TRATTENUTA TFR TFR: è incostituzionale la trattenuta del 2,5% sugli stipendi dei dipendenti pubblici
Data: Venerdì, 12 ottobre 2012 ore 18:16:53 CEST
Argomento: Giurisprudenza


Pertanto, lo Stato deve restituire le somme illegittimamente trattenute in questi ultimi due anni. Si ricorda che il TFR è una retribuzione differita a totale carico del datore di lavoro, che prevede un accantonamento pari alla retribuzione annua (per ciascun anno di servizio o frazione di anno), divisa per 13,5.
Inoltre, il Giudice delle leggi ha dichiarato incostituzionale l’art. 9, c. 22 della suddetta legge, ovvero il blocco degli automatismi di incremento stipendiale per i magistrati per gli anni 2010-2013, anni in cui è stato previsto anche il blocco degli aumenti di stipendio dei dipendenti pubblici senza alcuna possibilità di recupero.
Anche su questo punto, Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alle alte professionalità, aveva prontamente denunciato l’incostituzionalità del blocco degli incrementi stipendiali perché non eccezionali, non transeunti, arbitrari e inadeguati allo scopo prefisso, come ha rimarcato la Consulta nella sentenza richiamata.
A tal proposito, sono state avviate già da tempo le procedure per ottenere sempre dal giudice del lavoro il recupero degli aumenti di stipendio previsti dal legislatore. Ciò avviene proprio nel momento in cui da indiscrezioni sul testo del decreto legge “stabilità” si conferma il blocco degli stipendi e della vacanza contrattuale per gli statali per tutto il 2014.
Ancora una volta il ricorso alla magistratura rimane l’unica strada percorribile dal cittadino per tutelare il diritto al lavoro e una giusta retribuzione, come la Costituzione sancisce. Chi è interessato al modello di diffida per recuperare il 2,5% indebitamente trattenuto sul TFR e/o per ricorrere al giudice del lavoro per farsi riconoscere gli scatti di stipendio maturati nel quadriennio 2010-2014 può chiedere informazioni inviando una mail a tfr@anief.net o r.stipendio@anief.net, oppure contattando lo 091.6598362.

La sentenza della Corte costituzionale n. 223/2012

 







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