'Tempora' e 'mores', sempre gli stessi!
Data: Mercoledì, 22 agosto 2012 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Publio Sesto, classe 95 a.C., approda alla questura  nel 63,  proprio nell’ anno in cui  Cicerone, già console, è impegnato a stanare il complotto di Catilina contro la res publica.  Tra i due è  amicizia a prima vista: convergenti  sono, infatti,  gli odi catilinari ma soprattutto  le loro convenienze in campo  politico e i loro interessi finanziari e immobiliari, nel  privato.  Come amici, che si rispettano e stimano, non si risparmiano  favori  e favoreggiamenti reciproci, né manca mai occasione che l’uno  tessa le lodi  dell’altro  o ne  prenda le difese anche a costo di ricorrere a sofistiche e improbabili pretestuosità. Accusato Publio di concussione ai tempi della sua permanenza in Macedonia al seguito del console C . Antonio, Tullio, il grande oratore, “homo novus”  fa, contro ogni evidenza,  sperticati apprezzamenti elogiativi, affilando all’uopo le  armi  della retorica, a difesa della discutibile integrità morale dell’amico; di rimando, Sestio  con altrettanta animosa generosità, e sfrontata arroganza, si batte nel 58 per il ritorno di Cicerone dall’esilio, industriandosi di stilare  un testo di legge smaccatamente  a suo favore o, come si dice, ad personam, ricorrendo persino all’intercessione di Cesare per ottenerne il consenso.
Publio Sesto, devoto al partito degli ottimati, fu un personaggio  dal carattere piuttosto spiacevole, lecchino, opportunista e volubile;  ma non fu, per questo, sgradito più di tanto al partito degli ottimati cui elargì favori non di  poco conto col suo spregiudicato attivismo talora autonomo e gratuito. Cicerone,  che aveva contratto enormi debiti per l’acquisto di una casa sul Palatino, non avrebbe potuto trovare scampo dai creditori senza il pronto e generoso intervento di soccorso finanziario dell’amico Publio!  E per ciò, gli fu sempre grato ( pur non parlandone bene, in privato);  lo difese  in diversi processi “de ambitu”, e lo aiutò a salvare i beni del suocero Albino, quando questi erano minacciati da una assegnazione di terre ai veterani voluta da Cesare. 
Come dire: una mano lava l’altra,  e tutt’e due lavano la faccia! O tempora, o mores!

Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com





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