Si ritorni all’agorà
Data: Domenica, 05 agosto 2012 ore 09:00:00 CEST Argomento: Redazione
Ricordo i bei tempi della
mia adolescenza, quando d’estate, nel mio paese, essendo chiuse le
scuole, l’unico diversivo era quello di andare “in piazza” per
incontrare i miei coetanei per parlare del più e del meno.
La piazza era il luogo di incontro, dove i giovani, gli adulti e i
pensionati avevano la possibilità di stare insieme; vedevi i giovani
“ragionar d’amore”, i vecchi passeggiare in lungo ed in largo
ricordando i tempi della loro fanciullezza, i tempi tristi delle
guerre, e gli adulti che parlavano di politica, di lavoro, di storie di
paese, di nuove nascite, di nuove coppie di sposi, di chi non c’era più.
La piazza era “vissuta” da tanta gente che l’affollava, era un “luogo
di incontro”, un’occasione di relazioni sociali e culturali. Vi era
“tutto un mondo da vivere” nella piazza, vi trovavi il nonno con il
nipotino che passeggiavano, gli amici che discutevano, i fidanzati che
parlavano d’amore… Nella piazza si parlava dei films di “cappa e spada”
e dei pionieri del Far West, di sport e della squadra di calcio che
vinceva sempre, delle storie d’amore dei personaggi famosi, dei vari
cantanti in voga. Questa era la piazza, questa era l’agorà.
Adesso, senza concedere spazio alla nostalgia, lasciatemi dire, però,
che oggi le nostre piazze sono cambiate molto. Oggi attorno alle piazze
dei nostri paesi assistiamo ad uno spettacolo veramente degradante. La
piazza non è più luogo di aggregazione e d’incontro di adolescenti, di
giovani, di bimbi, e neppure degli adulti che, quando escono dalle loro
case, si vanno a “rintanare” in ben altri luoghi al chiuso. La piazza è
diventata un luogo di scambio… d’altra roba, ed i giovani vi fanno un
veloce “tocca e fuggi” solo per la… “roba”, per poi “rintanarsi” nei
loro “buchi” per consumare e smaltire gli effetti dell’alcol e della
droga che hanno acquistato prima.
Alla piazza “reale” si è sostituita un’altra forma di spazio
“virtuale”, che, purtroppo, non è quello della conoscenza fisica ed
intellettuale, adesso hanno preso il sopravvento le nuove tecnologie,
facebook e twitter, e questi due “re”, secondo me, hanno un solo scopo:
alienare le menti delle persone, soprattutto dei giovani, facendoli
sentire “grandi” e onnipotenti, in quanto “chattare” dà un senso di
euforia maniacale e di potenza perché puoi esprimere tutto ciò che vuoi
essere, sei libero di dire tutto e parli con tutto il mondo.
Ma tutto questo è solamente un delirio. L’uso del computer deve essere
finalizzato ad uno scopo ben preciso, la macchina (perché è una
macchina) deve essere al servizio della persona, altrimenti se si
diventa computer-dipendenti si diventa schiavi e si rischia di farne
solo un uso demenziale. Mia madre mi diceva: “Se hai una parola buona
dilla, altrimenti statti zitto”. Perché nel chattare, non essendoci il
“contatto fisico” come vi è nella piazza, non c’è nessuno che ti fermi,
non c’è nessun freno inibitorio e si “scivola” in uno sproloquio
infinito. Tanto, chi ti può fermare?
Quindi, si ritorni alla piazza, quella vera! Si ritorni al piacere di
fare una bella passeggiata con gli amici o con la famiglia, sedere
nelle panchine e dialogare di politica e d’amore. Si ritorni al
confronto personale, con equilibrio, con il buon senso, per costruire e
non per distruggere.
Ben vengano, allora, gli incontri personali “d’una volta”, per
edificare i rapporti sociali, i rapporti “visus a visus”, per
ritornare, come un tempo, allo scambio delle idee con rispetto e
tolleranza e sempre con tanta buona educazione.
Il ritorno all’agorà, secondo me, dovrebbe essere favorito e
sollecitato anche dagli enti locali, dalle scuole e da tutte le altre
istituzioni pubbliche che hanno a cuore lo sviluppo civile delle
comunità e la salvaguardia del territorio. Le famiglie devono
riappropriarsi del territorio come bene comune da salvaguardare e da
proteggere per riscattare la persona dall’apatia e dall’indifferenza e
per risvegliare in tutti la coscienza critica capace di favorire un
reale processo di crescita civile, sociale e culturale. A tal
proposito, ben vengano tutte quelle iniziative (musica, spettacoli,
teatro), in grado di “farci” riappropriare delle nostre “vere” piazze
cittadine.
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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