Oltre il lessico della crisi
Data: Lunedì, 20 agosto 2012 ore 06:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Negli ultimi due decenni la questione dello Stato sociale è diventata sempre più dibattito necessario e prioritario nella realtà quotidiana del singolo cittadino, con la conseguente priorità per gli studiosi di scienze sociali di individuare gli aspetti di criticità con una valutazione attenta e oggettiva capace di riconoscere il cambiamento e di saperlo interpretare senza pregiudizi e schematismi. La stessa sociologia è chiamata a confrontarsi con impegno sistemico in un nuovo paradigma interpretativo sui punti di svolta che hanno accompagnato e influenzato i mutamenti socio-culturali. Incertezza, flessibilità, innovazione, sono alcune delle parole-chiave che stanno animando il dibattito critico, troppe volte mascherato dietro la retorica del post, nella ricerca delle discontinuità e del cambiamento rispetto al passato. Un vuoto e sterile cliché che stenta a cogliere gli sviluppi di modernizzazione della società. Ne deriva la semplificazione e sovra rappresentazione di un meccanismo incapace di comprendere l’importanza del concetto di mutamento. Mutamento  che oscilla tra metamorfosi e rivoluzione. Assistiamo, quindi, da un lato a lente modificazioni dell’ordine sociale non simmetriche allo stress e al cambiamento; dall’altro a rivolte improvvise talvolta ispirate a manifestazioni del passato. I modelli di valutazione disponibili trovano difficile dare una rappresentazione dei fenomeni della modernità. La profondità e la radicalità degli attuali cambiamenti appaiono inconciliabili con le classiche conoscenze non solo del lessico sociologico più istituzionale, ma persino di quelle deputate a studiare il mutamento. Per questo è necessario un metodo per trovare il filo conduttore a certe dinamiche pervasive, che hanno avuto la forza di modificare le basi culturali delle nostre società. L’erosione e la frammentazione dei luoghi, dei tempi, delle individualità in un vortice incessante che rileva l’allontanamento dalla tradizione e l’emergere di processi di individualizzazione, portano i soggetti sociali al senso di smarrimento di un storia», magistralmente scolpita nelle parole di Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo, si delinea come una condizione divenuta ormai fisiologica, costituita da una concatenazione di crisi: una  velocizzazione delle dinamiche del cambiamento sociale, cui fanno da colonna sonora prospettive valoriali disancorate dal passato. L’evanescenza dei riferimenti culturali, in grado di orientare nelle scelte, induce l’individuo moderno a progettare e mettere in scena la propria esistenza secondo percorsi multipli. Mobilità, apertura verso il futuro e sperimentazione sono gli elementi che legano insieme biografie in continuo divenire, dove gli stili di vita e le relazioni interpersonali risultano più flessibili e aperte. E così, l’uomo di oggi appare  metafora dell’eterno disagio provocato dal mutamento, il cui «effetto ultimo è il perpetuarsi della liquidità della vita. Società liquido-moderna e vita liquida sono incastrate in un vero e proprio perpetuum mobile». Una mobilità che è sinonimo della disponibilità individuale collettiva e intersoggettiva al cambiamento, cui si accompagna un rapido passaggio da una configurazione tradizionale dei valori culturali e identitari a una dimensione esistenziale sensibile, disinibita e  apparentemente più universale. La presenza dei cittadini nelle diverse forme di partecipazione sociale è il risultato di trasformazioni che hanno segnato la tarda modernità, a partire dalle dinamiche di spaesamento esistenziale acuite anche dall’exploit dei processi di globalizzazione. Ipotesi condivisa dalle argomentazioni proposte dal sociologo tedesco Ulrich Beck, secondo il quale «quanto più le ombre che incombono sui tempi moderni minacciano l’arrivo di un futuro terribile, tanto più lo shock provocato dal drammatizzare i rischi indurrà una società stravagante ad attivarsi per evitarli». E’ possibile, infatti, rintracciare la spinta verso una maggiore partecipazione proprio nelle conseguenze prodotte dallo sgretolarsi della prima modernità: ognuno nel suo piccolo si sente minacciato dalle catastrofi annunciate; sente la mobilità, la flessibilità, l’incertezza lavorativa e relazionale entrare nel guscio della propria sfera privata. I temi e le questioni sociali legate alla globalizzazione divengono il terreno per il sorgere di nuove passioni civiche, lo spazio per un nuovo protagonismo sociale, attraverso il quale avanzare ipotesi di trasformazione della società globale. Una sfida a partire dal basso, dove la «qualità della vita» non si riduce al «benessere individuale» o allo statico prodotto collettivo, al contrario, deve rappresentare un nuovo modo di stare insieme. In tale dinamica, diventa determinante l’innovazione del soggetto e la ricerca personale di nuovi stili e progetti di vita, basati sulla condivisione tra persone, sulla solidarietà praticata e reale non come moda gratificante ma come etica dello scambio sociale ed espressione di un individualismo attivo e responsabile.(da Spazi Comunicativi Contemporanei; autori:  Renato Stella, Mario Morcellini, Pina Lalli; Editori Riuniti University Press, ottobre 2008, pp. 157, 158).

Rosita Ansaldi
rosita.ansaldi@tin.it


 







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