Un dibattito sulla possibilità di celebrare messa sul tablet fa riflettere sul futuro del libro - Se il libro è sacro non passa per l'iPad
Data: Sabato, 04 agosto 2012 ore 16:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Per il Cyberteologo Antonio Spadaro il libro diventa sempre più un "oggetto fluido" - L'e-book sostituirà il libro? Forse si, ma mai fino quando il libro sarà sacro. Il dibattito già da tempo in atto tra lettori digitali e luddisti cartacei ha un' interessante deriva nel dibattito sollevato da Antonio Spadaro, il Cyberteologo direttore di “La Civiltà Cattolica”. Il gesuita docente alla “Pontificia Università Gregoriana" è un appassionato della rete, di cui ha profonda conoscenza e rara assenza di pregiudizio, almeno per un prete. Nell'ultimo post del suo blog ci racconta di una lettera, che 7 vescovi della Conferenza Episcopale Neozelandese hanno inviato a fine aprile ai sacerdoti delle loro diocesi. I parroci chiedevano se fosse per loro ammissibile celebrare la Messa usando una versione elettronica del Messale Romano. Probabilmente trovavano molto più comodo usare “in trasferta” il loro tablet piuttosto che portarsi dietro il tradizionale librone che impone la liturgia. I vescovi neozelandesi, come ci racconta Spadaro, pur ammettendo l'uso dei supporti elettronici per scopo di studio escludevano categoricamente che questi potessero sostituire nella liturgia la copia del Messale Romano, stampata in maniera ufficiale. Insomma il “libro sacro” è tale anche nella sua consistenza materiale, la sua sacralità non è solo limitata alle formule che porta stampate sulle sue pagine, ma, da quanto mi sembra di aver capito, dal suo essere “oggetto liturgico” quindi contenitore di “parola”, a sua volta formula che è efficace, nel particolare contesto della Messa, se non è separata dal suo congruo supporto fisico. Spadaro riflette sul fatto che i vescovi si siano accorti che nella civiltà digitale il testo divenga: “Un oggetto fluido: l'esatto opposto delle 'tavole della legge' e del detto 'scripta manent'.” Vale a dire che, anche se la pagina non è più dipinta a mano su pergamena con raffinate miniature da pazienti monaci, non può diventare un supporto indifferente a ciò che vi passa sopra, come appunto il display di un tablet, su cui può apparire un qualsiasi video di YouTube, come un' App con il breviario. E' molto interessante la riflessione sui residui di "alterità" che conserva un testo stampato su cellulosa, anche oltre la disputa liturgica che, prima o poi, la Chiesa affronterà, come fece il Concilio di Trento rispetto alla “nuovissima tecnologia” della stampa a caratteri mobili. La maggior resistenza “umana” nei confronti del libro elettronico ancora si appoggia sul residuo senso di nostalgia per il tradizionale supporto cartaceo. Il libro, anche se non testo sacro in assoluto, conserva per ogni lettore una sua “laica/sacralità”, per lo meno è caricato da ognuno di noi di significati profondi, che trascendono dal testo che porta stampato sopra. Sembrerebbe una forma di residua superstizione, quasi un potere magico che vorrebbe il libro caricato emotivamente di significato per ogni mano che l'abbia sfogliato, per la sinestesia sollecitata nel percepirlo, annusarlo, osservarne la copertina, il ritmico fruscio dello sfogliarlo. Tutte fantastiche esperienze emotive, sono lontano dall' esaltare la disumanizzazione, però è utile cominciare a pensare che questi sono i motivi che ci trattengono dallo sfoltire l'ingombrante invadenza delle librerie stracolme, nelle nostre già anguste abitazioni. Sostenere il declino del libro per la maggior parte di noi ancora equivale a un sacrilegio, possiamo ancora stamparne per decenni, ma l'importante sarebbe cominciare a convincersi che un libro non è il suo “hardware” piuttosto il pensiero che contiene e ciò che è capace di trasmettere, cioè non è il cartone, la colla, l'inchiostro da cui è composto. Tutto questo porterebbe a pensare che la scelta individuale per l' e-book non sia condizionata tanto da opportunità di tipo “tecnico”, come la leggibilità del testo, la compatibilità delle varie piattaforme, la praticità di un supporto che necessita di alimentazione ecc, quanto piuttosto da una nostra persistente idolatria per l' oggetto in sè, di cui difficilmente riusciremo a liberarci ancora per molto tempo.
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