Tempo di pensione e di saluti, una voce d’altri tempi…
Data: Giovedì, 21 giugno 2012 ore 13:01:13 CEST
Argomento: Redazione


Sentiamo spesso parlare di pensioni e di pensionamenti, di “finestre d’uscita” e di “trattamento di fine servizio”, di scatti d’anzianità e di sistema retributivo, di TFR e di accantonamenti… Ma chi ci pensa al “fatidico” giorno del “collocamento a riposo per sopraggiunti limiti d’età”!? Chi ci pensa ai tanti colleghi che hanno dato i migliori anni della loro vita professionale, e non solo, alla scuola italiana ed ai loro amati alunni!? Chi ci pensa all’ultimo giorno di scuola, all’ultimo saluto dei ragazzi, all’ultimo suono della campanella, all’ultima “uscita”,… in disordine e senza speranza, dai corridoi, che avevano calpestato con orgogliosa sicurezza! Soprattutto se il collega in questione è il “vicepreside”, che ha trascorso un’intera vita dentro il “recinto” della “sua” scuola, senza guardare in faccia a nessuno e senza…“guardare l’orologio”! Per fortuna la scuola italiana è piena di insegnanti e di dirigenti che “escono” in punta di piedi senza nemmeno “concedere” (per pudore o per scaramanzia), “l’onore delle armi”… alla terribile, amata e temuta… pensione.

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it

Questa è la lettera di “commiato” di un “vicepreside” di una scuola italiana…
Alcuni giorni fa, una delegazione di tutto il personale dell’Istituto ha fatto “un’incursione” nell’ufficio in cui, da anni, svolgo il mio lavoro, attestandomi la propria stima e simpatia e per recapitarmi un dono a nome di tutto il personale della scuola.
Ringrazio tutti allo steso modo, come si conviene, quando una persona riceve un dono, e mi viene da fare una considerazione: nella mia vita lavorativa non ho mai guardato l’ora e, quindi, non ho mai sentito la necessità di portare al polso un orologio, ma il vostro pensiero è tale che con infinito e immenso piacere cambierò le abitudini e farò in modo di tenerlo sempre con me; così, ogni qualvolta che porrò lo sguardo all’ora, farò con piacere un excursus dei volti e delle persone, con cui ho trascorso un lungo e significativo periodo che ha segnato la mia persona.
Ringrazio per la considerazione che mi avete espresso, sia nel lavoro che nei rapporti interpersonali.
Con molti di voi ho lavorato in classe come docente e, quindi, abbiamo potuto condividere la centralità che merita lo studio per la formazione culturale e umana, e, sebbene in più di un’occasione, le idee con cui risolvere determinate e complesse situazioni, non erano convergenti, l’impegno per la scuola e la serietà con cui si proponevano le problematiche, hanno sempre fatto prevalere un profondo rispetto della dialettica e delle differenze che costituiscono l’humus e il focus indispensabile della democrazia.
Con altri colleghi non ho potuto avere l’onore di condividere l’esperienza didattica in classe, ma grazie alle variegate dinamiche che costituiscono il mondo scolastico, mi è stato possibile, in verità, valorizzare le tante ricchezze che operano nella scuola, e che per una serie di circostanze non sempre si riesce a farle esprimere e porre in risalto in tutta la loro reale potenzialità.
Una doverosa attenzione e un sentito ringraziamento va al personale Ata che ogni giorno deve “lottare” per contenere l’esuberanza che manifestano gli studenti, ma che, nonostante la loro vitalità, sono comunque degli alunni educati.
E come non ricordare il piacere di rivolgere un grazie a tutto il personale amministrativo che, nonostante le difficoltà che il lavoro presenta, e le mille faccende in cui è impelagato quotidianamente, ad ogni richiesta ha sempre risposto con la necessaria attenzione e professionalità.
Gli anni scorrono per tutti e, se non altro, tale situazione pone le persone tutte sulle stesso piano. Almeno su questo impera un principio egalitario!
Mi sono sempre proposto il rispetto del diritto per tutti, ma proprio per tutti! E spero che non abbia ferito qualcuno; e se questo è accaduto non c’è stata né volontà, né prevaricazione e me ne scuso sinceramente.
Nei miei pensieri, il dover smettere di lavorare non ha occupato mai un grande spazio, ma, ormai, è arrivato!
Onestamente non so se sia contento oppure no.
Una collega mi ha scritto: «un grazie di cuore a chi mi ha fatto capire che per “saper insegnare” bisogna “saper ascoltare”»!!!
Penso che la vita dia a tutti l’opportunità di scegliere che cosa si vuol essere e ciascuno è ciò che ha scelto di essere, io, per quanto mi concerne, ho sempre creduto nel vivere liberi delle persone e, se hai la possibilità di ribellarti, a qualunque cosa si frapponga fra la persona e la libertà, devi farlo, se non lo fai, sei più responsabile di chi vuol renderti meno libero.
A tutti un grazie di cuore e soprattutto perché il cuore è posto a sinistra, ossia, il luogo in cui storicamente ha sempre espresso una connotazione: il simbolo della libertà di pensiero e di azione.

Antonio





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