Linee guida per un cammino responsabile
Data: Domenica, 08 luglio 2012 ore 04:00:00 CEST
Argomento: Redazione


In quegli anni lontani, che vanno dalla fine degli anni ‘60 agli inizi degli anni ‘70, mi ricordo che ero un “arrabbiato”! Volevo conquistare e cambiare il mondo in nome della “mia ideologia”, mi prodigavo nelle varie attività politiche cercando di dare il massimo di me stesso e in tutto questo periodo, che include dieci anni della mia esistenza, era “impregnato” da un solo scopo, una sola visione, quella di conquistare le genti alla “mia ideologia”.
Ogni mio gesto, parola e azione, erano indirizzati dal “mio vedere” e dal mio essere un “rivoluzionario”, “inculcandomi”, nel mio modo di comportarmi e di pensare, delle mie “linee guida”.
Quindi, mi raggruppavo con chi condivideva i miei stessi ideali ed ogni giorno mi “buttavo” per realizzare i miei piani e non avevo nessun altro scopo.
Ricordo che ho toccato il “massimo” quando ho avuto l’esperienza di potermi dedicare a tempo pieno, dal 1975 al 1979, alle attività sindacali e politiche, convinto che quella fosse la mia vita.
Ogni giorno “navigavo” nella città di Catania, nei vari paesi della provincia, ed anche oltre, per fare riunioni, preparare manifestazioni, per fare “movimento”, seguendo, esclusivamente, le mie famose “mie linee guida”.
Ora, a distanza di tanto tempo, e dall’alto dei miei 62 anni, con il senno del poi, ricordo ancora di quello splendido periodo, poi, nel 1979, ho vinto il concorso come infermiere e sono entrato nelle strutture sanitarie pubbliche ed ho assolto a questo compito per ben 32 anni, fino alla pensione, e posso dire, con la mia lunga esperienza di vita, che avere nel proprio cammino delle linee guida è basilare per un percorso personale e responsabile.
Naturalmente, queste “linee guida” debbono essere improntate su dei solidi principi ideali, affinché il procedere (il cammino) sia responsabile sia nei  propri confronti che verso gli altri, per essere sempre pronti nel prendere decisioni e nel dare segnali positivi verso agli altri.
Bisogna avere delle “linee guida” per conquistare, prodigarsi nelle varie attività, esporre il proprio pensiero, confrontarsi con gli altri, essere responsabili delle proprie azioni, modellare il proprio comportamento.
Le “linee guida”, naturalmente, devono essere concentrati su alti valori etici, morali, spirituali, altrimenti non sono linee guida ma semplicemente delle ossessioni, delle devianze.
Per non farle diventare devianze, queste “linee guida” devono avere un proprio codice di comportamento.
Voglio esporre, a proposito, che se si devia dal codice di comportamento (etico, morale, spirituale) si esce fuori dal “solco” e si “delira” avviandosi verso la “devianza”.
Un giorno, in una scuola pubblica, il dirigente scolastico ha organizzato un corso di aggiornamento di educazione stradale, sia per i giovani che per i loro genitori. L’ufficiale della Polizia Stradale, che tenne il corso, si soffermò su tre specifici segnali: 1) limite di velocità; 2) divieto di sorpasso; 3) segnale di stop.
I partecipanti al corso hanno subito commentato che quei segnali già li conoscevano, l’ufficiale di Polizia, imperterrito, fece loro osservare che tutti i giorni nelle strade muoiono persone a causa della non osservanza del codice della strada, ma, soprattutto, a causa di quei tre segnali, e fece loro una domanda: “Pensate che quelli che sono morti non conoscevano quei segnali? Eppure sono morti!”.
Ritornando alle linee guida, bisogna non solo osservare il codice di comportamento ma, soprattutto, stare “vigili” affinché non si esca fuori dal solco e non si cada nella devianza che porta al definitivo “dissolvimento” della persona.
Le “linee guida” debbono essere improntate sulla capacità di: porre dei limiti alle nostre azioni; di non “sorpassare” e quindi di non prevaricare sugli altri; fermarsi in tempo per riflettere sul proprio cammino.
Oltre alle “linee guida” che ci devono sempre “guidare” in modo responsabile nella famiglia, nel luogo di lavoro, e nei rapporti sociali, vi è anche un “cammino interiore” che dobbiamo percorrere sempre con grande senso di responsabilità, sapendo che il cammino interiore ha bisogno della guida della “luce interiore” (in francese, esprit de finesse), come diceva il famoso filosofo francese, Blaise Pascal, “ il cuore ha delle ragioni che l’intelletto non conosce”.
E, quindi, anche nel cammino interiore, bisogna osservare un “codice di comportamento” per non “deviare”, perché mentre il cuore cerca “la luce interiore”, l’intelletto, che non conosce confini, “sprofonda” nelle visioni d’infinito, non tenendo conto di quello che diceva Eraclito (filosofo dell’Antica Grecia, detto “o Scoteino”, l’Oscuro), “i confini dell’anima, anche se tu li scruti non li potrai mai trovare, così profondo è il suo logos”.
Il suo “logos”, la parola, “la luce interiore” che si riflette sul viso, “la qualità dello Spirito”, emanato dal volto di Gesù Cristo, luce del mondo (Vangelo di Giovanni, 8: 12), e per mezzo di Lui che abbiamo la “redenzione” (Colossesi, 1: 14). Ed ecco l’invito a prendere la “strada buona”: Così dice il Signore: “Fermatevi sulle vie e guardate, domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la strada buona, e incamminatevi per essa; voi troverete riposo alle anime vostre!”. (dal libro del Profeta Geremia, Cap. 6: 16). È questa la “strada buona”, la vera “linea guida” per un cammino responsabile.

Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it





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