La società è dominata sempre più dai Capaneo presuntuosi e arroganti; attualità dei classici: Dante oggi
Data: Domenica, 13 maggio 2012 ore 06:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Dove la società è dominata sempre più dai Capaneo presuntuosi e arroganti, dai Vanni Fucci ladri blasfemi e violenti e bestie: “Vita bestial mi piacque e non umana / sì come a mul ch’io fui […]” (Inf. XXIV, vv.124-125); dove trionfa un esasperato individualismo per cui ciascuno si fa gli affari suoi nel più completo disimpegno nei confronti dell’interesse generale; dove ciascuno si cura di star bene in proprio più che di fare del bene per vivere tutti un po' meglio; dove la politica è sganciata dall’etica, e “un Marcel diventa / ogni villan che parteggiando viene” (Purg. VI, vv.125-126); dove nessuno rispetta la legge e manca la certezza del diritto; dove la priorità dello scopo di lucro fa perdere di vista la priorità dei valori veri: il rispetto e la dignità dell’uomo in quanto persona; dove l’avere e l’apparire contano più dell’essere, e manca il senso del pudore e della sobrietà, non può allignare nessun segno di giustizia né di amore solidale.
Con la corruzione dei costumi, si è avuta una ritrazione dell’etica al campo della coscienza, una limitazione di essa alla sfera dell’individualità che ha fatto sì che l’uomo si chiudesse nella sua dimensione interiore, concependo la politica come “un’istituzione utilitaristica che serve solo a salvaguardare questa libertà” (U. Galimberti). L’avidità del denaro è all’origine delle logiche di sfruttamento su cui si regge buona parte dell’economia mondiale, e di numerose aberrazioni del comportamento degli individui all’interno degli organismi sociali.
Qual è lo scopo della nostra società?
“Il relativismo etico ha incrinato l’oggettività del bene, ha dissolto la fissità dei valori che oggi al pari di ogni merce sono passibili di transazione, di scambio. In questo quadro è venuto meno anche il valore della politica o meglio la politica come valore” (S. Natoli ). La nostra classe politica sembra assetata di potere, molti trafficano per ottenere prebende e poltrone, “sobbarcandosi” agli impegni richiesti dalla cosa pubblica, solo allo scopo di perseguire i propri interessi:

[…] e un Marcel diventa /ogne villan che parteggiando viene.
“Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca/per non venir sanza consiglio a l’arco; /ma il popol tuo l’ha in sommo de la bocca. /Molti rifiutano lo comune incarco; /ma il popol tuo solicito rispondesanza chiamare,/ e grida: «io mi sobbarco!». (Purg. VI);   “O insensata cura de’ mortali /quanto son difettivi sillogismi /quei che ti fanno in basso batter l’ali!” (Par.XI).

È il rammarico di Dante. Ma, ancora oggi, anche il nostro!

Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com





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