Siamo ancora alla seconda settimana di scuola ed ecco inizia il rito del venerdì
Data: Venerdì, 28 settembre 2012 ore 16:10:00 CEST
Argomento: Redazione


Siamo ancora alla seconda settimana  di  scuola ed ecco inizia il rito del venerdì. Si annuncia lo sciopero ed il messaggio viene inviato per e.mail a tutte le scuole con ripetuti invii già dal 18 settembre. Oggi, alle ore 8 si scopre che sul sito del Ministero è stato postato il comunicato che lo sciopero del 28 settembre per il pubblico impiego viene revocato. La comunicazione porta il timbro dell’Ufficio di Gabinetto del Ministro con data 26 settembre, ma nessuno ne ha dato comunicazione. Il giornale radio delle otto ha dato notizia dello sciopero senza far cenno a questa revoca che riguarda il comparto scuola. Il dato è tratto, la confusione nelle scuole di fa sempre più caotica tra comunicazioni di revoca che non giustificano la sospensione o la riduzione delle ore di lezione e le comunicazioni date ai genitori, alcuni dei quali non hanno portato i figli a scuola, non potendo assicurare il prelievo dei figli in anticipo.
Sembra proprio un “buon inizio sindacale” per un autunno che si manifesta  sempre più caldo e per un anno scolastico che si annuncia ancor più caotico.
La prossima settimana si annuncia corta anzi cortissima per l’assemblea della CGIL del 4 ottobre e per giunta dalle ore 8,30 alle ore 10,30 (leggasi vacanza per tutti). Una volta il 4 ottobre si faceva vacanza in onore di San Francesco, Patrono d’Italia, oggi si farà vacanza per altri santi.
L’assemblea sindacale prepara il successivo sciopero il venerdì 12 ottobre ……..per festeggiare anche la scoperta dell’America.
Che bella la scuola quando non si fa!.
Poi ci si lamenta  dei tagli, delle riduzioni e delle tante cose  che non funzionano e  si criticano le scuole paritarie, dove il servizio scolastico è garantito.
Alcuni genitori  delle scuole primarie  dicono di essersi  pentiti di aver scelto la scuola statale e lamentano anche la mancanza del servizio di pre e post scuola che, pur essendo garantito in tutti i giorni dell’anno scolastico,  per volontà sindacale viene vietato nei giorni di sciopero.
Una mamma ha denunciato che lo scorso anno ha dovuto prendere 14 giorni di ferie per badare ai figli  e quasi sempre di venerdì, perché lo scorso anno ci sono stati 14  giornate di sciopero e quasi tutti di venerdì.
Nelle scuole di secondo grado si aggiungono poi anche le assemblee degli studenti  e all’insegna della democrazia partecipativa il calendario scolastico scorre senza poter “capitalizzare” le 200 giornate di scuola in considerazione anche delle “pause” elettorali.
Il messaggio che arriva ai genitori   e alle persone esterne alla scuola di Stato  è che i docenti anticipano il fine settimana e preferiscono le settimane corte…. anzi cortissime.
Si potrà pensare a qualcosa che aiuti a salvare la faccia?
Perché le assemblee sindacali non si fanno di pomeriggio? Tanto la partecipazione è limitata solo ad alcuni “eletti” perché la maggior parte utilizza il diritto sindacale delle assemblee per i personali problemi familiari e non partecipa alle riunioni sindacali.
Perché non si modifica il regolamento capestro  che regola lo svolgimento dello sciopero obbligando ad una comunicazione generica “non si assicura il regolare svolgimento delle lezioni” che viene tradotta “ domani è vacanza” ?
La cultura delle legalità e del rispetto delle norme viene insegnata agli studenti, ma i docenti che firmano l’adesione all’assemblea sindacale e non ci vanno (le assemblee sindacali sono quasi sempre deserte e comunque mai corrispondenti al numero dei  partecipanti in relazione al numero dei ragazzi  che  vengono mandati a casa), non sono certamente esempio di legalità.
Fa certamente comodo una giornata scolastica leggera anche per il docente, ma  la motivazione che giustifica  l’assemblea e la riduzione di orario  dovrebbe essere da tutti conosciuta e, se non condivisa pienamente e convinzione ,  è doveroso stare in classe e fare lezione, spiegando ai ragazzi il motivo di tale scelta di coerenza.
Questo gesto educativo vale più di mille conferenze sulla legalità e gli studenti apprezzano tali scelte coerenti, anzi vorrebbero che tutti i docenti fossero sulla stessa lunghezza d’onda.
Se si applicasse anche il Italia il sistema adottato in Francia  di assegnare  agli studenti  un contributo economico , quale” buono” premio per la presenza a scuola , i nostri ragazzi avrebbero a fine anno una somma così esigua che non consentirebbe neanche un gelato.
 Pagare la frequenza scolastica  in questo difficile momento di crisi economica nazionale  appare  un’idea balzana, ma è significativo constatare che  con questo espediente le assenze scolastiche in Francia sono diminuite e se tale contributo diventasse budget di autofinanziamento della scuola  vedremmo le conseguenze di certe scelte inconsiderate.
Se si vuole salvare la scuola di Stato certamente lo sciopero non è la via ideale per conseguire l’obiettivo e, considerati gli esiti dei tanti scioperi pressoché  infruttuosi, anche perché indetti solo da alcuni “partiti sindacali” e non  da sindacati unitari , capaci di presentare al   Governo le istanze della scuola e far sentire la voce di studenti e degli  operatori  scolastici.
Viene spontaneo chiedersi: “quali benefici si sono ottenuti dagli scioperi dello scorso anno ?
Se questi sono i risultati appare chiaro e di buon senso percorrere altre strade e adottare altre strategie che non sono né le assemblee, né tanto meno gli scioperi dei singoli sindacati ogni venerdì.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it





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