Immissioni in ruolo, analisi economica: assunzioni, molti benefici a costo zero!
Data: Lunedì, 09 luglio 2012 ore 05:00:00 CEST Argomento: Associazioni
Chi amministra un’impresa sa molto bene che le politiche
di risparmio non dovrebbero andare ad intaccare la qualità dei
prodotti/servizi offerti sul mercato, perché questo porterebbe
ineluttabilmente al fallimento dell’impresa stessa. Banalmente la
politica dei tagli nell’impresa “Scuola” effettuata negli ultimi anni
si è preoccupata solamente di abbattere i costi, indistintamente, senza
preoccuparsi troppo della qualità dei servizi erogati. Ma qualcuno si è
mai chiesto che cosa siano gli insegnanti e quale valore abbiano per la
qualità del servizio “Istruzione”? A qualcuno è mai venuto il dubbio
che un insegnante non sia solo una voce di costo? Qualcuno ha mai
riflettuto sul fatto che l'insegnante sia proprio il VEICOLO attraverso
il quale si realizza il servizio di pubblica istruzione? Gli insegnanti
sono quelli che quotidianamente incontrano gli alunni nelle aule,
quelli che ogni giorno con entusiasmo cercano di condividere con le
classi le conoscenze acquisite con gli anni, consapevoli che la
conoscenza è la chiave della libertà, quelli che guidano gli alunni
lungo un percorso, anche tortuoso, che porti alla consapevolezza di sé,
all’emancipazione personale, alla conquista dell’autostima, quelli che
con esperienza e fatica riescono a mediare fra le richieste dei
dirigenti e le aspettative delle famiglie. A qualcuno non è mai venuto
il sospetto che risparmiare proprio sugli insegnanti possa nuocere non
poco al servizio in toto e portarlo al collasso? Forse è giunto il
momento di ricordare a tutti che sono gli insegnanti a fare la scuola
ed è proprio su questi che il Governo dovrebbe investire per garantire
la qualità del servizio “Istruzione”. E assumere il maggior numero
possibile di docenti equivarrebbe a lanciare un messaggio chiaro e
rassicurante, e cioè che lo Stato italiano crede nella centralità del
ruolo degli insegnanti nel sistema d’istruzione, che ci tiene a
spingerli a svolgere sempre meglio il loro lavoro di educatori. Perché
assumere significa MOTIVARE gli insegnanti e garantire al contempo la
CONTINUITÀ necessaria perché il loro prezioso lavoro non venga disperso
da un anno all’altro. Altrimenti non riusciremo a garantire come
sistema scuola né l’eccellenza di cui parla spesso il Ministro, né
l’opportuno sostegno agli alunni più bisognosi, come chiede
l’Europa.
Tuttavia, visto che il Governo sembra essere interessato solamente al
“portafoglio”, proviamo quindi anche ad analizzare l’aspetto puramente
economico delle assunzioni. Insomma, quanto costerebbe allo Stato
italiano assumere su tutti i posti vacanti e disponibili (circa 20000
per noi docenti), così come sancito dal piano triennale di immissioni
in ruolo dello scorso 4 agosto?
Partiamo da un dato certo: è matematicamente provato da uno studio
elaborato dalla FLC-CGIL nel novembre del 2010 (“Operazione Centomila”,
link
http://www.flcgil.it/scuola/precari-scuola-operazione-centomila.flc)
che per lo Stato un contratto fino al 30 giugno ha un costo addirittura
superiore rispetto a un contratto fino al 31 agosto (contratto su posto
vacante e disponibile). Ora però ci siamo chiesti: ma quale sarebbe la
spesa che il Governo italiano dovrebbe sostenere per assumere su tutti
i posti vacanti e disponibili, come sancito dal piano triennale siglato
lo scorso 4 agosto? A questo proposito occorre considerare vari aspetti:
1. Il decreto interministeriale 4 agosto 2011 (“Piano triennale”)
prevede che negli aa. ss. 2012/2013 e 2013/2014 sarà assunto
rispettivamente un numero massimo di 29000 precari (22000 docenti e
7000 ATA), numero elaborato sulla base delle stime relative ai
pensionamenti nel biennio considerato; l’obiettivo è quindi quello di
coprire esclusivamente il turn over dei pensionamenti in ciascuno dei
restanti due anni del piano triennale;
2. Il personale collocato a riposo percepirà una retribuzione
decisamente inferiore rispetto allo stipendio previsto per un
docente/ATA negli ultimi anni di carriera, cosa che di per sé comporta
già un bel risparmio per le finanze pubbliche;
3) Al posto dei pensionati verrebbe assunto personale con stipendio
molto più basso, visto che vanterebbe un’anzianità di servizio molto
inferiore, per di più “rallentata” dalle recenti misure varate dal
Governo Berlusconi al fine di garantire il contenimento della spesa
pubblica:
a) L'art. 9 comma 23 della legge 30/7/2010, n.
