Sulla scuola tregua Stato-Regioni
Data: Mercoledì, 20 giugno 2012 ore 05:23:12 CEST Argomento: Rassegna stampa
Si
attenua il conflitto tra Governo e Regioni sull'accorpamento delle
scuole. A smorzare l'impatto della sentenza della Consulta che ha
dichiarato incostituzionale la norma del decreto Tremonti che imponeva
di accorpare le scuole (materne, elementari e medie) sotto i mille
alunni, sono per prime le Regioni che hanno promosso il ricorso alla
Corte.
Nessuno per il momento sembra aver voglia di sfruttare la bocciatura e
cancellare i piani di dimensionamento approvati nella primavera scorsa.
«Troppo tardi - sintetizza l'assessore regionale allo Studio della
Regione Puglia, Alba Sasso - tornare indietro significherebbe rischiare
di non riaprire le scuole a settembre». La Sasso attende di decidere
insieme alle parti sociali ma intanto fa un ragionamento pratico:
«Ormai le iscrizioni sono chiuse, l'organico è deciso e persino i
finanziamenti sono assegnati». Insomma il rimedio sarebbe più dannoso
del male. Lo ricorda anche il ministero dell'Istruzione, che dopo la
sentenza 147/2012 (si veda il Sole 24 ore del 7 giugno) ha diramato una
nota: «L'eventuale revisione dei piani già adottati avrebbe nefaste
conseguenze sul regolare avvio del prossimo scolastico». Questo perché
sono ormai in via di conclusione tutte le operazioni: «Iscrizioni,
attivazione dei nuovi indirizzi di studio per le scuole di II grado,
trasferimenti del personale scolastico e immissioni in ruolo». Dunque,
per ora le Regioni si accontentano del successo morale ottenuto: «La
pronuncia dimostra che lo Stato non può fare cassa sulle prerogative
regionali, neanche in materia scolastica» commenta Valentina Aprea, ora
assessore alla Scuola della Lombardia, ma con un passato da
sottosegretario all'Istruzione fino al 2006 nel Governo Berlusconi.
Sulla stessa scia altre due Regioni tra le sette che avevano impugnato
i tagli di Tremonti al personale. La Toscana, che nel dialogo con il
succcessore della Gelmini, il ministro Francesco Profumo, aveva già
ottenuto una certa flessibilità sulle soglie, e l'Umbria che ha dovuto
accorpare solo sei istituti. «Ma non torneremo indietro - preannuncia
Carla Casciari, assessore all'Istruzione di questa Regione - perché
anche per noi significherebbe non riaprire a settembre». In realtà, la
tregua tra Governo e Regioni è anche dovuta all'esito del confronto
alla Consulta: la Corte infatti ha accolto il ricorso solo a metà. È
stato cassato il comma 4 dell'articolo 19 del Dl 98/2011, sulla soglia
dei mille alunni, ritenuta «una norma di dettaglio dettata in un ambito
di competenza concorrente». Ma è stato salvato il comma 5 sugli
organici, che di fatto cancella preside e dirigente scolastico in tutte
le scuole con meno di 600 alunni (400 in situazioni particolari), con
un taglio di circa 2mila posti per ciascuna di queste categorie. Le due
questioni sono tra loro connesse: «Noi abbiamo bisogno di conoscere
l'organico per fare il piano», commenta l'assessore del Lazio,
Gabriella Sentinelli. Per questo, quindi, anche questa Regione non
toccherà il piano. «La Consulta ci ha dato ragione sulla competenza ma
gli strumenti concreti del dimensionamento restano in mano allo Stato»,
lamenta amara Stella Targetti, vicepresidente della Giunta toscana con
delega alla scuola. I ritocchi saranno possibili per l'anno scolastico
2013-2014, con i piani in approvazione a dicembre. Sembrano
intenzionate a intervenire in questo senso Puglia e Lombardia. Ma a
turbare l'equilibrio raggiunto tra Stato e Regioni potrebbe essere un
outsider: il piccolo sindacato Anief (che dalla Consulta è già riuscito
a far cancellare una norma sullo spostamento dei precari) minaccia di
impugnare in ogni Tar i singoli piani perché, secondo il suo
presidente, Marcello Pacifico, «sono ormai illegittimi, emanati sulla
base di una disposizione che non esiste più».
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