Docenti non abilitati, i 360 giorni bastano o no?
Data: Lunedì, 20 agosto 2012 ore 21:27:02 CEST Argomento: Rassegna stampa
Il Tfa divide
anche gli aspiranti docenti. Da un lato i neolaureati, dall’altro i
docenti non abilitati con 360 giorni di servizio. Tutti concorrenti per
il Tirocinio Formativo Attivo, corso abilitante che sostituisce le
vecchie scuole di abilitazione all’insegnamento, le cui selezioni sono
cominciate con non poche polemiche lo scorso mese di luglio. I docenti
con 360 giorni di servizio hanno fatto fronte comune per far sentire la
propria voce (sono “condannati” ai Tfa senza alcuna agevolazione per il
servizio finora prestato nelle scuole), scatenando non poche reazioni,
specialmente da parte dei neolaureati. “Ognuno tira acqua al proprio
mulino – ha commentato Alfredo, definendo provocatoriamente i docenti
in questione “raccomandati rispetto ai laureati che magari non hanno
nessuno”.
“I signori che hanno 360 giorni di servizio – ha commentato una giovane
neolaureata – verranno privilegiati se saranno in grado di passare le
diverse prove, dimostrando la loro preparazione. A quel punto ci sarà
la valutazione dei titoli che senza ombra di dubbio favorisce loro e
non di sicuro un povero neolaureato. Che cosa volevano? Passare davanti
a tutti perché hanno già insegnato? E’ giusto che vengano valutati dal
test, poi se si è preparati si va avanti”.
Per alcuni i test vanno bene ma non possono certo sostituire il “campo
di battaglia” o l’aver insegnato a scuola diversi anni. “Nulla può
sostituire l’aver insegnato per anni nella scuola a diretto contatto
con gli alunni e aver vissuto tutte le incongruenze delle leggi che
governano la scuola e la miriade di circolari interpretative che a loro
volta stravolgono la legge stessa – ha scritto Alfredo – Mi sembra
giusto che l’aspirante insegnante, se idoneo, venga inserito nelle
graduatorie a scorrimento per poi passare di ruolo”.
Un lettore che si firma xyz non risparmia un attacco alla categoria dei
docenti con 360 giorni non abilitati: “bastava studiare per passare il
test. Troppo facile chiedere l’ennesima moratoria sulle vostre
mancanze”.
Fabrizio, invece, chiede: “Ma perché non avete fatto i corsi di
abilitazione a loro tempo?Per prima cosa credo che l’insegnamento non
si impari solamente sul campo quindi quei maledetti corsi onerosi (di
tempo e di soldi, se fatti bene) formano veramente un docente,
aumentando così la qualità del servizio.
Quindi vi dico di non
lamentarvi perché se riuscite ad insegnare anche senza l’abilitazione
siete fortunati.
Il mio caso come quello di molti miei colleghi è un
esempio, sono un professore (così come ci chiamano al ministero per
presa in giro) dal 2008 e da allora ho svolto solo 15 giorni di
supplenza (che per fini di punteggio non valgono a nulla).
La materia
di cui io sono abilitato è discipline plastiche (scultura) per i licei
artistici, e prima della riforma Gelmini anche per gli istituti
d’arte.
Inoltre ho dovuto svolgere un esame di ammissione a numero
chiuso per essere ammesso ai corsi Coba (così si chiamavano per le
materie artistiche), pagare 4000 euro in due anni di tasse, dare 20
esami (in un anno e mezzo), svolgere 160 (o 200 non ricordo) ore di
tirocinio osservativo e attivo , scrivere una relazione sul tirocinio
svolto e sulle normative di legge, formulare un modulo didattico nel
quale inserire la ricerca contenutistica (cioè una tesi) e svolgere
l’esame di stato finale.
Quindi credo che il vostro dramma sia di
minore entità rispetto al nostro, e ancor di meno rispetto ai discenti,
i quali a causa delle recenti leggi si troveranno non solo con una
minore qualità formativa ma anche degli insegnanti di ruolo che non
svolgono la loro materia (estinta) ma un’altra, poiché in quanto
dipendenti pubblici non possono essere licenziati.
Un esempio di ciò
che dico (e conosco) sono gli istituti d’arte convertiti a liceo
artistico, istituti che formavano artisti-artigiani con i loro
laboratori, cioè quella categoria di italiani che secondo molti possono
salvare l’Italia dalla crisi!”
Barruggi
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