122, così dispone: “Per il personale docente,
amministrativo,
tecnico e ausiliario della Scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono
utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei
relativi incrementi economici previsti dalle
disposizioni contrattuali vigenti”; ciò significa in soldoni che la
ricostruzione di carriera di tutto il personale scolastico di per sé è
già soggetta a un rallentamento di tre anni;
b) L’art. 9 comma 1 della legge 30/7/2010, n. 122,
così dispone: “Per gli anni 2011, 2012 e 2013 il trattamento economico
complessivo dei singoli dipendenti, anche di qualifica dirigenziale,
ivi compreso il trattamento accessorio […] non
può superare, in ogni caso, il trattamento
ordinariamente spettante per l’anno 2010”; in pratica, gli stipendi del
personale scolastico
rimarranno fermi a quelli del 2009 fino a tutto il 2013;
c) L’accordo siglato il 4 agosto 2011 dall’ARAN e
dalla maggior parte delle sigle sindacali recita: “per garantire la
sostenibilità economica e finanziaria DEL PIANO e la conseguente
immissione in ruolo del personale è necessario procedere ad una
rimodulazione delle posizioni stipendiali contrattualmente previste”;
si tratta di un’importante modifica al Contratto Collettivo Nazionale
di Lavoro del comparto scuola, che ha permesso l’approvazione della
copertura finanziaria di TUTTE le
immissioni in ruolo previste dal piano triennale (non solo di
quelle del 2011, nell’accordo c’è scritto DEL PIANO!). In pratica, il
primo gradone stipendiale (0-2 anni) è stato abolito e accorpato al
secondo gradone (3-8 anni), dando vita ad un unico
gradone stipendiale 0-8 anni. E questo in aggiunta al blocco triennale
previsto al punto a) e al congelamento degli stipendi previsto al
punto b);
d) In conclusione, prima di
vedersi riconosciuto un qualsiasi aumento in busta paga, un docente/ATA
neoassunto dovrà aver maturato almeno 11 anni di anzianità di servizio
(e il servizio preruolo dal 5° anno in poi non viene nemmeno
conteggiato per intero ai fini della progressione di carriera). E oltre
a questo evidente danno economico, se ne aggiungono anche altri.
Solo il mancato rinnovo del
contratto comporta mediamente una perdita pari a 62,76 euro mensili per
un collaboratore scolastico, a 81,48 euro per un assistente
amministrativo, 173,38 euro per un DSGA, 124,55 euro per un docente di
scuola primaria/infanzia, 144, 14 euro per un docente di scuola
secondaria di I grado e 165,81 euro per un docente di scuola secondaria
di II grado.
Il blocco stipendiale imposto
dalle leggi sopracitate comporta inoltre la riduzione dei versamenti ai
fini previdenziali. Ciò si riverbererà sui minori importi legati alla
corresponsione del TFR, del TFS e dell'assegno di pensione (già
rideterminato e ridotto per legge).
La perdita complessiva per ogni
lavoratore della scuola varia in relazione all'anzianità di servizio e
può arrivare da un minimo di 3000 euro ad un massimo di 35.000.
Appare evidente quindi che le assunzioni non solo produrrebbero dei
benefici tangibili per il personale e per l’utenza, ma sarebbero
addirittura A COSTO ZERO, anzi, garantirebbero in ogni caso un
RISPARMIO per le casse dello Stato! La maggior parte del personale
neoassunto dovrebbe infatti aspettare non pochi anni prima di vedersi
riconosciuto un aumento in busta paga, senza contare le altre
penalizzazioni stipendiali che abbiamo illustrato.
Pertanto, dal punto di vista economico lo Stato italiano non ha
scusanti alcune per non procedere al rispetto del piano triennale di
immissioni in ruolo e all’assunzione immediata di noi precari della
scuola su tutti i posti vacanti e disponibili. A maggior ragione visto
che l’accordo siglato lo scorso 4 agosto sulla rimodulazione dei
gradoni stipendiali specifica nero su bianco che tale misura viene
adottata proprio per garantire la copertura finanziaria di TUTTE le
assunzioni previste nei tre anni del piano. Dal momento che appare
evidente che il fattore economico non costituisce alcun ostacolo, se il
rispetto del piano non dovesse verificarsi, con grande delusione
dovremo dare per scontato che il Governo italiano non tiene nella
benché minima considerazione il futuro della scuola statale, uno dei
servizi pubblici fondamentali, la chiave di volta per rilanciare la
nostra economia ed uscire da quella che ormai è anche una vera e
propria crisi di valori; dovremo constatare che l’istruzione pubblica
non rappresenta per lo Stato un bene prezioso su cui investire appena
ciò risulta possibile, ma solo un “giocattolo” alla mercé di interessi
politici (a noi ignoti) che nulla hanno a che fare con le politiche di
risparmio e soprattutto con i reali bisogni di chi la scuola la
costruisce con impegno da anni. E arrivati a questo punto, dopo anni di
umiliazioni, noi non potremo però fare a meno di tacere e denunceremo
senza alcuno scrupolo quest’ennesimo sopruso ai nostri danni.
Analisi elaborata
dal Gruppo Facebook
Difendiamo il piano triennale di
immissioni in ruolo
Facebook.com/groups/367366913318615/
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