Presidio spontaneo a Catania davanti alla prefettura innescato su facebook, ma rovinato dai soliti estremisti ideologizzati dei centri sociali e di rifondazione
Data: Domenica, 20 maggio 2012 ore 13:25:40 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Ad aspettare una risposta sulla matrice dell’episodio, tutt’Italia.
La pista mafiosa, la più accreditata ieri, ha spinto i cittadini di Catania a scendere in strada, a incontrarsi in via Etnea, davanti alla prefettura, per un presidio.
Ma le polemiche non sono mancate, soprattutto all’arrivo del sindaco Raffaele Stancanelli. Dopo il minuto di silenzio dedicato alle ragazzine di Mesagne – è il paese a dieci chilometri da Brindisi da cui vengono le vittime – il primo cittadino prende la parola.
La folla – circa duecento persone – lo contesta: «Fuori la mafia dallo Stato», urla qualcuno. «Dimissioni», gridano. E qualcun altro intona Bella ciao.
«Credevo di poter parlare come cittadino e a nome dei catanesi», afferma Stancanelli, ma le contestazioni continuano.
«Abbiamo scelto di contestarlo perché abbiamo memoria – spiegano dal circolo catanese di Rifondazione comunista – Memoria della strategia di tensione e delle stragi fasciste, memoria di connivenze mafiose del suo partito, quello di Berlusconi e Dell’Utri, memoria di come i poteri forti continuino a dominare il nostro territorio».
Dello stesso tenore le spiegazioni date online dal Centro popolare Experia, per cui quello di Stancanelli e di Puccio La Rosa, consigliere comunale di Futuro e libertà, anche lui presente, era un «tentativo di speculare anche sulla morte di una ragazzina».
Per gli ex occupanti del cpo – sgomberato il 30 ottobre 2009 – «l’attentato di Brindisi ha riproposto in maniera pressante il problema dei rapporti tra Stato e criminalità organizzata nel nostro Paese». Rapporto che in città si conosce, perché è «fatto di collusione, complicità, copertura istituzionale e politica». «Stancanelli e La Rosa – concludono – sono gli ultimi rappresentanti di quella complicità che sta mettendo in ginocchio Catania».
«Anche a me sta sulle palle (Stancanelli, ndr), ma questo è fascismo – afferma un ragazzo, che va via sdegnato – In democrazia tutti hanno il diritto di parlare».
E molti hanno dichiarato che se avessero visto bandiere politiche al presidio sarebbero andati via: «L’antimafia non ha colore o partiti», scrive Gabriele Ener sulla bacheca dell’evento Facebook da cui è partito il passaparola.
«Se vedo una bandiera politica mollo il sit-in», gli fa eco Alessio Caponetto.
E qualcuno polemizza anche sulla partecipazione (circa duecento persone): «Il risultato ottenuto era il massimo che si poteva sperare a Catania?», si chiede Paola Platania.
Ma nessuno le risponde.







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