Prova Invalsi agli esami del primo ciclo
Data: Lunedì, 18 giugno 2012 ore 19:33:51 CEST
Argomento: Redazione


Coloro che contestano le prova Invalsi continuano a lamentare che tale “imposizione nazionale”

  1.  condiziona la libertà di insegnamento,  (come se si possa non insegnare italiano e matematica) ;
  2. obbliga gli studenti a prepararsi alla prova (Che c’è di male se si studia di più e di apprende anche una tecnica di risposta  a scelte multiple , utile anche per i tanti concorsi che si dovranno affrontare nella carriera scolastica e professionale?
  3. i test standardizzati non tengono conto per definizione delle variabili locali che influiscono sulla performance degli studenti  (Ben venga una prova che mette tutti i ragazzi di fronte alle medesime difficoltà e dà il metro del livello di sviluppo della scuola italiana. Il conseguire positivi risultati conforta i docenti sul buon esito del lavoro didattico realizzato in classe
  4. il voto è asimmetrico rispetto agli altri, risultando dall’applicazione di una griglia stabilita centralmente mentre gli altri voti sono assegnati dai docenti sulla base della loro valutazione didattica-(anzi ciò dovrebbe costituire un momento di verifica e di correlazione tra la valutazione soggettiva del docente e quella oggettiva come esito delle prove)
  5.  il  voto ‘pesa’ troppo rispetto al voto di ammissione, che è la sintesi di un percorso triennale (ma anche il voto delle  prove scritte nelle singole discipline ha la stessa valenza rispetto al voto di ammissione e tutto confluisce alla media finale
  6. Durante la prova possono verificarsi, “comportamenti opportunistici” e copiature  soprattutto dove non c’è vigilanza esterna (come avviene nelle ‘scuole campione ’). A questa domanda risponde la normativa che assegna al Presidente degli esami il compito di “osservatore esterno” e quindi “garante della regolarità delle operazioni”, che non necessitano forzature, in quanto da studi accertati risulta che l’esito della prova Invalsi coincide quasi sempre con il voto di ammissione e lo scarto è minimo per la maggior parte dei casi, in quanto le prove tendono a far emergere le competenze logiche e di ragionamento rispetto alla semplice applicazione di procedure.

A coloro che  contestano l’introduzione della prova Invalsi all’intero  dell’esame e quindi  obbligatoria e sostengono che sarebbe meglio svolgerla prima degli esami e  senza voto  risponde la necessità di dare all’esame di stato conclusivo del primo ciclo, come avviene per gli esami finali del secondo ciclo, una valenza nazionale.
Gli esiti della prova, oltre che al voto dell’esame contribuiscono, infatti, all’indagine  di miglioramento della qualità e dell’equità del sistema scolastico nazionale, è quindi conoscere meglio i livelli di prestazione degli studenti nella situazione data. Chi non apprezza tale obiettivo rivela di essere in malafede.
I numerosi supporti di guida operativa messi a disposizione dall’Invalsi  per  garantire il regolare svolgimento delle operazioni fanno ben sperare che dopo cinque anni  le cose possano andare verso la giusta direzione di svolgimento regolare e sereno senza alcuna forzatura e interferenza.
La prova Invalsi costituisce  una vera opportunità educativa  ed offre ai ragazzi l’occasione di confrontarsi con un modello di ampio respiro nazionale e sentirsi vicini ai tanti ragazzi d’Italia che affrontano la medesima prova. Il contributo e l’esito personale afferisce alla descrizione del livello scolastico nazionale in dialogo con gli altri Paesi d’Europa.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it







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