Tagli del personale addetto all'accudienza, classi sempre più numerose, sempre meno interventi di logopedia e psicomotricità
Data: Martedì, 29 maggio 2012 ore 05:30:00 CEST
Argomento: Opinioni


Lettere in redazione
C'è stato mesi fa un convegno della "Fondazione Agnelli" passato abbastanza inosservato: in quel convegno si diceva - fra altre cose - che in Italia c'è troppo sostegno e che i risultati di tutto questo sostegno non sono adeguati. Alla base c'è l'idea che ogni intervento sull'handicap è antieconomico, e che il lavoratore disabile o il cittadino disabile è un peso e non una risorsa per la società. Non a caso, quando si è aperta la discussione sull'art. 18 sono state poche le voci che hanno fatto presente come le prime vittime della libertà di licenziare sarebbero stati lavoratori disabili, donne incinte, lavoratori vicini alla pensione. Immancabilmente si sono visti arrivare gli effetti di questo "nuovo modo di pensare". Alla ricerca della "spending rewiew" la fantasia italica di molti Uffici Scolastici Regionali si è scatenata nel cercare di tagliare insegnanti di sostegno inventando nuovi limiti, variegati, per le certificazioni. Chi ha rispolverato l'idea di "disabilità uguale invalidità", chi si è lamentato di un'eccessiva disponibilità della Magistratura rispetto alle richieste dei genitori, e così via. In salsa veneta, la richiesta è diventata che il bambino abbia nella sua certificazione la classificazione dell'OMS e - per avere un numero minore di alunni per classe - che sia fatto esplicito riferimento all'art. 3, terzo comma della legge 104/1992. Sembrano richieste facili da esaudire: lo sono meno se si considerano le ristrettezze attuali dei servizi di neuropsichiatria infantile, che portano a tempi lunghissimi per le visite dei bambini e ragazzi. Solo per avere questa annotazione in più ogni genitore dovrà prenotare una nuova visita, e difficilmente potrà arrivare a questa visita entro il termine fissato del 31 luglio 2012.
E questo in un contesto che sembra voler togliere motivazione ai genitori: tagli del personale addetto all'accudienza, classi sempre più numerose, sempre meno interventi di logopedia e psicomotricità.
 
Di nuovo, è un colpire chi non si può difendere. Di nuovo, occorre che tutti ci mobilitiamo per tutelare un diritto che è di una minoranza, senz'altro, ma che rappresenta l'attuazione dell'art. 3 della Costituzione Repubblicana. Di nuovo, aspettiamo voci istituzionali forti, anche dagli enti locali oltre che dal parlamento, che dicano chiaro che l'inserimento dei bambini e dei ragazzi con handicap nella scuola di tutti (quello previsto dalla legge 517/1977) è una ricchezza e non un limite della scuola italiana, come può testimoniare chiunque abbia studiato in questi trent'anni in una scuola pubblica con inseriti alunni disabili.

Lorenzo Picunio
picunio@yahoo.it





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