Rignano Flaminio- Nessun abuso alla Olga Rovere: assolti gli «orchi» accusati di pedofilia perché il fatto non sussiste. Urla in aula contro i giudici
Data: Lunedì, 28 maggio 2012 ore 19:53:30 CEST
Argomento: Rassegna stampa


ROMA - Gli abusi sui bimbi di Rignano Flaminio non ci sono mai stati. Il tribunale di Tivoli ha assolto i cinque imputati con la formula «il fatto non sussiste»: a sei anni dall'avvio dell'inchiesta, a due dall'inizio del processo, le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, il marito di quest'ultima, l'autore tv Gianfranco Scancarello, e la bidella Cristina Lunerti sono stati scagionati dall'accusa di essere stati gli «orchi» che avrebbero seviziato e violentato 21 bimbi (19 quelli costituiti parti civili) dell'asilo Olga Rovere tra il 2005 e il 2006. Per i presunti pedofili il pm Marco Mansi aveva chiesto 12 anni di carcere a testa.
GLI INSULTI IN AULA - Quando il presidente Mario Frigenti ha letto il dispositivo, intorno alle 18, i 38 genitori dei piccoli, sconvolti, hanno replicato all'assoluzione con pianti e urla. Una mamma è svenuta, un papà ha dato un pugno alla porta, altri hanno insultato i giudici: «Tribunale di m...». «Questa sentenza legalizza la pedofilia!», ha gridato la presidente dell'Agerif, Arianna Di Biagio. Invece i sostenitori delle maestre, riuniti nell'associazione «Ragione e giustizia», hanno festeggiato: «Una sentenza dettata dal buon senso». Luciano Giugno, marito della Pucci: «Una cosa così nella vita non ce la saremmo mai aspettata». Gli imputati, assenti, sono stati avvertiti per telefono dai familiari e dai difensori. «Finalmente!», ha detto la Magalotti al fratello Peppe scoppiando a piangere. Per evitare incidenti, gli avvocati sono stati scortati fino alle auto.
IL CASO
Tutti assolti gli imputati dei presunti abusi nell'asilo 'Olga Rovere' di Rignano Flamino: "Il fatto non sussiste".  E' la sentenza del processo di primo grado, al Tribunale di Tivoli, per il processo intorno al caso dei 21 bambini della scuola. Per lo sceneggiatore Gianfranco Scancarello, le maestre Patrizia Del Meglio, Marisa Pucci e Silvana Magalotti, e la bidella Cristina Lunerti, tutti accusati di violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica decenza, con l'aggravante di sevizie e crudeltà, il 2 aprile scorso il pm di Tivoli Marco Mansi aveva chiesto dodici anni di reclusione ciascuno.
Subito dopo la lettura della sentenza, momenti di altissima tensione dentro l'aula: i genitori dei bimbi hanno contestato il responso e per il momento non sono usciti dall'aula. Si sono sentiti anche insulti contro i magistrati: "Tribunale di m...". "I genitori dei bimbi sono sconvolti, Non si aspettavano una sentenza del genere", è stata la spiegazione di Luca Milani, uno degli avvocati di parte civile nel processo.
La Corte si era riunita alle 9 in Camera di consiglio per decidere sulla sorte dei cinque imputati. L'udienza era durata solo pochi minuti. La lettura del dispositivo è avvenuta a porte chiuse.

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Fuori dal tribunale, per tutta la giornata, era cresciuta l'ansia e l'attesa per molte famiglie. ''Spero che sia fatta giustizia per questi bambini, che hanno dovuto lottare, ed ancora oggi lottano, per avere una vita normale'', aveva detto Arianna Di Biagio, dell'Associazione genitori di Rignano Flamino. ''I bimbi adesso stanno bene, sono anche loro, soprattutto loro, in attesa di giustizia'', aveva aggiunto Barbara, madre di uno dei bambini presunti vittime di abusi, che si è costituita parte civile nel processo di Rignano Flaminio. ''Speravamo di arrivare a questo punto - aggiungeva Barbara - perché non abbiamo paura della verità. In tutto questo tempo ci sono state delle polemiche, ma solo perché c'è stata una mancanza di conoscenza dei fatti. Non siamo visionari, non siamo genitori che si sono divertiti ad arrivare davanti ad un giudice ed affrontare questo lungo processo''. Alle mamme dei bambini coinvolti è stato concesso di entrare in aula per la lettura della sentenza, mentre i giornalisti sono rimasti fuori, come ha deciso il presidente della sezione Tribunale di Tivoli Mario Frigenti.

Alla lettura della sentenza grida di gioia si sono levate da parte degli amici e dei parenti degli imputati. "Erano innocenti, questa è vera giustizia", mentre i genitori dei bambini hanno cominciato ad urlare contro la corte e hanno preso a calci e e pugni la porta e ci sono stati alcuni malori. Una della mamme è stata soccorsa da un'ambulanza.
