Dalla scuola al lavoro tempi ridotti: i piani di Monti per l'occupazione . Poli tecnici professionali al via
Data: Lunedì, 27 agosto 2012 ore 16:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Tra le pieghe del
documento programmatico sulla crescita pubblicato dal Governo
nell'ultimo Cdm c'è anche un passaggio, importante, che prevede la
definizione «di iniziative per accorciare i tempi della transizione
scuola-lavoro e di quella tra gli stati disoccupazione-occupazione».
I ritardi italiani
Non è un mistero infatte che secondo gli ultimi dati disponibili
forniti dal ministero dell'Istruzione solo il 5% degli studenti delle
scuole superiori (2,5 milioni, di cui 855.495 che frequentano gli
istituti tecnici e 538.737 i professionali) hanno potuto partecipare
nell'a.s. 2011-2012 a programmi di alternanza scuola-lavoro. E anche
questo spiega la recente fotografia fornita da Unioncamere sulla
difficoltà delle imprese di reperire risorse (specie con competenze
tecniche), nonostante la richiesta delle aziende. Nel terzo trimestre
2012 sono circa 22mila, 22.210 per la precisione, le assunzioni
considerate di "difficile reperimento". Vale a dire posti di lavoro
che, nonostante la crisi, le aziende intendono comunque offrire, e che
invece rimangono "vuoti" perchè non si riesce a selezionare il
candidato giusto. Rispetto alle 158.840 assunzioni previste nel periodo
di riferimento (e cioè luglio-settembre 2012) le assunzioni di
difficile reperimento rappresentano il 14%, e cioè: una su sette.
Le misure in cantiere
Nel tentativo di fronteggiare questi ritardi a luglio è stato attivato
«Comitato nazionale per l'alternanza scuola lavoro» per dare completa
attuazione alle norme contenute nei decreti legislativi n. 77/2005 e n.
22/2008, rimasti sinora "sulla carta". Si tratta, in sintesi, di
definire linee guida che possano rimuovere progressivamente, in modo
misurabile, gli ostacoli - giuridici e organizzativi - che non hanno
consentito sino ad oggi di offrire queste opportunità alla maggior
parte degli studenti e, potenzialmente, a tutti, indipendentemente dal
tipo di istituto frequentato: liceo, istituto tecnico o istituto
professionale. Con le linee guida saranno definiti anche i modelli di
certificazione delle competenze acquisite dagli studenti nei percorsi
scuola/lavoro, da inserire nel proprio curriculum per l'accesso al
lavoro.
Poli tecnici professionali
Anche i «Poli tecnico professionali» che verranno costituiti dal
prossimo anno sono uno strumento per mettere in comune le risorse e
tentare di superare il "gap" tra domanda e offerta di lavoro tecnica.
Questi Poli, alla cui nascita stanno lavorando Miur e ministeri del
Lavoro e dello Sviluppo economico, saranno costituiti sul territorio,
raccordarti con le filiere produttive che caratterizzano il tessuto
produttivo locale, in modo che i giovani possano apprendere a partire
dall'esperienza concreta in contesti di laboratorio e di lavoro, con
più opportunità di appassionarsi allo studio e di inserirsi con
successo nel mondo del lavoro. Per dare vita a un Polo, almeno due
istituti tecnici e/o professionali dovranno collegarsi, attraverso
accordi rete, con un centro di formazione professionale e almeno due
imprese della filiera produttiva di riferimento. Il Cnr ha manifestato
la propria disponibilità a facilitare la partecipazione delle sedi
della ricerca ai programmi di attività dei Poli a sostegno della
formazione di competenze per l'innovazione. Nell'ambito dei Poli
potranno essere costituite anche botteghe scuola e scuola-impresa.
Confindustria, Confartigianato ed altre organizzazioni datoriali hanno
manifestato grande interesse a mobilitare le imprese associate perchè
partecipino alle attività dei Poli con le risorse professionali, i
laboratori e le altre risorse di cui dispongono.
Settore turistico
Anche le Regioni Calabria, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata,
Sicilia, Campania hanno già considerato, con particolare attenzione, la
filiera turistica come primo "banco di prova" di Poli per la formazione
turistica, pure a carattere multi regionale con la partecipazione di
Regioni del Centro Nord, come l'Emilia Romagna. L'obiettivo è duplice:
colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro nel settore
turistico, ancora elevato, nonostante il periodo di crisi economica, e
rilanciare la complessiva filiera turistica, anche nella sua
complementarietà con la filiera dell'agribusiness ed altre filiere di
interesse locale e nazionale.
Claudio Tucci
www.ilsole24ore.com
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