'È dal Duemila che aspetto questo momento' - La maestra: logorata dall’incertezza
Data: Domenica, 26 agosto 2012 ore 17:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
«Certo, dovrò
superare il concorso, ma almeno la speranza di ottenere una cattedra si
è finalmente riaccesa». Sono fuori dal Purgatorio e quasi non ci credo.
Non esagero se dico che da ieri mi è tornata la fiducia in questo
mestiere, che è l’unica cosa che mi piace fare». Per Filomena Vassallo,
30 anni, supplente girovaga in cerca di un lavoro vero da insegnante,
l’annuncio del ministro Profumo di un concorso per 12 mila nuovi
docenti è suonato come una liberazione dalle catene del precariato.
«Certo, dovrò superare la prova, mi gioco il tutto per tutto. Ma almeno
la speranza di una cattedra da qualche parte si è riaccesa.
L’incertezza, in questi lunghi anni, mi ha logorato e mi stava
rovinando la vita». Anche perchè questa insegnante dai contratti più
che part time, ha viaggiato tutta l’Italia all’inseguimenti di un posto
duraturo. È originaria di Benevento, lì si è diplomata all’istituto
Magistrale nel 2000. «L’anno dopo che è stato bandito il famoso
concorso del ’99 - spiega -, a cui non ho potuto accedere».
Da allora, più nulla. Nonostante l’abilitazione ad insegnare nella
scuola primaria e dell’infanzia, per uno scherzo della burocrazia è
finita nella graduatoria dei precari di terza fascia, l’ultima. «Il mio
lavoro funziona così: la mattina accendo il telefono e spero che
squilli. Mi chiamano “a giornata”, mi spediscono di qua e di là, se mi
va bene per dieci giorni, se mi va male per due o tre». Benevento,
Verona, qualche supplenza in paesini della Toscana, Roma. Di scuola in
scuola sono passati dodici anni. Ma lei non ha mai voluto cambiare
mestiere, pur consapevole che «dovevo fuggire dal mio paese campano,
perchè le graduatorie al Sud sono molto più intasate che nel resto
d’Italia».
Insegnando a intermittenza, gli stipendi a fine mese non bastano mai
per mantenersi. Specialmente con i costi elevati degli affitti nella
Capitale. E d’altra parte, confessa, «a 30 anni, non è dignitoso pesare
sul reddito dei genitori per l’eternità». Ma finalmente arriva una
chiamata più lunga delle altre, per sostituire una collega in una
scuola comunale di Roma. «Mi sono catapultata. Nel mentre, ho fatto la
cameriera in un ristorante, per arrivare a fine mese e non abbandonare
il mio sogno di lavorare coi i bimbi».
Nel curriculum, oltre al diploma magistrale, la Vassallo conta anche
una laurea in Scienze dell’Educazione, che non è servita a molto. «Ho
scoperto che vale ancora meno dell’abilitazione ottenuta alle
superiori». Per lei, sono stati fatali i «tagli alla scuola del
precedente governo, perchè non mi hanno fatto mai avanzare realmente
nelle posizioni della graduatoria». Ora, però, il miraggio
dell’assunzione è balenato di nuovo all’orizzonte. La sua storia è
simile a quella di tanti altri precari che vedono nel nuovo concorso
una possibilità concreta di ottenere la cattedra a tempo indeterminato.
«Sfortuna ha voluto che noi diplomati del 2000 fossimo destinati ad
attendere per così lunghi anni. Ora speriamo che le regole del nuovo
bando tengano in considerazione il nostro titolo di studi. Confido di
porre fine a questo limbo, che non rende onore a una professione nobile
e complicata come quella dell'insegnante».
Filomena Vassallo
La Stampa
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