L'assoluzione è stata decisa dal tribunale collegiale di Tivoli, presieduto da Mario Frigenti, dopo circa otto ore di camera di consiglio. Respinta la richiesta del pm Marco Mansi, che aveva sollecitato una condanna a dodici anni di reclusione ciascuno per i cinque imputati. Secondo Mansi gli imputati "in concorso tra loro e con oggetti non identificati, in numero di cinque o più", avevano abusato di 21 bambini nell'anno scolastico 2005/2006. Ciò sarebbe avvenuto, per quanto concerne le tre maestre "con abuso di autorità o relazione domestica o di ufficio derivante dal fatto di essere in servizio quali maestre presso la scuola materna dell'istituto 'Olga Rovere' di Rignano Flaminio".
Secondo la ricostruzione dell'accusa i piccoli sarebbero stati sottoposti "ad atti di sevizia e crudeltà", nonché ad assistere o partecipare ad atti a sfondo sessuale, dopo averli portati fuori dalla "Olga Rovere" in orario scolastico.
L'inchiesta culminò il 24 aprile del 2007 con l'arresto di sei indagati sulla base di un'ordinanza emessa dal gip Elvira Tamburelli. Il tribunale del Riesame capitolino poi il 10 maggio successivo ne dispose la scarcerazione. Decisione, questa confermata, il 18 settembre successivo dalla Cassazione.
Nel corso delle indagini furono svolti anche due incidenti probatori: uno vide coinvolti i minori presunte vittime di abusi, uno riguardò i numerosi oggetti sequestrati. Il primo in particolare riguardò l'acquisizione delle dichiarazioni dei bambini, previa valutazione della loro idoneità a testimoniare. I piccoli, pertanto, non hanno dovuto testimoniare nel corso del processo.

La storia dell’asilo degli orrori è arrivata alle cronache nel luglio del 2006, oggi arriva la sentenza del Tribunale di Tivoli su Rignano Flaminio. Tutti assolti perche’ il fatto non sussiste. Si e’ concluso cosi’ il processo di primo grado presso il Tribunale di Tivoli per i presunti abusi sessuali su 21 bambini della scuola materna ‘Olga Rovere’ di Rignano Flaminio. Per lo sceneggiatore Gianfranco Scancarello, le maestre Patrizia Del Meglio, Marisa Pucci e Silvana Magalotti, e la bidella Cristina Lunerti, tutti accusati di violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica decenza, con l’aggravante di sevizie e crudelta’, il 2 aprile scorso il pm di Tivoli Marco Mansi aveva chiesto dodici anni di reclusione ciascuno.
FELICITA’, DISPERAZIONE - Un boato di gioia e’ partito da alcuni amici degli imputati alla notizia della loro assoluzione. Il contenuto della sentenza e’ stato comunicato alla stampa da un avvocato poiche’ era stato loro interdetto l’accesso all’aula. ‘Doveva finire cosi’, sono tutti innocenti. Questa e’ giustizia’, dicono gli amici delle maestre. Urla in aula contro i giudici da parte dei genitori che si trovavano nel tribunale di Tivoli alla lettura della sentenza che ha assolto i cinque imputati accusati di abusi sessuali nei confronti di 21 bambini della scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio. I genitori dei bambini, presenti in aula come parti civili, hanno urlato contro i giudici prendendo poi a calci e pugni la porta dell’aula
LA VERITA’, PER FAVORE – Il pm aveva chiesto dodici anni di reclusione, prima della sentenza odierna, per ciascuno dei cinque imputati. Oggi una piccola folla di genitori era radunata fuori il Tribunale di Tivoli ad aspettare la sentenza, sui presunti abusi dell’asilo, pronunciata a porte chiuse. A loro è concesso assistere alla lettura del dispositivo mentre l’accesso resta negato a tutti coloro estranei al processo. Le forze dell’ordine presidiano l’ingresso mentre l’associazione “Ragione e Giustizia”, nata a sostegno degli imputati, urla “La giustizia non è uguale per tutti”. “Non abbiamo paura della verità” dice Barbara, una delle mamme all’esterno del Tribunale e ancora “I bambini adesso stanno bene, sono in attesa di giustizia. Chi ha fatto polemiche in questi anni è solo per mancanza di conoscenza dei fatti. Non siamo genitori che si sono divertiti ad affrontare questo procedimento e non siamo suggestionati”. “È una storia assurda. Non c’è uno straccio di prova e niente che certifichi le violenze subite” ha detto Luciano Giugno, marito di una delle maestre accusate, Marisa Pucci, che continua: “È normale, secondo voi, che tre maestre anziane diventino improvvisamente delle pedofile? Abbiamo dei bambini che hanno finito regolarmente l’anno scolastico e poi vanno a raccontare dei fatti terribili. È coerente tutto questo?”.
