L’educazione digitale. Da Harvard a Stanford, le grandi università americane si lanciano nei corsi sul web
Data: Lunedì, 07 maggio 2012 ore 17:32:12 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Clamoroso, visto che per i corsi tradizionali, nel suo paradisiaco campus qui nella Silicon Valley,
Stanford può fatturarti fino a 60.000 dollari l'anno per un master in economia.
Le sorprese non sono finite: i corsi in formato digitale e interattivo su Internet non riguardano
solo le discipline più remunerative su cui le superfacoltà americane hanno costruito la loro rendita
come l'informatica o il management ma anche le scienze umane, la filosofia, la sociologia.
Stanford e Berkeley sono spesso all'avanguardia, due poli d'innovazione la cui presenza
nella Baia di San Francisco è cruciale per capire perché la Silicon Valley sia nata proprio qui.
La tradizione di Stanford formare giovani inventori che creano nei "garage di casa" le imprese destinate a modellare il futuro del pianeta dura dai tempi di Bill Hewlett e Dave Packard nel
1935; prosegue con Sergey Brin fondatore di Google; arriva fino ai due ventenni creatori di Instagram acquisita da Facebook poche settimane fa per un miliardo di dollari.
SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVESAN FRANCISCO
a peculiare posizione di Stanford, a poche miglia dai quartieri generali di Apple, Google,
Facebook, Yahoo, ne fa un laboratorio di esperimenti continui: fu la prima istituzione
accademica ad accettare che la propria biblioteca (tre milioni di volumi) venisse riprodotta
in formato digitale da Google.
Ma ora Berkeley e Stanford non hanno il monopolio del nuovo progetto. Dentro la società non profit Coursera hanno come partner delle prestigiose concorrenti della East Coast come Princeton
e University of Pennsylvania.
Soprattutto, in quella che il New York Times definisce " la Battaglia dei Titani", si muove un
progetto parallelo e rivale lanciato da Harvard con il Massachusetts Institute of Technology
(Mit): si chiama edX, anche questa è una società non profit che offre corsi online gratuiti nel mondo
intero.
E fin dalla nascita ha già 60 milioni di dollari di fondi. Il presidente di edX è una celebrità
accademica, di origine indiana: lo scienziato Anant Agarwal, già direttore del laboratorio di informatica e intelligenza artificiale al Mit. Proprio il Mit ha già raccolto i primi successi nell'istruzione avanzata online: da due mesi offre il corso Circuiti ed Elettronica a 120.000 studenti nel mondo intero.
Chi arriverà fino alla fine, superando gli esami online, riceverà un voto e un certificato di
master, anche se per adesso questi diplomi non sono "trasferibili" per l'iscrizione ai corsi tradizionali del Mit. La concorrenza californiana non è da meno: qui a Stanford il docente di informatica Sebastian Thrun sta concludendo il suo primo semestre di insegnamento a 160.000 studenti in Artificial Intelligence: senza avere mai "incontrato" fisicamente uno di loro in un'aula universitaria.
Si può avere l'impressione di un déj à vu. La Columbia University fece il primo esperimento di
istruzione online nel 2001 per concluderlo due anni dopo in un fiasco. Stanford in collaborazione
con Yale e Princeton lanciò il progetto All Learn nel 2003 e lo mise in soffittane12006. Ma in termini di tecnologie, stiamo parlando di un' èra geologica fa...
Oggi è migliorata in modo prodigioso la possibilità di unire video e audio nei corsi, di esaltare l'interattività tra prof e studenti, di offrire moduli flessibili. Del resto perfino nell'insegnamento "tradizionale" si è dilatato l'uso di supporti digitali per prolungare l'interazione docente-studente.
Le Business School del mondo intero, inclusa la Scuola di direzione aziendale della Bocconi in
joint venture con l'Esade di Barcellona, offrono dei "moduli" che abbinano il seminario in aula e
poi un seguito di settimane di scambi online fra prof e allievi.
Stanford e Berkeley, Harvard e il Mit sono consapevoli che stanno muovendo i primi passi su un
terreno ancora più rivoluzionario: «Tra cinque anni dice il rettore di Harvard Alan Garber scopriremo di essere approdati a soluzioni diverse da quelle che immaginiamo ora». Il suo collega
Lawrence Bacow, autore di un rapporto sull'istruzione digitale che ha attirato l'attenzione di Barack
Obama, è certo che «l'insegnamento online diventerà permanente, e non farà che migliorare».
Un salto di qualità è già evidente nell'eccellenza delle istituzioni coinvolte. Sembrano lontani
i tempi in cui le facoltà su Internet erano nomi di serie B.
