Istituzioni :: Governo - Spending review: è ora di cambiare e investire sull’istruzione
Data: Giovedì, 03 maggio 2012 ore 10:00:00 CEST Argomento: Sindacati
Il presidente
dell’Anief, Marcello Pacifico, chiede equità e un patto generazionale
per le pensioni, subito investimenti sul settore della scuola,
dell’università e della ricerca. Tagli immediati ai benefit dei partiti
politici e dei sindacati eliminando il rimborso elettorale e riducendo
i distacchi. Lotta alla precarietà del rapporto di lavoro e tutela del
diritto a una giusta retribuzione. Un piano industriale sullo sviluppo
del patrimonio culturale e uno stop ai tagli indiscriminati. Il
rapporto sullo Spending review approvato dal Consiglio dei Ministri ha
evidenziato alcune criticità della nostra spesa pubblica
concentrandosi, purtroppo, ancora una volta sui tagli e non sul
rilancio dell’economia. In Italia rispetto alla media Ocse si pagano
pensioni superiori per via dei privilegi consentiti soltanto ad alcune
categorie nel passato, quando con 15 anni di contributi o una
legislatura si maturava il diritto a un beneficio a vita mentre i
giovani dovranno lavorare almeno 50 anni per andare in pensione dopo i
70 di età con il 35% dell’ultima retribuzione. La spese per il settore
dell’istruzione, dell’università e della ricerca è scesa del 5,4% negli
ultimi venti anni contrariamente agli investimenti decisi negli Stati
Uniti d’America e in Germania, eliminando la figura del ricercatore e
tagliando 100.000 posti tra docenti e personale Ata, nonché 4.000
presidenze. Gli stipendi sono stati bloccati per quattro anni, mentre
si è proceduto all’utilizzo di personale precario per 1/7 del
fabbisogno ordinario per risparmiare le spese sugli stipendi.
Nell’analizzare le anomalie, consigliamo al Governo di abbandonare la
strada controproducente dei tagli lineari ai servizi e dell’aumento
della pressione fiscale: l’unica strada rimane la riconversione
industriale e produttiva intorno a un progetto condiviso che rilanci il
nostro unico patrimonio culturale che ha già avuto in passato l’onore
di ospitare la metà dei monumenti Unesco dell’umanità. Attraverso la
cultura si può vivere ma soltanto se si crede nei suoi operatori.
Il comunicato del Consiglio dei ministri
SPENDING REVIEW - Il Consiglio dei Ministri ha esaminato il rapporto
sulla spending review “elementi per una revisione della spesa
pubblica”, illustrato dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento e
il Programma di governo, Piero Giarda. Il rapporto, che segue
l’approvazione del Documento di Economia e Finanza di mercoledì 18
aprile, analizza le voci di spesa delle pubbliche amministrazioni, con
la finalità di evitare inefficienze, eliminare sprechi e ottenere
risorse da destinare alla crescita. La razionalizzazione e il
contenimento dei costi sono infatti fondamentali per garantire, da un
lato il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, dall’altro
l’ammodernamento dello Stato e il rilancio dell’economia e
dell’occupazione. Il rapporto pone l’accento su cinque anomalie di
sistema:
1. La prima riguarda la struttura della spesa pubblica italiana. In
Italia si spende meno della media dei Paesi OCSE per la fornitura di
servizi pubblici e per il sostegno agli individui in difficoltà
economica mentre le spese per gli interessi sul debito pubblico e per
le pensioni superano la media europea. Queste due voci valgono circa
310 miliardi di euro, una cifra che ostacola la flessibilità di
gestione e adattamento della risposta pubblica alle domande provenienti
dall’economia.
2. La seconda è rappresentata dal costo della produzione dei servizi
pubblici. L’aumento dei costi di produzione dei servizi pubblici
(scuola, sanità, difesa, giustizia, sicurezza) non è stato accompagnato
da un adeguato livello di qualità. Queste spese, secondo i dati ISTAT,
sono cresciute in trenta anni, dal 1980 al 2010, molto più rapidamente
dei costi di produzione dei beni di consumo privati. Se i costi del
settore pubblico fossero aumentati nella stessa misura del settore
privato, la spesa per i consumi collettivi oggi sarebbe stata di 70
miliardi di euro più bassa.
3. La terza è l’aumento delle spesa dovuto alle diffuse carenze
nell’organizzazione del lavoro all’interno delle amministrazioni, nelle
politiche retributive e nelle attività di acquisto dei beni necessari
per la produzione.
4. La quarta riguarda l’evoluzione della spesa e la sua governance.
Negli ultimi vent’anni, ad esempio, la spesa sanitaria è aumentata
passando dal 32,3 per cento al 37 per cento del totale della spesa
pubblica mentre la spesa per l’istruzione è scesa dal 23,1 per cento al
17,7 per cento. Ciò è dovuto in parte all’andamento demografico, in
parte a decisioni che riguardano la sfera politica e la struttura degli
interessi costituiti.