L’INIZIO – Le indagini iniziano dopo la denuncia di tre famiglie nell’estate del 2006, passano solo pochi mesi e le segnalazioni si moltiplicano e cambia il preside della “Olga Rovere”: Loredana Cascelli ha sulle spalle l’eredità di una storia che fa il giro del Paese. La compagnia di Bracciano accoglie le storie dei genitori dal mese di luglio ma è solo nel successivo 12 ottobre che le indagini iniziano. Arrivano i Ris e la scuola viene chiusa, sezionata, analizzata. “All’ordine del giorno non c’è il blitz dei carabinieri e dunque i genitori che occupano la scuola per avere notizie sono pregati di allontanarsi” comunica la preside. Viene creata un’associazione per tutelare i diritti dei bambini affinché le maestre sospettate vengano allontanate dall’Istituto. Le denunce lievitano perché i bambini continuano a mostrare segnali riconducibili a violenze sessuali. Si parla di droga, atti sessuali, “castelli”, riti satanici e torture animali: il caso finisce in tribunale.
GLI ARRESTI DEL 2007 – Gli arresti arrivano nell’aprile del 2007, finiscono in carcere sei persone ma Patrizia Del Meglio, Gianfranco Scancarello, Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Kelum Da Silva vengono rilasciati praticamente subito, dopo 16 giorni di detenzione. Il tribunale del riesame di Roma ha accolto il loro ricorso. La Corte Suprema conferma le scarcerazioni nel 18 ottobre del 2007 ma nel frattempo le testimonianze dei bambini si fanno confuse. “Se vi sono state violenze sessuali, potrebbero essere state commesse fuori dalla scuola” ha dichiarato la Cassazione nei confronti degli indagati rilasciati il 18 settembre 2007 e ancora: “Il quadro indiziario è insufficiente e contraddittorio”.
LA CASSAZIONE FRENA - La Cassazione smonta l’accusa: “non c’è armonia tra gli accertamenti medici e le vere e proprie atrocità fisiche patite dai piccoli secondo il racconto dei genitori”, scrive il consigliere Claudia Squassoni, giudice esperto di diritti dei minori che partecipò alla stesura della Carta di Noto. Anche il test sui capelli dei bimbi, che avrebbe dimostrato la somministrazione di sedativi, “ha valenza labile perché effettuato a distanza di molti mesi dai fatti”. La descrizione dei giocattoli è generica: “Sono oggetti di uso comune, il loro riconoscimento pone margini in incertezza”. La parola chiave della Cassazione diventa “suggestione”, i dubbi continuano: “La possibilità che gli adulti abbiano influito con domande suggestive sulla spontaneità del racconto dei bambini – si legge – ha avuto conferma almeno in due casi, nei quali i giudici del Tribunale del riesame hanno rilevato atteggiamenti prevaricatori, precisamente nelle videoregistrazioni. I genitori, prima di parlare con le autorità, si erano più volte riuniti, confrontandosi a vicenda e anche alla presenza dei figli e questo rende le loro denunce, se non sospette, sicuramente particolari”.
GIOCHI PARTICOLARI – “La credibilità delle dichiarazioni dei bambini sottoposti a violenze non è dubitabile” così scrive il gip del Tribunale di Tivoli. “I giochi – scrive il gip – si svolgevano a casa di Patrizia del Meglio, dove c’era una stanza piena di giocattoli. Ma anche costumi teatrali da scoiattolo, da lupo e tuniche nere e bianche, anche con cappucci, venivano indossate dagli adulti”. Secondo l’ordinanza nella stanza c’erano anche “catene di metallo e cerotti che venivano adoperati per tappare la bocca”. I bambini sarebbero stati fatti uscire anche dall’asilo: “I giochi si svolgevano anche a casa della maestra Marisa”. Nell’ ordinanza c’è la descrizione fatta da un bimbo: “C’era una cucina grande, con un tavolo lungo e un letto su cui i bambini nudi (quattro) fingevano di essere i figli, mentre Marisa cucinava fingendo di essere la madre”. Nell’ordinanza è descritta anche un’altra abitazione indicata da una delle vittime che l’ha descritta al padre come il “luogo dove erano stati portati più volte a fare i giochi”. “In questa casa – scrive il gip – spogliavano completamente i bambini e li lasciavano fuori nudi al freddo; poi li mettevano dentro secchi dell’immondizia e infilavano loro dei cappucci con le corna; li facevano quindi rientrare in casa e i grandi, si vestivano di nero e da diavolo con cappucci. Il pubblico ministero ha elencato gli oggetti orribili della “violenza”, in seguito sono sorte delle interrogazioni sul loro impiego:
“Corde, siringhe, penne, vibratori, persino pezzi di vetro – anche a costo di sfidare, con il senso della misura, la più ovvia delle constatazioni. Come cioè sia stato possibile che il loro uso non abbia lasciato ferite o mutilazioni profonde sui corpi di quei 21 bambini. Del resto, nel chiudere l’ indagine, il lavoro del pm non sembra essere stato altro che mettere in fila le circostanze che, in oltre due anni, si sono depositate ora nel racconto degli stessi bambini, ora nelle testimonianze dei loro genitori, ora nelle conclusioni delle perizie psichiatriche. Senza alcuna distinzione tra quelle che non hanno trovato alcun riscontro, quelle che hanno trovato riscontro contrario (a cominciare dalle analisi del Ris dei carabinieri) e quelle per le quali un riscontro non è stato ancora cercato. A meno di non voler considerare riscontro la parola di altri bambini”
E ancora:
“I bambini, in pieno giorno, come un gregge innocente, sono stati condotti al macello, su auto private e pulmini, senza che un solo adulto di quella scuola ne abbia avuto all’ epoca la consapevolezza e, oggi, il ricordo. Nel frattempo, Marione Corsi, popolare speaker radiofonico romano, insieme a Carlo Taormina, legale di due bambini coinvolti nelle indagini, hanno organizzato tre mesi fa una manifestazione “contro la pedofilia”, dove però hanno partecipato un migliaio di romani e pochissimi residenti, visto che dopo l’ondata iniziale in paese c’è molto scetticismo sull’indagine”.
