Negli ultimi due decenni
la questione dello Stato sociale è diventata sempre più dibattito
necessario e prioritario nella realtà quotidiana del singolo cittadino,
con la conseguente priorità per gli studiosi di scienze sociali di
individuare gli aspetti di criticità con una valutazione attenta e
oggettiva capace di riconoscere il cambiamento e di saperlo
interpretare senza pregiudizi e schematismi. La stessa sociologia è
chiamata a confrontarsi con impegno sistemico in un nuovo paradigma
interpretativo sui punti di svolta che hanno accompagnato e influenzato
i mutamenti socio-culturali. Incertezza, flessibilità, innovazione,
sono alcune delle parole-chiave che stanno animando il dibattito
critico, troppe volte mascherato dietro la retorica del post, nella
ricerca delle discontinuità e del cambiamento rispetto al passato. Un
vuoto e sterile cliché che stenta a cogliere gli sviluppi di
modernizzazione della società. Ne deriva la semplificazione e sovra
rappresentazione di un meccanismo incapace di comprendere l’importanza
del concetto di mutamento. Mutamento che oscilla tra metamorfosi
e rivoluzione. Assistiamo, quindi, da un lato a lente modificazioni
dell’ordine sociale non simmetriche allo stress e al cambiamento;
dall’altro a rivolte improvvise talvolta ispirate a manifestazioni del
passato. I modelli di valutazione disponibili trovano difficile dare
una rappresentazione dei fenomeni della modernità. La profondità e la
radicalità degli attuali cambiamenti appaiono inconciliabili con le
classiche conoscenze non solo del lessico sociologico più
istituzionale, ma persino di quelle deputate a studiare il mutamento.
Per questo è necessario un metodo per trovare il filo conduttore a
certe dinamiche pervasive, che hanno avuto la forza di modificare le
basi culturali delle nostre società. L’erosione e la frammentazione dei
luoghi, dei tempi, delle individualità in un vortice incessante che
rileva l’allontanamento dalla tradizione e l’emergere di processi di
individualizzazione, portano i soggetti sociali al senso di smarrimento
di un storia», magistralmente scolpita nelle parole di Tomasi di
Lampedusa nel Gattopardo, si delinea come una condizione divenuta ormai
fisiologica, costituita da una concatenazione di crisi: una
velocizzazione delle dinamiche del cambiamento sociale, cui fanno da
colonna sonora prospettive valoriali disancorate dal passato.
L’evanescenza dei riferimenti culturali, in grado di orientare nelle
scelte, induce l’individuo moderno a progettare e mettere in scena la
propria esistenza secondo percorsi multipli. Mobilità, apertura verso
il futuro e sperimentazione sono gli elementi che legano insieme
biografie in continuo divenire, dove gli stili di vita e le relazioni
interpersonali risultano più flessibili e aperte. E così, l’uomo di
oggi appare metafora dell’eterno disagio provocato dal mutamento,
il cui «effetto ultimo è il perpetuarsi della liquidità della vita.
Società liquido-moderna e vita liquida sono incastrate in un vero e
proprio perpetuum mobile». Una mobilità che è sinonimo della
disponibilità individuale collettiva e intersoggettiva al cambiamento,
cui si accompagna un rapido passaggio da una configurazione
tradizionale dei valori culturali e identitari a una dimensione
esistenziale sensibile, disinibita e apparentemente più
universale. La presenza dei cittadini nelle diverse forme di
partecipazione sociale è il risultato di trasformazioni che hanno
segnato la tarda modernità, a partire dalle dinamiche di spaesamento
esistenziale acuite anche dall’exploit dei processi di globalizzazione.
Ipotesi condivisa dalle argomentazioni proposte dal sociologo tedesco
Ulrich Beck, secondo il quale «quanto più le ombre che incombono sui
tempi moderni minacciano l’arrivo di un futuro terribile, tanto più lo
shock provocato dal drammatizzare i rischi indurrà una società
stravagante ad attivarsi per evitarli». E’ possibile, infatti,
rintracciare la spinta verso una maggiore partecipazione proprio nelle
conseguenze prodotte dallo sgretolarsi della prima modernità: ognuno
nel suo piccolo si sente minacciato dalle catastrofi annunciate; sente
la mobilità, la flessibilità, l’incertezza lavorativa e relazionale
entrare nel guscio della propria sfera privata. I temi e le questioni
sociali legate alla globalizzazione divengono il terreno per il sorgere
di nuove passioni civiche, lo spazio per un nuovo protagonismo sociale,
attraverso il quale avanzare ipotesi di trasformazione della società
globale. Una sfida a partire dal basso, dove la «qualità della vita»
non si riduce al «benessere individuale» o allo statico prodotto
collettivo, al contrario, deve rappresentare un nuovo modo di stare
insieme. In tale dinamica, diventa determinante l’innovazione del
soggetto e la ricerca personale di nuovi stili e progetti di vita,
basati sulla condivisione tra persone, sulla solidarietà praticata e
reale non come moda gratificante ma come etica dello scambio sociale ed
espressione di un individualismo attivo e responsabile.(da Spazi
Comunicativi Contemporanei; autori: Renato Stella, Mario
Morcellini, Pina Lalli; Editori Riuniti University Press, ottobre 2008,
pp. 157, 158).
Rosita Ansaldi
rosita.ansaldi@tin.it