Quello era il modello della University of Phoenix: una scorciatoia per ottenere un pezzo di carta
agli studenti che non avevano superato le prove selettive per le facoltà migliori. Ora stiamo entrando in una dimensione diversa.
«C'è uno tsunami in arrivo». sono le parole del presidente di Stanford, John Hennessy. Una
grande firma del giornalismo americano come Ken Auletta, specialista di tecnologia e informazione, dedica un lungo reportage sul New Yorker, a quel che bolle in pentola qui tra i "rivali" della West Coast. L'interesse di Obama si spiega: le nuove iniziative offrono un trampolino Bilancio per estendere al mercato globale la supremazia dell'accademia americana. Cina e India sono tra gli obiettivi. Non deve trarre in inganno il fatto che queste attività nascano come non profit, e offrano corsi gratuiti. L'importante è costruire "piattaforme"
tecnologiche, sperimentare i metodi didattici più validi: il business nascerà quando centinaia di
università cinesi e indiane, brasiliane e russe, o perfino nella vecchia Europa, dovranno venire qui
a bussare alla porta di Stanford, Berkeley, Harvard e Mit, per l'accesso a innovazioni indispensabili.
David Brooks sul New York Times enumera le prevedibili obiezioni e resistenze. Eccole.
«L'università online impoverisce quel rapporto umano e quell'esperienza
comunitaria che è alla base dell'apprendimento? Sarà il trionfo delle materie tecniche ed economiche, e il tramonto definitivo degli studi umanistici?
Avremo generazioni di studenti incapaci di immergersi in letture profonde, allenati solo a scorrere
rapidamente Internet? Emergeranno pochi professori-star, celebrità che venderanno i loro corsi
a milioni di studenti emarginando il resto del corpo docente?
Quanto si perde nell'interazione tra prof e studente se non c'è lo scambio di sguardi, il tono della
voce, la gestualità in un'aula fisica?».
Sono obiezioni a cui i progetti edX e Coursera dovranno dare una soluzione. Le risposte iniziali
sono incoraggianti, se si guarda a esperimenti già avviati come il corso di robotica che Sebastian
Thrun (Stanford) insegna online a centinaia di migliaia di studenti.
Primo vantaggio: Internet consente di elevare a un "multiplo" la popolazione studentesca che
avrà accesso ai migliori prof del mondo. Secondo: le tecnologie digitali contrariamente alle apparenze possono essere più "umane" perché lo studente si modula tempie dosi di apprendimento
secondo le sue capacità, non è costretto a subire i ritmi decisi da altri, può "tornare indietro"
e ricominciare daccapo finché non ha assimilato. Infine non è vero che questo segni la fine del
rapporto tradizionale prof-studente: il corso online può essere la base di partenza, che consente
ai docenti di concentrarsi sul " dopo", cioè il dibattito, il commento critico, i progetti di ricerca in
squadra. I1Department of Education dell'Amministrazione Obama ha davanti a sé un rapporto,
Mastery Learning, dai risultati significativi: se in una classe tradizionale il 50% degli studenti supera il livello di sufficienza al primo colpo, nell'equivalente online i promossi salgono all'84%.
Il rapporto sull'istruzione digitale ha attirato l'attenzione di Ohama
La Rete moltiplica il numero di studenti che potranno avere accesso ai migliori prof del mondo
MOOC
La sigla sta per Massively Open Online Courses (Corsi online di massa) e riassume la nuova corsa
all'istruzione via web 17J ED-X
Il nome dell'alleanza tra Harvard e Mit di Boston, con un investimento da 30 milioni di dollari, per
conquistare la leadership COURSERA Princeton e Stanford si sono alleate con Berkeley,
Michigan e Penn University nel progetto (da 16 milioni di dollari) di corsi online
L'alleanza tra Columbia University (New York) e gli atenei di Chicago e del Michigan non funzionò e finì dopo appena due anni
2006: ALL LEARN
Fu un insuccesso anche la coalizione delle università di Stanford, Yale e Princeton: "All Learn"
terminò sei anni fa 2011: UDACITY Oltre 140.000 iscrizioni per i corsi online di Thrun, prof
di Stanford. Successo anche per Lewin (Mit) e Nemrow (Brigham Young) Stantord, e! e
Princeton da unu parte Harvard e il Mit di Boston dall 'altra. Così i grandi atenei americani
stringono alleanze per aumentare l'offerta di corsi su Internet. È la contesa accademica 2.0, per la
supremazia nell'enorme mercato globale dei nuovi studenti, cinesi e indiani soprattutto
Università Sfida web a copertina Università Usa la grande sfida corre sul web
ELENA DUSI
E FEDERICO RAMPINI







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