con quelli della vita: ora lavoro di più perché sto in una fase
familiare in cui lo posso e lo voglio fare, ora lavoro di meno perché
ho figli piccoli o altre necessità».
Che cos’altro sarà contenuto nel patto di cui sta parlando?
«Il cambiamento anche fisico della scuola. Non più aule chiuse
ma spazi aperti, che siano flessibili e modellabili. E edifici
scolastici che diventano anche centri civici, ludici, sportivi».
Il tutto nel 2014. Ma voi del governo Monti a quella data mica
sarete ancora in sella?
«Però stiamo facendo un lavoro preliminare per lasciare in
eredità un’idea europea di scuola, visto che i nostri ragazzi si
cimenteranno in un mercato europeo del lavoro. Intanto, all’inizio del
prossimo anno faremo una conferenza nazionale, una sorta di stati
generali della scuola».
Nella legge di stabilità i tagli alla scuola non sono troppi?
«Vedo girare cifre di tutti i tipi. Bisogna fare chiarezza. I tagli
saranno 182 milioni su un bilancio della scuola che è intorno ai 36
miliardi. Vuol dire che i tagli saranno appena lo 0,5 del totale. Non
mi sembra affatto un salasso».
Ilmessaggero.it
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