I bambini sparivano quindi in pieno giorno e gli altri collaboratori dell’istituto non si accorgevano di niente e mentre alcuni venivano prelevati dalle aule, chi badava ai piccoli rimasti nelle aule? I Ris non trovano niente in casa Scancarello, uno dei teatri delle aggressioni e le telecamere posizionate nella scuola non rilevano niente di strano. Si parla di un’uscita secondaria e compito dei giudici sarà dichiararne la praticabilità.
IL RINVIO DEL 2009 – I mesi passano e si arriva al 2009: cinque dei sei indagati ossia le tre maestre, Patrizia Del Meglio, Silvana Magalotti e Marisa Pucci, l’autore tv Gianfranco Scancarello marito della Del Meglio e la bidella Cristina Lunerti, vengono rinviati a giudizio. La procura aveva chiesto nei mesi scorsi l’archiviazione, accolta dal gip sia per un’altra maestra, la diciannovenne Assunta Pisani, che per il benzinaio cingalese Kelum Weramuni Da Silva, definito “l’uomo nero” dei racconti dei bambini, poi uscito dall’indagine perché chiaramente estraneo alle accuse non avendo mai avuto contatti con i sospettati. L’accusa per i cinque è di: atti osceni, maltrattamenti, sottrazione di incapace, sequestro di persona, violenza sessuale, corruzione di minore e atti contrari alla pubblica decenza su 21 alunni della scuola materna. Le accuse sono state formulate in seguito alle affermazioni dei genitori. “Si sono condizionati l’un l’altro. È stata una psicosi collettiva”, dice Roberto Borgogno, che insieme a Franco Coppi difende Del Meglio e Scancarello. “Gli adulti hanno poi indotto i figli a suffragare tesi e aspettative” sostiene l’avvocato di Magalotti, Giosuè Bruno Naso.
IL CASTELLO “CATTIVISSIMO” – Verità o suggestione, i bambini parlavano spesso di una cucina rossa e nel 2010 è arrivata la svolta per “i castelli cattivissimi” indicati come i luoghi delle violenze. Una cascina vicino il paese sarebbe il posto dell’orrore, le forze dell’ordine hanno sequestrato giocattoli. Nemmeno questo particolare sembra essere una prova per l’avvocato Giosuè Naso, difensore di Silvana Magalotti: “L’iniziativa del collega Pietro Nicotera getta una luce nuova e per me non inattesa sull’intera vicenda. Dopo il rinvio a giudizio degli indagati in molti hanno cominciato a sentire profumo di soldi. E avendo intuito che gli imputati non sono abbastanza abbienti per pagare i risarcimenti in caso di condanna, chiamano in causa le istituzioni pubbliche. Altro che preoccupazione per la salute psico-fisica dei bambini – e ancora - È l’ennesimo “castello cattivo” che viene scoperto – dice il legale -, questo avrebbe addirittura le mattonelle rosse e bianche, come se fosse una rarità in Italia. Se continuano a cercare ne troveranno a decine. La verità – aggiunge – è che siamo arrivati a un mese dall’inizio del processo ed è cominciato il terrorismo psicologico nei confronti degli imputati. Non è con queste trovate che potranno condannare gli imputati. Se a Rignano ci sono stati episodi di pedofilia – conclude -, tutto il personale della scuola doveva essere necessariamente complice. È su questo che verte il processo, altro che castelli cattivi o maestre orchi”.







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