5. La quinta anomalia è nel rapporto centro-periferia, per cui gli enti
locali esercitano le stesse funzioni, a prescindere dalle dimensioni e
caratteristiche territoriali. Questo porta a una lievitazione dei costi
negli enti con un numero inferiore di abitanti.
Secondo il rapporto, la spesa pubblica “rivedibile’’ nel medio periodo
è pari a circa 295 miliardi di euro. A breve termine, la spesa
rivedibile è notevolmente inferiore, stimabile in circa 80 miliardi.
Nell’attuale situazione economica, il Governo ha ritenuto necessario un
intervento volto alla riduzione della spesa pubblica per un importo
complessivo di 4,2 miliardi, per l’anno 2012, al quale tutte le
amministrazioni pubbliche devono concorrere. Questo importo potrebbe
servire, per esempio, a evitare l’aumento di due punti dell’IVA
previsto per gli ultimi tre mesi del 2012.
Una riduzione di 4,2 miliardi, da ottenersi in 7 mesi (1° giugno-31
dicembre 2012) equivale a 7,2 miliardi su base annua e corrisponde
perciò al 9% della spesa rivedibile nel breve periodo (80 miliardi). La
riduzione, non lineare ma selettiva, sarà realizzata potenziando la
linea di risparmio seguita dal Governo nei primi mesi di attività: ad
esempio i risparmi (per oltre 20 milioni di euro) prodotti dalla
Presidenza del Consiglio grazie alla diminuzione delle consulenze e ai
tagli all’organico, la riduzione degli stipendi dei manager pubblici, i
tagli sui voli di stato e sulle “auto blu”, la soppressione di enti, o
la riforma delle province (in allegato al comunicato stampa la sintesi
dei tagli effettuati). Una direttiva del Presidente del Consiglio, su
proposta del Ministro Giarda, indicherà ai Dicasteri le linee da
seguire per contenere le spese di gestione. La direttiva disciplina
specificamente il contributo che le amministrazioni centrali sono
tenute a prestare per il raggiungimento dell’obiettivo della riduzione
sopra indicato. Gli interventi richiesti vanno dall’eliminazione di
sprechi ed eccessi di risorse impiegati, alla revisione dei programmi
di spesa, al miglioramento delle attività di acquisto di beni e
servizi, alla ricognizione degli immobili pubblici in uso alle
pubbliche amministrazioni al fine di possibili dismissioni. Per il
coordinamento generale delle attività è costituito il comitato dei
Ministri per la revisione della spesa, presieduto dal Presidente del
consiglio dei Ministri e composto dal Ministro delegato per il
Programma di governo, dal Ministro per la pubblica amministrazione e la
semplificazione, dal Viceministro dell’economia e delle finanze e dal
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Per assicurare rapida esecuzione al programma di revisione della spesa,
soprattutto in ragione delle straordinarie condizioni di necessità e
urgenza che impongono un intervento deciso sull’economia, il Consiglio
dei Ministri ha previsto, con decreto legge, la funzione di Commissario
straordinario per la razionalizzazione della spesa per acquisti di beni
e servizi con il compito di definire il livello di spesa per voci di
costo. Per l’incarico sarà nominato Enrico Bondi (il curriculum vitae è
allegato al comunicato stampa). Tra i compiti affidati al Commissario
ci sono quello di coordinare l’attività di approvvigionamento di beni e
servizi da parte delle PA, incluse tutte le amministrazioni, autorità,
anche indipendenti, organi, uffici, agenzie o soggetti pubblici, gli
enti locali e le regioni, nonché assicurare una riduzione della spesa
per acquisti di beni e servizi, per voci di costo, delle
amministrazioni pubbliche. Il Commissario potrà segnalare al Consiglio
dei Ministri le norme di legge o regolamento che determinano spese o
voci di costo e che possono essere razionalizzate. Potrà inoltre
proporre al Consiglio la sospensione o la revoca di singole procedure
relative all’acquisto di beni e servizi e l’introduzione di nuovi
obblighi informativi a carico delle PA. Meritano un attento esame anche
le risorse pubbliche destinate alle imprese, così come quelle che
affluiscono ai partiti politici e ai sindacati. Per quanto riguarda gli
aiuti alle imprese, il Consiglio dei Ministri ha conferito al Professor
Francesco Giavazzi l’incarico di fornire al Presidente del Consiglio e
Ministro dell’Economia e delle finanze e al Ministro dello Sviluppo,
delle infrastrutture e dei trasporti analisi e raccomandazioni sul tema
dei contributi pubblici alle imprese. Per quanto riguarda i partiti e i
sindacati, il Consiglio dei Ministri ha conferito al Professor Giuliano
Amato l’incarico di fornire al Presidente del Consiglio analisi e
orientamenti sulla disciplina dei partiti per l’attuazione dei principi
di cui all’articolo 49 della Costituzione, sul loro finanziamento
nonché sulle forme esistenti di finanziamento pubblico, in via diretta
o indiretta, ai sindacati.
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