Se il sapere di Wikipedia è al 91% degli uomini
Data: Sabato, 21 luglio 2012 ore 09:12:54 CEST Argomento: Rassegna stampa
Il numero
delle autrici ora fermo al nove per cento. Ma la discriminazione non
c'entra: la collaborazione è aperta a tutti. Wikipedia, l'enciclopedia
online più completa e consultata del mondo, ha un problema. Non si
tratta - come capita di solito - di raccolta fondi o di rapporti con un
Paese che applica la censura; stavolta c'è un serio problema
strutturale. Come ha dichiarato il cofondatore Jimmy Wales durante
l'incontro annuale Wikimania, ogni 100 collaboratori di Wikipedia 91
sono uomini, quindi le donne sono solo 9. Un dato francamente
sconfortante, che non dipende da una discriminazione oggettiva, poiché,
come forse non tutti sanno, le voci di Wikipedia sono costruite da
volontari non retribuiti e soprattutto non selezionati. Dopo essersi
registrato e aver compreso il meccanismo di inserimento dei dati (un
po' macchinoso), chiunque può costruire, amplificare, correggere una
voce. Una volta tanto, quindi, abbiamo la certezza che non venga
attuata nessuna discriminazione di genere. Donne incinte, transgender,
malati di Aids, bambini, pensionati, laureati o pluribocciati: se
ritenete che nell'enciclopedia un dato manchi, sia carente o errato,
registratevi, e nessuno farà questioni non attinenti alla pura verifica
dei dati che avete inserito. Wales, nell'illustrare il dato, ha fatto
un esempio: una collaboratrice di Wikipedia, il giorno del matrimonio
di William e Kate, aveva creato una voce relativa all'abito delle nozze
indossato dalla neoduchessa di Cambridge. Subito dopo, un
collaboratore/revisore ha cancellato la voce, ritenendola ininfluente.
Naturalmente non sono mancate le proteste, e infine la voce è stata
ripristinata. Verrebbe da dire a quel severo censore: è certo che la
voce «Episodi di South Park (tredicesima stagione)» sia molto più
interessante? O che lo sia la voce «Anello di purezza», gadget in voga
tra le ragazze vergini appartenenti alla chiesa evangelica
dell'Arizona? Wikipedia non tratta solo di teoria della relatività e di
filosofi dell'antichità classica: le voci marginali, curiose a modo
loro, sono così tante che l'abito da sposa di Kate Middleton certamente
non sfigura. La realtà è che il Web 2.0 è profondamente maschile,
perché sono maschi quelli che l'hanno progettato, perché la figura del
nerd e quella del geek sono per definizione maschili, e infine, come
dimostrato da recenti statistiche nella Rete, perché i maschi creano
contenuti mentre le donne acquistano e postano fotografie. I dati che
riguardano l'e-commerce, per esempio, mostrano come il 70% degli
acquisti sia effettuato da donne che comprano perlopiù abbigliamento,
settore che in termini di volume d'affari ha superato gli acquisti di
viaggi, di elettronica e apparecchiature tecnologiche. Le donne
prevalgono anche nel creare proprie bacheche di fotografie, in
particolare nel social network Pinterest. Non credo che da questi dati
si possa trarre alcuna morale, ma d'ora in poi leggeremo con un
approccio diverso le voci di Wikipedia. Come mai a Jean Paul Sartre è
dedicato uno spazio tre volte superiore a quello di Simone de Beauvoir?
In fin dei conti, se guardiamo le due figure con la prospettiva del
tempo, quella di Simone appare molto meno usurata, più significativa. E
che dire dello spazio esiguo dedicato alla bravissima scrittrice
brasiliana Clarice Lispector, mentre il cileno Luis Sepulveda, uno dei
campioni del trombonismo letterario contemporaneo, ha uno spazio almeno
quadruplo? Se noi donne non vogliamo metterci in gioco e partecipare
più attivamente alla costruzione di Wikipedia, dovremo almeno iniziare
a consultarne le voci facendo la tara dell'inevitabile tocco mascolino
che ne caratterizza scelte, omissioni, proporzioni.
Camilla Baresani
www.corriere.it
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