Modernità e autonomie
Data: Venerdì, 04 maggio 2012 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
La modernità inizia
con l’Umanesimo; così come anche le nuove modulazioni della
teoria della libertà umana. Il passaggio da una concezione
teocentrica ad una antropocentrica del mondo, non fu, infatti,-
come si sa - , senza conseguenze. Con la “scoperta del
soggetto” creatore, ”parvus deus” con il potere di “fare se
stesso”, la nuova visione del mondo preludia all’individualismo
e alla filosofia moderna. E anche alla scienza nuova che, libera
da ogni “auctoritas” precostituita, pretende di volere,
ora, indagare la Natura, solo “iuxta propria
principia”.
La verità non è più data una volta per tutti, (e per
sempre); essa va cercata, - a costo di
rischiare -, in piena libertà di pensiero e di azione.
E’ la stessa esaltata “creatività” dell’uomo che
presuppone e rivendica una piena autonomia di azione;
la quale ( autonomia) consiste - fra le altre cose - nella
capacità di affermare criteri specifici di giudizio per il
proprio campo, senza dovere accettare improbabili
prospettive di trascendenza, interferenze dall’”esterno”,
o ubbidienze passive, e definizioni aprioristiche.
La modernità, quindi, coincide con la nascita di
tutta una serie di autonomie (della politica, dell’arte,
dell’economia, del diritto, dell’arte, della scienza) reclamate
da una nuova “paideia “, da nuovi atteggiamenti
intellettuali che, mentre incoraggiano a far
piazza pulita dei cosiddetti principi universali tendenti ad
assicurare un sapere globale dotato di assoluta verità, spianano,
d’altra parte, la strada allo spirito critico libero,
moderno, rivalutativo della” realtà effettuale” e della
scienza ; quest’ultima è la sola a cui fare
riferimento, e si offre come un “ubi consistam”
capace di soddisfare la sete di conoscenza e di creatività dell’uomo,
operando in assoluta autonoma rispetto ad ogni altra allotria
costellazione di valori. Non più il regno celeste, ma il “regnum
hominis“ è quello che più conta osservare e sperimentare,
capire e ordinare, governare e dominare, di conseguenza.
In conclusione, si può dire che la modernità inauguri la rivendicazione
delle autonomie. Gli umanisti, in piena autonomia di pensiero,
con l’indagine minuziosa dei fatti snidano autorevolissimi
falsi, e riscoprono la corretta lezione dei classici grazie
anche ai nuovi strumenti della filologia; i medici,
affrancatisi dall’autorità dei sacri testi di Ippocrate e Galeno,
grazie all’osservazione diretta e alla dissezione anatomica scoprono
come funziona l’organismo del corpo umano; la politica si
fa scienza e diventa autonoma rispetto all’etica; l’arte recupera la
tridimensionalità pittorica, la prospettiva, i volti umani e la realtà
laica e terrena, libera da ogni teologico didattismo; il diritto
diventa arte del più forte affrancato dagli obblighi di
riconoscenza divini, e reso autonomo dal Centro. Infine, il
paradigma della nuova scienza, permettendo di accedere ad un
mondo nuovo e sconosciuto di “ segreti della natura “,
perviene ad imporsi come forma generale di intellegibilità del
reale conquistando la propria autonomia e libertà dai lacci
di tutti i bestiari del passato e dai difetti di ogni
pressappochismo.
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com
|
|