Coltivare la libertà
Data: Domenica, 07 ottobre 2012 ore 04:00:00 CEST
Argomento: Redazione


No, non voglio fare un discorso sulla libertà! Già tanti altri personaggi, filosofi, sociologi, psicologi, ne parlano e… ne straparlano! Anche molti politici dibattono sul concetto di libertà, soprattutto, durante le campagne elettorali! Tutti ne parlano, tutti la cercano… Ogni civiltà ed ogni società ha sviluppato il proprio concetto di libertà. Io, come mio consueto, voglio solo fare una piccola “introspezione” sulla libertà, e spero di poter suscitare interesse e far riflettere su come deve essere la libertà.
Sì, perché la vera libertà deve essere “concepita”, “partorita”, e, soprattutto, coltivata.
La libertà, dal latino, libertas, significa assenza di impedimenti, di ostacoli, di vincoli. È la facoltà di agire secondo la propria volontà.
Ma sul concetto di libertà ci sono parecchie differenze, diverse sfaccettature e, soprattutto, molte interpretazioni.
Spesso siamo tentati dal confondere la libertà con il “libertinaggio”, che “estremizza” il concetto di libertà, e che è sinonimo di un modo di vivere “libertino”, dai costumi licenziosi, sregolati, senza regole.
Poi vi è la visione “libertaria” della vita e della società, una concezione totalizzante della libertà che porta all’anarchia, senza principi e senza regole.
Secondo me, invece, la libertà non significa fare tutto ciò che si vuole, ma comprendere ciò che è lecito, da ciò che non lo è, come scrive l’Apostolo Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (Cap. 6: 12; Cap. 10: 23), dove fa una netta distinzione tra ciò che è lecito da ciò che è utile.
Per i greci, la libertà, è una grande virtù, significa parlare con franchezza, con schiettezza, confrontarsi in modo corretto, esprimere le proprie opinioni e rispettare quelle degli altri, agire con sincerità, comportarsi con onestà e lealtà.
Da questi principi bisogna partire per “coltivare” la cultura della libertà. La libertà è la capacità di dominare i nostri istinti egoistici che spesso sono la causa di molti atti inconsulti; è la volontà di rimanere fedeli alle promesse e di non tradire la fiducia che altri hanno posto in noi. La libertà è la capacità di discernimento, per non farci “intruppare” dal “tutto mi è lecito” o dal “tutto mi è dovuto”, e dal “me ne frego” o “chi se ne frega”, tomba del nostro spirito e segno di degrado della nostra stessa dignità umana. La libertà è la capacità, quando è necessario, di avere il diritto-dovere di saper “dire di no”.
“Libertà è partecipazione”, come dice una famosa canzone di Giorgio Gaber, per sconfiggere l’indifferenza che è il torpore dello spirito. La partecipazione alla vita comunitaria è il vero modo per esprimere pienamente la propria libertà, e considerando in modo sobrio, e con la “mente libera”, la propria dimensione umana, per evitare di entrare in “uno stato di frustrazione permanente”.
La libertà di “dire dei no”, significa voltare le spalle alle cose che non sono lecite e utili per la nostra vita. Penso alla “libertà” di saper dire di no alla mafia, alla corruzione, al malaffare, alla droga, all’alcol, al gioco d’azzardo, e alle tante dipendenze del mondo moderno.
La vera libertà significa avere la mente libera ed essere consapevole della propria dimensione, affinché non si cada nell’ottusità e nell’ipocrisia verso gli altri, verso chi non la pensa come noi, verso chi copre un ruolo diverso dal nostro. Credo, inoltre, che la libertà sia, soprattutto, un atto di verità. Senza la verità, la libertà vale poco. Diceva Gesù, “La verità rende liberi” (Giovanni, 8: 32), ed ogni tassello che “ricuce” la verità porta l’uomo ad essere libero ed a godere pienamente della propria dignità. Ed infine, il “frutto” più importante e delicato della libertà: il perdono.
Io credo che il più grande atto di libertà sia il perdono. Quali parole potranno mai uguagliare il perdono? Tutto il potere del mondo non vale un semplice e ineffabile… perdono! Questa, secondo me, è la vera libertà dei figli di Dio!

Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it





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