Anief chiede al Ministero dell’Istruzione di procedere alle immissioni in ruolo di 80 mila precari
Data: Lunedì, 18 giugno 2012 ore 16:30:15 CEST
Argomento: Sindacati


Si tratta di 45 mila docenti e 35 mila amministrativi, tecnici ed ausiliari. I posti vacanti rientrano in queste quantità e vanno coperti per legge! Anief chiede al ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, di stabilizzare da subito, durante l’estate 2012, almeno 80 mila lavoratori precari della scuola Italia: si tratta di 15 mila insegnanti di tutte le discipline, circa 30 mila docenti di sostegno e 35 mila posti tra amministrativi, tecnici ed ausiliari. Sono tutti assegnabili al personale precario, poiché riguardanti posti effettivamente liberi, coperti da anni da personale non di ruolo, e individuati al netto dei soprannumerari e dei pensionati già registrati. Secondo il presidente Anief, Marcello Pacifico, non si tratterebbe però di una concessione del ministero dell’Istruzione. Ma di un atto dovuto per legge. “Considerando che la normativa vigente – sostiene Pacifico – impone l’assunzione del 50% del personale attraverso le graduatorie dove sono collocati i precari, è il caso di ricordare al Ministro che ha appena annunciato l’indizione di due tornate di concorsi pubblici, da cui scaturiranno decine di migliaia di futuri assunti”. “Inoltre – spiega sempre il presidente Anief – l’assunzione di 80 mila precari rispetterebbe quanto previsto dalla norma sul nuovo piano programmatico triennale di assunzioni, risalente allo scorsa estate, sottoscritta anche a seguito di migliaia di ricorsi presentati dal nostro sindacato. Tutti ricorsi – continua Pacifico – che, è il caso di ricordare, sono stati presentati negli ultimi mesi proprio per ottenere la stabilizzazione lavorativa dei precari interessati e che hanno già ottenuto in tantissime Corti territoriali del lavoro la condanna dell’amministrazione per abuso dei contratti a termine”. “Evidentemente – conclude il presidente del giovane sindacato scolastico – l’amministrazione si è resa conto che non è più sostenibile il pagamento dei cospicui risarcimenti danni a proprio carico, stabiliti ogni volta dal giudice: visto l’alto numero di ricorrenti, siamo oramai nell’ordine dei milioni di euro che la pubblica amministrazione spende per non applicare la legge”.
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