
Eraclito, lo Skoteinòs di Efeso, e il suo pensiero
Data: Domenica, 14 ottobre 2012 ore 04:30:00 CEST Argomento: Redazione
L’interrogativo
su chi sia Eraclito, in presenza di poche e contrastanti notizie
biografiche, ancora oggi fa discutere. Si può dare una risposta se si
pensa a lui come “il pensatore”, soprannominato, in greco, “lo
skoteinòs”, “l’oscuro”, ma analizzando il suo pensiero si evince che
tanto oscuro non lo era affatto. Eraclito nacque nella fiorente città
di Efeso (che significa amabile, diletta, colei che ama), alla foce del
fiume Caystro, a metà strada fra Mileto e Smirne, situata nell’antica
Lidia, nella parte occidentale dell’odierna Turchia. Ad Efeso si
trovava un celebre tempio dedicato alla dea Artemide, in greco,
Artemis, per i romani, Diana, questa divinità era la protettrice della
maternità e della fertilità, e veniva rappresentata con il corpo
ricoperto di mammelle. In questa città ebbe i natali Eraclito, filosofo
greco, che visse nel sesto secolo avanti Cristo, secondo alcuni, verso
la metà del secolo, mentre, secondo altri, verso la fine del secolo.
Figlio di Blasone secondo alcuni, di Eraconte, secondo altri, si
presume che partecipò alla vita politica della sua città, ma, ben
presto, rimase deluso dal suo impegno pubblico. Stupisce i suoi
concittadini, quando, contraddicendo le sue esperienze passate, si
ritira a vita privata, giocando a dadi con i bambini nel tempio di
Artemide, ed i suoi compatrioti, sorpresi dalla sua decisione, gli
domandarono spiegazione di quella scelta, ed egli disse loro: “Perché,
o furfanti, vi meravigliate? Non è forse meglio giocare a dadi con i
bambini, anziché prendersi cura della città insieme a voi, e sentire i
vostri noiosi discorsi?”. Si racconta di un altro interessante aneddoto
della sua vita, allorché alcuni stranieri che intendevano avvicinarsi a
lui, videro che si riscaldava in un “forno” e si fermarono meravigliati
del perché li riceveva in quel posto ed esitarono, ma egli li
incoraggiò e li invitò ad entrare, dicendo, “Anche in questo luogo sono
presenti gli dei!”. Eraclito non era particolarmente interessato alla
ricerca scientifica ma, partendo dalla teoria della “lotta dei
contrari”, avanzata da Anassimandro, il successore del filosofo Talete,
e dal concetto di “armonia”, elaborata da Pitagora, formulò una nuova
teoria per dimostrare che cosa fa andare avanti il mondo, e la ragione
per cui non soccombe di fronte alla lotta, ai contrasti ed al caos. La
risposta di Eraclito è che i numerosi e continui cambiamenti che si
verificano nel mondo, accadono in base a determinati rapporti o
proporzioni, “ciò che a prima vista ci sembra lotta e contrasto,
nasconde invece una profonda armonia”; mantenendosi entro tali
rapporti, il mondo continua ad andare avanti in un continuo “processo”
per il quale la lotta, o il cambiamento, sono essenziali.
Questo vuol dire Eraclito, quando afferma che “la lotta è genitrice di
tutto”.
Tutto cambia continuamente, così che quando “uno scende nello stesso
fiume per la seconda volta, l’acqua è diversa, il fiume non è più
esattamente lo stesso”.
Per Eraclito, la sostanza base è il fuoco, “nel guizzar della fiamma” e
nei cambiamenti che accompagnano il processo della combustione, egli
vede impresso il suo “principio dell’eterno divenire”.
Secondo Eraclito, l’ordinamento del mondo dipende da una suddivisione
corretta operata dalla sorte, dove il risultato ultimo è “la
differenzazione”, ponendola come centro del problema cosmologico di
considerare gli opposti, “caldo-freddo-umido-asciutto”.
Ma dietro di essa si cela un’unità capace di riunire il mondo e le
città “all’unico” fuoco. Tutto questo, per Eraclito, ha un fattore
unificante, capace di trasformare il giorno in notte, l’inverno in
estate, la guerra in pace, la sazietà in fame, e altre infinite
variazioni, e questo lo chiama, sorprendentemente, Dio, Theòs.
Per Eraclito, l’anima, la psiche, diventa sede del sentimento, l’entità
in cui si “insediano” le qualità morali ed intellettuali dell’uomo,
nonché l’organo della comprensione, che interpreta le informazioni
ricevute dai sensi. Per Eraclito, noi pensiamo per mezzo dell’aria
pura, e lo facciamo meno bene quando essa diviene umida, così come
l’anima asciutta è la più saggia e la migliore, ed è “emanazione
dell’umore corporeo”. L’anima, dunque, “deriva” dall’acqua, che a sua
volta “deriva” dalla terra, e muore quando ridiventa nuovamente acqua.
Ma per Eraclito, non tutte le anime muoiono, perché vi sono le anime
degli eroi che sono immortali, mentre per gli altri mortali le loro
anime muoiono.
La natura è il tema unificante del “pensiero” eracliteo, il mondo è un
fuoco perenne con trasformazioni cadenzate; dapprima il fuoco si
tramuta in mare, e in seguito si trasforma metà in terra e metà in
“prester”, “uragano di vento”, e la terra viene “dispersa”. E così
seguendo il “ciclo delle trasformazioni”, si riafferma il
principio “eracliteo” del fuoco.
La filosofia eraclitea esprime Verità è quindi Logos, nel senso di
dire, asserire qualcosa, giudicare, che indica l’attività razionale e
quindi la “ragione che agisce”. Il sapere è nel dire (leghei, leyei) e
nell’aver prestato attenzione al Logos.
Nel pensiero di Eraclito, inoltre, assume un ruolo centrale il
“concetto etico” (da ethos, costume), la concezione dei motivi e delle
regole che, di fatto, guidano le azioni umane. Eraclito fa notare come
i principi etici, cioè, l’equilibrio, l’armonia, la giusta misura,
ricorrono continuamente nel suo pensiero e quindi bisogna vivere
secondo queste regole, e chi supera i “limiti”, ben presto, viene
smascherato e punito. Questo è il pensiero di Eraclito, lo Skoteinòs di
Efeso, filosofo greco, vissuto nel sesto secolo avanti Cristo.
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
|
|