Scrima: sul merito una fretta che non aiuta a far bene
Data: Luned́, 04 giugno 2012 ore 07:05:00 CEST
Argomento: Comunicati


Nessuno può mettere in dubbio che sia giusto riconoscere e premiare l’impegno con cui ragazze e ragazzi vivono la loro esperienza di studio; è anzi doveroso evidenziarlo, quell’impegno, come componente fondamentale e indispensabile di un diritto al successo scolastico, alla cui realizzazione lo studente deve concorrere in modo attivo e responsabile.
Non è sul principio, dunque, che muoviamo le nostre riserve, quanto sui modi che si scelgono per darne pratica attuazione. Abbiamo forti dubbi che si possa seriamente promuovere il merito solo accentuando la competitività fra alunni e scuole: non si valorizzano le eccellenze se non cresce, in via generale, la qualità dei percorsi formativi. Ha poco senso premiare i migliori, e può essere addirittura controproducente, se ciò non diventa fattore di traino per tutti. Non servono pochi eccellenti in un mare di difficoltà: garantire una buona scuola per tutti deve restare la prima e fondamentale preoccupazione di chi governa il Paese.
C’è molta differenza tra “competizione” e “emulazione”: il ministro ne tenga conto prima di varare provvedimenti sul merito che rischiano, diversamente, di dare poco frutto.
Ragionare di merito e di premialità è sempre delicato e difficile: noi non vogliamo unirci a chi trae pretesto dalle difficoltà perché comunque non si faccia mai nulla, ma non vogliamo nemmeno correre il rischio che del merito si metta in scena, ancora un volta, soltanto la caricatura, sia da parte di chi propone che di chi si oppone.
Ecco perché abbiamo consigliato al ministro Profumo una più attenta riflessione: l’obiettivo di far crescere in qualità e serietà la nostra scuola deve essere di tutti, non serve correre per arrivare primi, serve far sì che tutti corrano, o almeno si muovano, in quella direzione. Aprirsi di più al confronto non è mai una perdita di tempo, se serve a dare più solidità a un progetto. Casomai toglie spazio a chi di argomenti ne ha pochi e nasconde quella pochezza dietro i suoi no pregiudiziali".
Roma, 3 giugno 2012






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